SE L’AVESSI FATTO IO…

Qualche sera fa, c’è stato l’ennesimo passaggio televisivo di “Dirty Dancing” e noi, povere romantiche derelitte composte di adipe e ‘Lieto Fine’ – manco a dirlo – per l’ennesima volta ce lo siamo visto, sognando e singhiozzando. dirty-dancing2Non è un fenomeno isolato, guardiamo a ripetizione “Pretty Woman”, “Love Actually” e ogni filmetto adolescenziale anni ’80 che ci lasci con un sorrisino ebete e una lacrimuccia all’arrivo del “The End”.

Perché lo facciamo? Perché sogniamo! Perché (in)consciamente pensiamo: «Se capita alla protagonista brutta e sfigata, perché non dovrebbe capitare anche a me, scusa?» E questa frase di danni ne ha creati non pochi.

È cosa nota e risaputa, ritengo che le favole e i film abbiamo rovinato la vita a tutte le donne.

A tal riguardo ho già scritto molto, ma oggi vorrei provare scientificamente e razionalmente quello che sostengo. Mi sono immaginata cosa sarebbe successo se mi fossi trovata io, donna comune, al posto delle eroine dei film o delle fiabe. Cosa succederebbe nella vita reale, a parità di condizioni, se fosse una qualunque a pronunciare determinate frasi o compiere gesti disperati.

Chiedo umilmente scusa a tutti i lettori fuori da GRA, ma ritengo che certe risposte date in romanesco rendano molto di più l’idea di ciò che intendo.

Partiamo, in generale, dai film:

lui torna sempre, oppure lei va da lui e lui non la lascia più andar via. Loro si rincontrano “per caso” e non si lasciano più. E bla, bla, bla… Quante ne abbiamo viste e sentite? Troppe. A quante di noi è successa una “scena di un film”? Se state alzando la mano non vi vedo…

Bene.

Innanzitutto, se lo facessi io, di farmi trovare sotto casa di uno, verrei presa per una molestatrice oltre che, chiaramente, per una patetica stupida. E dubito, dubito fortemente che un “Lui” che se ne va, possa cambiare idea di fronte a una simile scena pietosa. Ma alle protagoniste dei film accade, eccome.

Prendiamo “The wedding date”: una povera sfigata è costretta a noleggiarsi uno stallone figo da pauuura per andare al matrimonio della sorella e far rosicare l’ex (che, nel frattempo, con la sorella ci è andato. Non al matrimonio, ma ben oltre). Ovviamente si innamorano, in due giorni – DUE – lui, oltre che figo da pauuura,  si dimostra pure una personcina più che decente e tutto va bene fino a quando litigano e lui se ne va. Però poi lui si rende conto e torna da lei, ovviamente, affermando quanto segue:The-Wedding-Date-Lamore-ha-il-suo-prezzo

«…Ma poi mi sono accorto che è meglio litigare con te che fare l’amore con chiunque altra». Non so a voi, ma a me non l’hanno mai detto. Anzi, tendenzialmente se litighi sei una che ha un cervello, rompe, quindi vai eliminata e lui preferisce non avere discussioni con “chiunque altra”. Tu stai lì che pensi «Però io sono speciale, lui lo sa e si pentirà». Forse… Ma intanto si consola con “chiunque altra” respiri e, sinceramente, non mi pare così rammaricato.

Ma analizziamo il filmetto che l’altra sera ci ha tenute incollate alla tv per la milionesima volta:

«Era l’estate del ’63 tutti mi chiamavano ancora Baby, ma a me non dispiaceva…»

A Baby, anzi che qualcuno te chiamava, perché, insomma, diciamo che non è che brilli in bellezza e simpatia!! Tanto tutte ce lo siamo chiesto: ma perché hanno scelto una protagonista così cessa?? E non fate le buoniste: «Dai, però è carina» l’abbiamo pensato tutte! Tutte!! Comunque per me, l’hanno fatto proprio per farci sognare, vedi discorso precedente, “se è successo perfino a lei”…

Lei si innamora di questo fighissimo maestro di ballo e, appena rimangono soli, gli dice:

«Ho paura ddirty_dancing edi tutto, di quello che sono, di quello che faccio, di quello che dico e, soprattutto, ho paura che se me ne vado da questa stanza non proverò mai più quello che sto provando adesso… adesso che sono qui con te». 

A lui basta, si avvinghiamo e il resto è storia. Ecco. Probabilmente se mi fossi trovata io al posto suo, donna vera nella vita vera, cessa che tenta di abbordare un bell’insegnante di “movimento di colita”, probabilmente mi sarei sentita rispondere più o meno così:

«A Baby… A parte che te chiami come il maialino coraggioso, ma secondo te? Ma m’hai visto? Lo vedi quanto sò figo? Ma secondo te uno come me va appresso a ‘na cozza come te?! Te credo che c’hai paura, che te sei specchiata?! Ma dai su! Va be’ esse ottimisti, ma tu esageri!»

Ma questo è nulla in confronto a “Pretty Woman”, perché lì lei è sì bellissima, ma è una zoccola! Una zoccola vera! Di Rodeo Drive ma sempre prostituta! Non so perché, ma tendiamo sempre a dimenticarcene…Pretty_Woman

Lui, oltre che figo, è multimiliardario e la affitta! «Ti prego, fai questo sforzo e stai con me una settimana, ti pago!!» Ci rendiamo conto a cosa crediamo?! Stanno benissimo, lei si innamora e va tutto alla grande finché lui non pronuncia quella frase che tutti gli uomini, a un certo punto, pronunciano:

«Cosa vuoi da me?» lei, che già avrebbe dovuto ringraziare il fato per tutto quello che le era capitato, rilancia senza vergogna:

«Voglio la favola…»

E lui la va a prendere con la limusine, in luogo del cavallo bianco, e vissero felici e contenti. Ci rendiamo conto? Se quella frase l’avessi detta io – anzi, io non l’avrei mai detta perché mi sarei sentita davvero troppo, troppo, patetica e sfigata – mi figuro questa schietta replica:

«A come-te-chiami… Siamo seri! Ma la favola de che? Che m’hai preso pe’ Walt Disney? Che famo? “Il miliardario e la strappona”? Daje su, essi seria!»

(Ehm… visti i film e recenti fatti di cronaca, non so voi, ma io ci sto facendo più di un pensierino sull’intraprendere l’antico mestiere: sarei ricca, non pagherei più le tasse e inizierei ad essere rispettata. Potrei perfino fare carriera in politica! E considerate che non ci sarebbe più neanche nessuno ad additarmi come “Zoccola” perché ora si dice “Escort”, volete mettere?)

Nei vari episodi di “Love Actually”, assistiamo alla commovente storia del Primo Ministro inglese che si innamora dell’assistente sempliciotta, volgare e culona. Non per mio giudizio, ma per sceneggiatura. Gli approcci sono stentati e impacciati da ambo le parti, viene quasi sfiorato perfino l’incidente diplomatico con gli USA, per salvaguardare l’onore di lei e poi il destino li separa. Tempo dopo, lei ci prova, gli manda un biglietto d’auguri per Natale, firmandolo con un «Sono davvero tua» Ha rischiato. A Natale, compleanni e feste comandate, queste mosse sono accettabili, perché tutti si scrivono ed è un’ottima scusa per manifestarsi, per avere il coraggio di farlo.love_actually

Come quando noi prendiamo coraggio e mandiamo QUEL messaggio. Ma perché non capita mai che qualcuno ci venga a cercare?! Ormai al massimo speriamo che quel qualcuno ci risponda, perché non è neanche garantito!!

Lui allora parte alla sua ricerca, si ricorda in che via abita, ma non sa precisamente dove. E allora io Primo Ministro, la vigilia di Natale, citofono ad ogni casa, ambo i lati, per trovarti.

Sì lo so, già solo questo basterebbe, senza ulteriori commenti. Perché una cosa del genere, nella vita vera, non credo sia mai accaduta. Neanche di quinta mano. Neanche all’amica, dell’amica, della cugina, della zia, della sorella, di un’amica di un’amica. Mai. Ma voglio esagerare.

«A culona, te chiamano tutti culona, un motivo ci sarà, non pensi?? Io so’ er Primo Ministro a Chicca!! Er Primo Ministro!! Non so se rendo! N’è che faccio er portiere!! Tu calcola che a livello mondiale – mondiale! – dopo Obama ce sto io! IO!! E secondo te io me metto a batteme tutte le porte de ‘na via pè trovatte a te? ‘na sciacquetta culona? Sei mia? No, guarda, recicla er regalo pe’ qualcun altro, grazie!»

Concluderei con la mia preferita, l’eroina del mio cuore alla quale ho dedicato perfino un libro: Cenerentola, cenerentola5ovvero il riscatto di tutte le povere sfigate! Perché solo in una favola, se sei buona vieni ripagata, la ruota gira, ti ricompensa da tutte le angherie subite e raggiungi il lieto fine.

Se l’avessi fatto io, di imbucarmi a un ballo, perdermi il tacco dodici e incontrare un vero Principe, probabilmente  questi mi avrebbe salutata con un:

«A lercia-de-cenere… Io che? Sposare che? Scarpetta che? ‘a scarpetta taa sarai persa perché se sarà suicidata a sta’ addosso a li piedi zozzi tui, no che io te la dovevo raccoje e venitte a cercà. Cioè: ma che davero? Io so er Principe abbbellla. Me sbavano tutte dietro, c’ho i sordi, il castello e me vengo a pijà a te?? Ma de che te fai, oh?  Ma che te sei sniffata ‘a cenere??»

Rendo pubblicamente grazie all’unico che riscatta un pochino noi donne comuni e che, una volta su un milione, ridimensiona e fa crollare i sogni della protagonista di un film.

Lei gli dice:via-col-vento

«Se te ne vai, che sarà di me? Che farò?»

E il Sig. Rhett Butler risponde:

«Francamente, me ne infischio!»

Aho… e mica sempre e solo a noi!!

PS: non ci posso fare niente… Io credo SEMPRE nel Lieto Fine, quindi vi racconto una favola accaduta: lui è tornato quando sembrava impossibile, dopo mesi di silenzio. Però che lui poi se n’è andato di nuovo non ve lo dico che sennò vi rovino la favola, ecco.

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