I PRELIMINARI DEI PRELIMINARI: FASE AVARIATA

«Che cosa hai fattooo??»

Ecco, poi si lamentano quando non racconto loro le cose! Ma è normale che lo faccia, subito parte un terzo grado che mi fa rimpiangere la maturità e ho detto tutto!

«No, non urliamole contro sennò si blocca e non ci dice più niente»Barbie Bastarda (34)

Mi conoscono proprio bene, non c’è che dire.

«Ci dici per favore cosa è successo? Cosa TI è successo?? Come sia possibile che TU abbia fatto tutto quello che hai fattooo?? Non è da te!»

«Mi porti un altro Campari, per favore?»

«Brava, bevi così poi ci racconti…»

Uff… “Non è da me”, in questi giorni sto riflettendo su questa frase, in effetti l‘ho usata anche io su me stessa. Ma poi chi lo dice quello che è “da me” e quello che non lo è?? Però, in verità, comportarmi non in maniera abituale mi è piaciuto, parecchio pure. Mi sono sentita viva, mi ha risvegliata. Forse è questo il famoso “cambiare strada per vedere nuovi paesaggi”. Già. “Non è da me”. Eppure lo rifarei, eccome se lo rifarei e ha scatenato una serie di eventi che non avevo proprio previsto, ma dei quali avevo bisogno. Perché…

Oh ecco il bicchiere della mia salvezza,

«Ci dici cosa è successo? E non uscirtene con il tuo solito “Io non ho fatto niente”!»

«Ma io non ho fatto niente, davvero! Io sono vittima degli eventi!!»

È la mia battuta preferita, adoro pronunciarla. Ma niente, vogliono sapere tutto. Eppure, parzialmente, ho già confessato. Nella nostra chattina di WhatsApp, appena commesso il fatto, ho mandato loro dei maialini abbastanza esplicativi. Loro giù domande e qualcosa ho dovuto scrivere, sennò me le trovavo sotto casa.

Ah ovviamente hanno provato anche a chiamarmi, ma non ho mai risposto e mi sono data latitante per giorni interi.

Oggi mi tocca, devo confessare per bene.

Iniziamo…

Avete presente quando siete in vacanza, conoscete qualcuno di zona, instaurate il classico filarino estivo e poi decidete – una volta rientrati – di rivedervi? Capita che ci si incontri una o due volte, tanto per illudersi di essere ancora in ferie e poi tendenzialmente si torni alle proprie vite.

Io? Ma scherzate?? Sono troppo asociale e stronza per fare queste cose. Anche per questo, quello che sto per dire, è stato giudicato “Non da me”… È successo a una mia amica. Per la prima uscita post vacanze, hanno preferito non essere soli. Lui ha detto che avrebbe portato due compari, giusto per non farla sembrare proprio un’uscita a quattro e lei ha deciso di portare me, l’unica che poteva tener testa a due uomini, mentre lei si spupazzava l’amore estivo.

Questo è esattamente quello che è accaduto. I due piccioncini tubavano, mentre io cercavo di destreggiarmi tra due ometti parecchio diversi tra loro. Uno notevolmente figo, ma che non ero riuscita ad inquadrare bene e l’altro brutto e antipatico. Ecco. Magari non sei bellissimo, ma è piacevole parlarti, capita spesso. Prediligo di gran lunga questa compagnia a quella dei figoni mononeuronici. Invece no, questo oltre ad essere cesso era anche irritante e fastidioso.

Ero riuscita a non rispondergli parecchio male per tutta la sera – per evitare di presentarmi subito – mentre l’amico interveniva poco, ma senza mai dire una parola fuori posto, finché il cesso non ha deciso che doveva proprio dirmi quel che pensava di me. Ammiro le persone che hanno la supponenza di giudicare tutti dopo pochi minuti, la presunzione di sapere esattamente, e senza appello, chi sei, quali siano i tuoi problemi e le tue mancanze. Se non mi stessero così sulle palle, li ammirerei tantissimo.

«Quelle come te sono odiose!! Se la tirano, sono altezzose, acide e non te la danno mai! Le detesto quelle come te!» L’ho lasciato continuare, per vedere quante riuscisse a tirarne fuori. Quando mi sono scocciata, neanche la soddisfazione e il tempo di replicare con un: «Dubito che ci sia qualcuna disposta a dartela, non necessariamente “come me”» e, soprattutto con un: «Quelle come me, quelli come te li mandano affanculo!» che il figo ha bloccato il vomito di improperi da parte dell’amico che gli sedeva a fianco. Prima mettendogli una mano sul braccio, poi con un’occhiataccia e poi con un perentorio: «Basta! Smettila!» Giuro che ho pensato che lo picchiasse e credo di aver sperato che lo facesse. Poi ha risposto a quel che diceva lui guardando fisso me negli occhi.

«No, non è così. Lei è dolcissima…» E con quel solo gesto e quelle parole mi ha conquistata.
Non so come riescano certe persone a guardarti così bene dentro e a scorgere la tua intima essenza. Lui ci è riuscito subito. A poco sono valse le mie deboli proteste:

«Dolce io?? Tsè… Ti sbagli non lo sono affatto. Non farti ingannare dagli occhioni da cerbiatta… »

Mi guardava sorridendo con quell’aria insopportabile da «Sì, sì, come no» odio quando lo fanno!

In quel preciso istante ero pure consapevole di tutto quello che sarebbe successo dopo. Anche se non era “da me”.

Per il resto della serata, abbiamo scordato che ci fossero anche gli altri tre. Eravamo lui ed io, le nostre parole e i nostri sguardi.

A fine uscita, si è concretizzato quello che sapevo sarebbe successo:

«Ti va di farci un giro?»

«Ehm…»

Le voci nella mia testa – ovviamente – avevano aperto una conferenza:

«Scusa, ma dove vaiii??? Neanche lo conosciiii!!»

«Sììì!! Andiamo! Andiamo! Che mi sta così simpatico!»

«Uhm non mi convince molto…»

«A me sì! È figo, dolce e simpatico! Ma che vuoi di più?!»    

«Sì, certo che mi va… »

Ammetto che provavo un discreto disagio. In effetti non era comportamento “da me” andarmene in giro di notte con un tizio appena conosciuto e anche lucidamente consapevole di dove mi avrebbe condotta e perché, ma mi sentivo così bene…

«Perché hai detto che sono dolce? Io non sono dolce!»Barbie Bastarda (14)

«Ma piantala!»

«Ero dolce, una volta, ora ho solo un sacco di dolcezza andata a male… »

«Ma qualcuno ci crede davvero quando lo dici?»

«Certo, perché è vero! Non capis…»

Mi ha chiuso dolcemente la bocca con un bacio.

«E se stasera non ti riporto a casa?»

Di nuovo, l’assemblea nella mia testa:

«Che cosaaa??? Ma che diceee?? Ma non sarai così folle da andarci, vero?? Neanche lo conosciiii!!»

«Sììì!! Andiamo! Andiamooo!!»

«Ma poi contravvieni alla regola aurea del non concederti subito!!»

«Ma che ci fregaaa!! Per una voltaaa!! Si vive una volta sola, ecco!! E poi abbiamo visto dove ci ha portato fare sempre le brave ragazze!!»

Mi aveva smascherata, tanto valeva mostrare la mia vera natura e farmi coccolare:

«…Però se dormiamo insieme mi devi abbracciare tutta la notte… »

«Che cosaaa?? Tu gli hai detto una cosa del genereee?? TUUU??»

Uffa! O racconto o mi interrompete! Senti che commento del cavolo, poi! Come se io fossi un’algida, insensibile, fredda, stronza! Lo sono, ma mica sempre!

«…certo che ti abbraccio. Era mia intenzione stringerti tutta la notte…»

Ed è esattamente quello che ha fatto.

Ecco, ho confessato, ora sapete tutto. Che “Non è da me” fare certe cose l’ho già detto??

Che mi è strapiaciuto tutto, anche??

Niente “Preliminari dei Preliminari”, niente studio, niente congetture, niente paranoie. Possibile sia così semplice e senza stress? Sì, fantastico!

E poi cosa è successo? Vi chiederete voi…

Quel che era abbastanza prevedibile…

A volte esiste un tacito accordo secondo il quale due vite sono destinate ad incrociarsi per un brevissimo e intenso istante, poi ognuno riprende la propria come se nulla fosse e come se non fosse mai successo.
Un tacito accordo secondo il quale è meglio non sentirsi è meglio tornare sconosciuti. È sicuramente più semplice.

Col cazzo.

La logica, l’esperienza, i precedenti pessimi incontri, mi avevano fatto pensare che non ci saremmo visti, né sentiti, mai più, perché è così che vanno queste cose. Perché lui aveva già ottenuto il risultato, io ero una sgualdrina che si era concessa subito, quindi che motivo c’era di mantenere un rapporto? Questo è quello che mi aspettavo.

Quello che assolutamente non mi sarei mai aspettata, è stato quello che, effettivamente, è successo dopo.

DOLCEZZA. Questa sconosciuta.

L’aver raggiunto l’obiettivo, non gli è bastato per sparire ed evitarmi, per niente.

Ci tiene a scrivermi, a chiamarmi, a darmi il buongiorno, a vezzeggiarmi, tutti gesti ai quali non sono affatto abituata.

Mentre io mi chiedo: «Che succede?» cercando di capirci qualcosa. Possibile che non sia il solito stronzo che sparisce il giorno dopo? Possibile che sia realmente interessato a me?? Possibile che avverta l’esigenza di sentirmi, che non si scordi di me nonostante non ci siamo più visti?? Possibile che gli manchi davvero?? Possibile, sennò non avrebbe senso continuare a mantenere un contatto, no? Boh!

Ma è davvero possibile?

DOLCEZZA. Questa sconosciuta.

Triste verità: siamo diventati talmente cinici e disincantati, da guardare con diffidenza spontanei gesti di dolcezza. Cercando ad ogni costo la fregatura, ponendo resistenza a oltranza e scoraggiando i portatori sani di gentilezza. Per fortuna c’è ancora chi non si arrende e cerca in ogni modo di scavalcare il nostro muro…
Vorrei… Ehm… Potrei quasi abituarmi alla dolcezza… Quasi… Ma non so se lo ammetterò mai…

Forse avevo bisogno di questo, di capire che uomini carini e gentili ne esistono ancora. Perché non dargli una possibilità?

Mentre io mi nascondo dietro il mio bel muro, lui si sporge dall’alto per tirarmi fuori a suon di gesti amorevoli che non contraccambio per intero. Non che lo tratti male, intendiamoci, anzi! Però se lui è a livello dolcezza dieci, io mi assesto sul sei, appena sufficiente. Non ce la faccio, capite? Ho pau… no, che dico? Sono diffidente, sì. Poi quando mi sciolgo rimango sempre fregata, quindi è difficile farlo. Nonostante questo, lui continua…

E, lo ammetto, anche se fingo di non accorgermene, ogni tanto mi chiama “Amore”…

«Io non mi stupisco tanto del fatto che lui ti chiami “Amore”, rimango basita che TU glielo permetta senza ribellarti! Ma non è che glielo dici pure tu??»

«No, va be’! Adesso non esageriamo!»

«Ah ecco, ora ti riconosciamo…»

Ecco, senti che altro commento del cavolo! Come se io fossi una specie di aliena incapace di “Amoare” qualcuno.

Amore. Io ho molto rispetto della parola “Amore”. In realtà ho un assoluto rispetto (timore) dell’Amore in generale.

Per questo credo che il termine “Amore” sia troppo abusato. Ci si chiama “Amore” tra amici, amiche, si dice “Ti Amo” con estrema leggerezza. Non chiamo i miei amici “Amore” e non dico loro che li amo, anche se in realtà amo più loro di qualsiasi uomo. Perché penso che se un giorno riuscirò a chiamare qualcuno “Amore” lo sarà veramente, Il mio “Amore”. E quindi avrà maggior significato visto che ne ho fatto un uso così parco.

Eppure una volta c’è stato un Lui che chiamavo Amore, tempo fa. Così intenso, ma così breve, da non aver avuto neanche il (dis)piacere di presentarlo alle amichette. A dimostrazione della mia devozione, un episodio del quale non vado per niente fiera, ma che prova che anche le migliori possono sbagliare. Ricordo perfettamente il giorno in cui arrivai al bar con un tremendo nuntio vobis:

«Ragazze ho fatto una cosa per la quale potrete prendermi in giro per il resto della vita…»

Loro hanno sgranato gli occhi, incuriosite e ansiose:

«Che hai fattooo??»

«Ehm… ho fatto quella cosa… quella… ehm… quella, dai! Quella cosa del telefono… due… chiamate… gratis… Ehm… Dai, quella lì!»

Continuavano a fissarmi come se non avessero proprio idea di cosa stessi parlando. Stronze. Avevano già capito, ma – niente – dovevamo proprio sentirmelo dire!

«You & Me!! Ho fatto You & Me con LUI! Questa cosa da “coppia” così facciamo pucci pucci gratis per telefono!!  Ooohhh, l’ho detto!!»

Ero totalmente presa da uno, tanto da fare questa cosuccia da fidanzatini adolescenti  e pure alla Tim lo sapevano. Che vergogna.

Ero proprio innam… va be’ quella cosa lì. Cotta e stracotta, ridotta a fare «Attacca tu, no attacco io» per telefono, tanto è gratis.

L’atroce beffa è che ho ancora quel numero come “preferito”. Il motivo? Ti chiedono cinque euro per cambiare la scelta del candidato, capito? Quanto costa un’umiliazione? Cinque euro. E poi non ho aspiranti “You” da inserire, quindi – per il momento – mi tocca tenermelo.  Gli amori passano, le tariffe restano, che mestizia!

Comunque è stata l’ultima volta che mi hanno sentito chiamare “Ammmoooreee” qualcuno.

Un anno e mezzo di aridità sentimentale, passato a dire sistematicamente «No!» a qualsiasi tipo d invito.

«Ti andrebbe un…»

«No!»

«Posso offrirti un… »

«No!»

«Ti va se qualche volta ci…»

«No!»

Un anno e mezzo di rassegnazione: «Ho chiuso coi sentimenti, basta. Tanto va sempre tutto male e io sto bene così… Da sola…»

Finchè un giorno, dopo svariati mesi passati così, una delle voci che abitano la mia testa si era fatta portavoce di tutte le altre per affrontarmi:

«Senti, noi ti dobbiamo dire una cosa… E, dopo che te l’avrò detta, tu negherai e protesterai, però non possiamo più fare finta di niente. Senti… Mi sa che questo ci piace…»

«Ma nooooooo…»

«Tanto sapevamo già la risposta, sei prevedibile e noi ti conosciamo bene, ma tranquilla non lo diciamo a nessuno».

“Questo”, l’ultimo, ve lo ricordate? Lui mi piaceva tanto, ma tanto. Generalmente la quantità di interesse che provo nei confronti di una persona è direttamente proporzionale al numero dei MAVVVAFFA che mi fa pronunciare. Lui… Lo adoravo!! Finché non ho pronunciato quello definitivo e per me il caso si è chiuso.

Lui ha continuato a mandarmi qualche messaggio saltuario. Capito?? Che me ne faccio di qualche messaggino ogni tanto?? Ma non sa chi sono io?? Io sono l’inventrice della “Teoria della Pagotta” checccazzo! Basta briciole, vogliamo la PAGNOTTA!! Continuava a propinarvi bocconcini e io ho detto basta. Sono stata brava, no?

Potrei fare l’elenco di tutte le cose carine, e sono tante, che ha fatto per me. Le ricordo tutte. Però non mi bastavano, voglio sicuramente di più e lui non poteva o non voleva darmelo. Pazienza. Nonostante questo, sento di volergli bene, tanto, non potrebbe essere altrimenti. Ma bene e basta. Sul film romantico che ci vedeva protagonisti, sono definitivamente scesi i titoli di coda. E forse non saprò mai se l’avevo interpretato solo io o anche lui.

Ok, ok, non li posso chiamare tutti “Lui”, questo è “Un-passo-avanti-cento-indietro”AKA “Non-lo-so-manco-io-quello-che-voglio”AKA “Oggi-ti-amo-domani-scusa-chi-sei”  o, per semplicità, “L’Indeciso”.

L’altro lo chiameremo “Il Dolce”, ok? Perfetto! In fondo i soprannomi sono il mio forte.

Hanno ascoltato con attenzione tutto il racconto, ora arrivo il momento in cui mi dicono la loro. Sono pronta.

«Comunque è bellissimo quello che ti è successo, lui è carinissimo, io gli darei una possibilità!»

«Non era previsto… Non è… Non lo so!»

«Scusa, cos’hai da perdere?»

Eccola qua, la domanda più insidiosa e stronza del mondo. La risposta non è “Niente”, la risposta esatta è: ho da perdere quei quattro, cinque grammi di fiducia in me stessa e nel genere umano che mi sono rimasti; ho da perdere, per l’ennesima volta, l’illusione che certe volte le cose non sono complicate, ma funzionano da sole; ho da perdere nuovamente il sorriso ritrovato; ho da perdere quelle tre, quattro file di mattoni che ho tolto dal mio muro al “Dolce”, con il timore che, se va male, stavolta non lo abbasserò davvero più per nessuno. Ecco cos’ho da perdere.

«…Tanto c’è da perdere…»

«Sì, ma per una volta potresti anche guadagnare un briciolo di felicità, non ci hai pensato?»

Cazzo, mi danno sempre queste risposte ad effetto che mi destabilizzano.

Stritolo con i denti la cannuccia e alzo gli occhi.

Agrodolce

Al nostro tavolo del bar, una mia amica fissa il vuoto pensierosa:

«Cos’hai?» le chiedo «Ti ho annoiata, vero?? Lo so che poi vi ammorbo, stilo paranoie, congetture e vi sfinisco!»

«No, non è quello…»

«Allora cos’hai?»

È pensierosa e un po’ imbronciata, mentre si gira con le dita la fedina che campeggia sull’anulare sinistro.

«Pensavo solo che… la tua vita è così eccitante, la mia ormai… abbastanza monotona…»

Sorrido e, senza neanche fermarmi a pensarci, replico:

«Eccitante?! Io mi diverto più a raccontarle a voi queste cose che a viverle. La tua vita non è affatto monotona, tu hai la felicità vera, vuoi mettere?»

Mi guarda e mi sorride. Deve essersi ricordata che è vero, è felice e appagata e il mondo qua fori è tutto fuorché eccitante.

Missione compiuta: ho soddisfatto la loro curiosità e fatto tornare il sorriso ad un’amica. Ora posso anche congedarmi.

«Ragazze io vado via…»

Ho bisogno di schiarirmi le idee e stramene un po’ da sola. Inforco gli occhiali da sole e la strada verso casa, a testa bassa, mirandomi il tacco dodici. Inizia a fare freddino, se fossi una di quelle donnine melense, direi che vorrei essere scaldata da un suo abbraccio, come è già successo:

«Ho tanto freddo…»

«Ti scaldo io…»

Cavolo non riesco a smettere di pensarci, ma…

«Ciao!»

Alzo la testa. No, non è possibile!!

Gli uomini hanno un talento incredibile nel ricomparire nella tua vita quando sanno che non li pensi più. Come ci riescono?? Hanno un radar?? Qualche neurone fa la spia?? Ma come è possibile??

Colui che occupava i miei pensieri in maniera costante, che mi ha fatto passare ore intere a rimuginare sui suoi comportamenti, mi si palesa davanti e io quasi non me ne accorgo. Signori, “L’Indeciso” è qui!

«Ciao…»

«Come stai?»

«Bene…»

Si aspettava un «E tu?» Lo so che se lo aspettava. E a me non va di chiederglielo, ok??

«Si vede… Ti trovo bene…»

«Grazie… Ehm… Scusa, devo proprio andare…»

Abbozzo un sorriso, abbasso la testa e riprendo la mia strada. Niente, non ho più niente da dirti, avrei voluto, avrei sperato, avrei pensato, ma i condizionali non fanno proprio per me…

«Mi manchi…»

Mi volto a guardarlo, ho capito male, ho sognato sicuramente. Lui mi fissa serio. Ho immaginato tutto, non c’è dubbio, ma lui continua a scrutarmi aspettando un mio gesto. L’avrà detto davvero? Come se leggesse il mio pensiero lui risponde:

«Davvero, mi manchi tanto BB…»

Quanto dura un secondo? Ovvio, un secondo. Ma, a volte, può sembrare interminabile e in quel solo secondo una miriade di pensieri mi scorrono nella testa.

Ti rendi conto di quanto tempo ho passato sperando in una frase del genere?? In un qualcosa che mi facesse capire che il tuo interesse verso di me era reale e non solo una creazione della mia testa?? Quanto ho aspettato che ti esponessi di più?? Poi dico “Basta!” e tu mi dici che ti manco?? Poiché ora mi hai persa e non ci sono più?? MA PERCHÉ CAPITA SEMPRE COSÌ???

Lo fisso incapace di replicare, non so neanche cosa dire, alla fine un flebile mugolio balbetta un:

«…grazie…»

Che risposta è “Grazie”?? Va be’, mi è uscita questa, mi volto e me ne vado quasi correndo.

Quando lo racconterò alle mie amiche, non ci crederanno.

Arrivo fino a casa completamente confusa, ma sicura della scelta che ho fatto. Caso chiuso, cuore anche. Non posso tornare ad essere una bambolina in preda delle emozioni, manovrata da lui e i suoi umori. Non posso più permetterlo.

Tante immagini sono comparse nella mia mente, “L’indeciso”, contrapposto al “Dolce”, ricordi, speranze, delusioni, tutto insieme, tutto e troppo. Ho pensato troppo. Ho ignorato perfino lo squillo ripetuto del telefono.

Prendo coraggio e lo guardo. TRE messaggi.Barbie Bastarda (35)

“Il Dolce” dice: «Mi manchi, ti voglio vedere, domani sono da te» Che carino!!

“L’Indeciso” risponde: «Spero di rivederti presto…» Ovviamente non prende mai posizione e si affida al “Caso”!!

E poi LUI: «Ciao, settimana prossima sono a Roma…» …Oh Cazzo!!

Devo vomitare…

 

 

A TE: ho poche certezze nella vita,

ma una di queste sei tu SISTER! Ti lovvo!!

I “Preliminari dei Preliminari” I Parte QUI

I “Preliminari dei Preliminari” II Parte QUI

I “Preliminari dei Preliminari”Saga Completa QUI

2 risposte a "I PRELIMINARI DEI PRELIMINARI: FASE AVARIATA"

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