Ci sono caduta anch’io: ho fatto la trilogia!! Infatti questo è addirittura il TERZO capitolo dedicato ai cd “Approcci Ravvicinati dell’Orrido tipo”. (gli altri due li trovate QUI e QUI).
Forse qualche pessima congiuntura astrale determina questi incontri degni di menzione, o forse sono semplicemente sfigata…
Eppure ci provo a farli desistere, lo giuro. Quando mi capitano davanti vengo posseduta dallo spirito del “Tu-non-sai-chi-sono-io”. Non sono diventata presuntuosa, ma mi capita spesso di fronte a certi personaggi. Mi fanno anche tenerezza.
Quando uno di questi mi si palesa davanti e mentre ascolto tutte le frasette carine che si è così scrupolosamente preparato, lo rimiro con costernazione, pensando: «Lui non sa chi sono io, non sa che su ‘ste cose ci ho scritto addirittura un libro, che incarno Barbie Bastarda e che questi approcci e queste frasette ho già provveduto a demolirle in tutti i sensi del demolimento, più e più volte, povero!» Allora, semplicemente, mi limito a dirgli: «Guarda non sforzarti, non ne vale la pena con me, credimi».
Pensate che basti? Giammai! Ultimamente, invece, mi è venuto in mente che molti approntino con me approcci terribili per finire nei miei articoli, in questo caso, vi accontento subito. (Forse è questa la mia missione nella vita, redarguire giovani donzelle su ciò che accade nel mondo… )
Comincerei giusto con qualche apprezzamento di riscaldamento: in un negozio, mi vede da fuori e poi mi si avvicina esclamando un: «EeeLaMadonnaaa!» sono stata catapultata in un film di Pozzetto anni’80, ho sentito perfino le risate finte in sottofondo, ma – come disse qualcuno- «C’è poco da ridere…» e ho solo commentato con un «Amen!».
Uno è riuscito ad approcciarmi perfino agganciandosi al discorso più banale del mondo: il meteo.
«Si sta bene oggi, vero?»
«Sì! Poi io adoro il caldo!»
«Ti piace perché col caldo ti spogli?»
«Ehm… No…»
«E quando ti spogli?»
«Eh… Mai?» Che sottigliezza, vero? Che acume! Che fascino irresistibile!
A complicare ulteriormente questi già disastrosi scenari, ammetto e confesso che giocano un ruolo fondamentale anche tutte le voci nella mia testa. Sì, io sento le voci. Ma non una o due, io ho una conferenza nella testa!
«Qual è il programma all’ordine del giorno, oggi?»
«Sempre quello! Commentiamo quelli che ci si presentano davanti!»
«Daaaiiii… Oggi ci divertiamo!!»
«Come sempre… »
«Ma poverini!»
«Zitta tu che sei troppo buona e fai solo casini!»
«Uffa…»
Capite che intendo? Pensavate scherzassi, vero? Affatto. Benvenuti nella mia testa. Sicché ogni potenziale pretendente viene sottoposto a un giudizio che al confronto la Corte Marziale sembra il tribunale di Paperopoli e in mezzo ci sono io, che cerco di mantenere un briciolo di dignità.
Ora analizzerei ben due categorie nuove. Partiamo da “L’Uomo Timido”.
Io sono una timida e detesto tale condizione. Si rimane imbambolati, inibiti, incapaci di parlare, mentre buona parte dl mondo pensa che sei una che non dà confidenza e se la tira. Essendo io la prima che si trova a disagio di fronte all’umanità, mi è sempre sembrato strano che potessi essere io stessa oggetto di imbarazzo. Eppure mi è stato detto più e più volte. «Mi intimidisci, mi sento in soggezione… »
«Caaariiinooo si vergogna!»
«Zitta tu, non ti fare incantare!»
«Più che carino pietoso! Vuol suscitare pietà?»
«Dove l’abbiamo messa la compassione??»
«…è finita!!!»
A me invece genera sempre un certo dispiacere sapere di creare imbarazzo. Ma a volte hanno proprio ragione le Voci…
La timidezza non mi abbandona mai, neppure dietro ad uno schermo del pc o del telefono. Invece ho appurato che certi soggetti in questa situazione, a quanto pare, perdono ogni tipo di inibizione. Sicché un uomo timido che al mio cospetto riusciva a malapena a dirmi «Ciao!» una sera ha avuto la sfrontatezza di rivelarmi, via messaggio, che pensava a me spesso.
«Caaariiinooo!»
«Zitta tu, non ti fare incantare!»
«Uhm non mi convince…»
In effetti non si trattava di pensieri puri e disinteressati, non c’era nulla di romantico o commovente in loro. Non erano contemplati in nessuna favola che si rispetti, proprio no.
Perché l’Uomo timido era fiero di rivelarmi che pensava a me spesso, spessissimo e con mooolto piacere praticando onanismo. (NdBB: certo che la lingua italiana è davvero meravigliosa! Permette di parafrasare in termini aulici, perfino un’espressione volgare quale “farsi le pippe”!)
Sono rimasta talmente tanto lusingata da questi pensieri e, soprattutto, dalla candida esternazione, da rispondere:
«Ho sonno, vado a dormire…»
Forse mi sono persa qualcosa. Forse mi sono fermata al Milleottocento e “La nuova era del corteggiamento” contempla mosse che non avevo previsto e che non riesco ad accettare. Forse sono io ad essere troppo rigida («No, mi pare che sia qualcun altro ad essere rigido e pure parecchio!»
«Giusto!» Vocine, per favore, sto scrivendo. Non mi sembra il momento di mettersi a fare i doppi sensi!!)
E riuscii solo a commentare con un sonoro: «’na fortuna che eri timido!!»
Ci sono, invece, quelli che non riescono proprio ad accettare un «No»
“L’Uomo che non molla”
Come ho detto prima, cerco di scoraggiare sistematicamente qualsiasi tipo di corteggiamento, ma certi non vogliono proprio capire. Uno di questi ha perseverato per quasi due anni.
«Caaaaaaaaarrrrrrriiiiiiiinooooooooo insiste!!»
«Zitta tu, non ti fare incantare!»
«Hai sentito? Ha detto “Io ci riuscirò!”»
«Che fina ha fatto l’ultimo che ha detto così?»
«…sta ancora a piagne!!»
E alla fine devo dire che ho ceduto, ho accettato di vederlo se non altro per premiare tale dedizione.
Ed eravamo lì, L’Uomo che non molla ed io, chiacchierando simpaticamente davanti ad un Campari, anche meglio di quanto prospettassi. Giusto una cosuccia a rompere questo idillio…
«Se io avrei…» colpita e affondata.
«Zitta! Trattieniti e non commentare!!»
«Scappa, scappa!»
«Non puoi scartare subito uno solo perché ti sbaglia un congiuntivo!»
«Magari gli è sfuggito… »
«…se potrei»
«Ok, non gli è sfuggito, è proprio convinto!!»
«Sì ma stai zitta! Non dire niente!»
«Ma stai ancora qui? Alzati e scappa!!»
«Cerca di essere più flessibile, cavolo! »
«…se farei»
«No, va be’ ti sta provocando, dai!!»
«Sì, sì lo sta facendo apposta!»
«Tu stai zitta però!»
«Che aspetti? Vattene!!»
«A me piace però…»
Decisi di tacere, mentre lo spirito della “Maestrina” che è in me, si suicidava. Ma ogni tanto devo ignorarlo per mostrarmi un pochino più umana, nessuno vuole stare con una maestrina, no?? Lo faccio spesso anche nell’uso delle parole. Durante una conversazione conviviale non uso termini che utilizzerei per scrivere, mi rilasso! In fondo si esce per questo. Sicché – parlando di non mi ricordo neanche cosa – decisi che potevo sostituire un “inflazionato, sfruttato, abusato” con un gergale “Sputtanato”. E incredibilmente mi sentii rispondere:
«Be’ ma che parole usi, scusa? “Sputtanato” non mi sembra un termine adatto a una signorina ben educata come te».
Capito? Colui che sbaglia sistematicamente i congiuntivi bacchettava me, per aver usato una simil-parolaccia. Perché non è neanche una parolaccia seria, dai! Posso fare di molto peggio, cazzo!! Questo si guadagna a conformarsi alla massa, a reprimere lo spirito della Maestrina, a usarsi violenza e infilare ogni tanto un “Se era”, facendo finta di non morire dentro. Questo si ottiene. Zittii tutte le vocine e poi iniziai a farlo con lui:
«Ehm… Credo di essere libera di usare tutti i termini che voglio, senza per questo essere ripresa. Credo sia doveroso usare le parolacce in certi momenti, perché rendono esattamente l’idea di ciò che si vuole dire. Non pensavo di dover usare un’etichetta dialettica durante un aperitivo “amichevole” che aveva speranza di divenire “romantico” e soprattutto in compagnia di qualcuno che dimostra di mortificare la lingua italiana ogni volta che ne ha l’occasione. E credo che chi demolisca la lingua italiana non sia assolutamente in diritto di riprendere qualcun altro. Se fossi un pochino meno ignorante sapresti… Anzi, lo dico in maniera che tu possa capire: se saresti un po’ meno ignorante ti renderebbi conto che dire “sputtanato”, non è niente in confronto a dire “se avrei”, “se direi”, “se farei”! E che cazzo!! Sì, cazzo! Perché se dici “E che pene”, NON RENDE!! Buona serata!» e ho lasciato che i tacchi dodici ticchettassero il mio saluto…
ResteròZitella Vs LietoFine: Troppo a Zero. Game over. Rien ne va plus!
A completare questi allegri scenari, si aggiungono quelli che non riescono proprio a non farsi i fatti propri…
«Non ce l’hai un compagno? Ormai hai una certa…»
È davvero incredibile come il cervello umano e le Vocine, in pochissimi secondi, riescano a formulare un così consistente numero di pensieri. Alla suddetta domanda il mio ha risposto:
«Ma perché non ti fai i cà tuoi???????» Ok, sarebbe la risposta giusta, ma è scortese. «Pure la domanda lo era!!!» Lo so, ma io sono superiore… Poi perché compagno?? Quand’è che hanno smesso di chiedermi del “ragazzo” e iniziato col “compagno”?? Sono vecchia... Pensa che sono vecchia! Mi ha detto che sono vecchia!! Ecco, sono una vecchia zitella acida… Sì, ora mi faccio il compagno per portare fieramente le corna come te. E non fare finta che nn lo sai, che lo sanno tutti!! Che cattiva… Sono vecchia, zitella, acida e cattiva… Buuuuuuu…
Fortunatamente, la lingua è arrivata in suo soccorso:
«Il compagno non ce l’ho… Ormai ho una certa e aspiro solo all’ac-compagno…»
Sorriso di congedo.
Mio applauso interiore con ola per battuta e fair play. Sono vecchia, zitella, acida e cattiva e, quindi, mi è rimasto giusto l’autocompiacimento…
Concludevo il primo articolo invitando gli Approcciatori non orridi a chiamarmi. Appurato che sono finiti, nel secondo annunciavo che mi sarei fatta viva io il 30 Febbraio. Ora… ora non so davvero come chiudere.
Anzi, no. Vorrei rivolgermi a tutti, e sono tanti, quelli che ci indirizzano sguardi pregni di compassione e la stessa odiosa domanda: «Ma quando ti sposi?» Dirvi che non è affar vostro è scontato, dirvi che il problema basilare è la fauna maschile della quale ho ampiamente esposto, sembra non sortire effetti perché, niente, continuate. Pare che tanto non riusciate a capire. Qua fuori la vita è dura e noi lo sappiamo molto bene. Non ci piace lo status di zitella, ma dobbiamo accettarlo. Vi dirò di più… in maniera fin troppo semplicistica, si tende a dire e pensare che una zitella sia acida perché ha una carenza cronica di “Vitamina C”. Sciocchezza. Anzitutto “singletudine” non è sinonimo di castità, poi – come avete visto – se siamo in vena di divertimento, qualcuno disposto al sacrificio riusciamo a trovarlo. Quindi non è questo. La solitudine inacidisce, la non condivisione inacidisce, il badare costantemente a se stesse senza tregua, inacidisce. Non sentirsi dire «Buongiorno!» o «Come stai?» inacidisce. Ritrovarsi sempre sole alle feste comandate, gli sguardi addosso e la sensazione di non essere stata scelta, né essere nei pensieri di qualcuno, inacidisce. Oltre, chiaramente, tutti i problemi di altro genere che affrontiamo ogni giorno. Quindi sappiate e ricordatevi che avremmo molti e molti motivi per essere acide, ma acide davvero. E, in tutto questo, c’è pure il doversi giustificare con gente come voi che non si fa i cazzi propri. Pure questo influisce sull’inacidimento, vi assicuro.
Quindi miei cari, perdonateci se ogni tanto vi risultiamo abbrutite e rabbiose, datevi di gomito e commentate pure sghignazzando con un: «Quella non tromba» ma, in cuor vostro, ora sapete che non è vero. E, soprattutto, noi sappiamo una verità che voi fingete di ignorare: la gente sposata non tromba mai. 1 a 0 per noi!
PS: Mi è stato detto che sono una “Principessa Ignorante”, nel senso che ignoro quanto in effetti lo sia. Suppongo che anche il resto del mondo lo ignori, sennò non si spiega il mio perpetuo stato di zitellaggine…
«Forse è colpa nostra!»
«Zitte voi!!»
2 risposte a "APPROCCI RAVVICINATI DELL’ORRIDO TIPO – PARTE III"