L’altro giorno parlavo con un uomo (e sono indecisa se usare per lui la maiuscola o la minuscola) del tempo trascorso da individui soli, aka single. Lui mi confessava di aver raggiunto il proprio personale record di singletudine della durata di qualche mese. Io mi sono messa a ridere…
Non si ricordava, perché glielo avevo già detto, che del mio – invece – dobbiamo parlare in termini di anni (e non vi dirò QUANTI, visti i risultati) ed è rimasto sgomento.
Tanto che poi mi ha suggerito che, se mai dovessi incontrare qualcuno, non dovrei farne la minima menzione, perché, cito testualmente:
«Un uomo si spaventerebbe e scapperebbe, penserebbe che con te deve fare per forza subito una “cosa seria”, che sei una che sa stare da sola, quindi con le palle, e comunque lo metteresti in grosse difficoltà. Non glielo dire…»
Nella mia mente si è formata un’enorme scritta al neon che recitava:
«TI DEVI VERGOGNARE!»
Quindi mi sono chiesta se sia vero, se debba vergognarmi della mia situazione e, quindi, omettere e celare quella che sono per prevenire una fuga. Se ogni uomo formulerebbe subito ed esattamente queste equazioni o se siano pensieri del tutto opinabili. Se, effettivamente, il mio status di perpetua zitellaggine possa intimorire un uomo e perché. Se riesca addirittura a precludere una relazione. Se, perciò, la singletudine richiami per forza altra singletudine, perché allora, sì, sarei definitivamente spacciata.
Forse do sempre troppa importanza a quel che mi viene detto, ma non posso fare a meno di rifletterci su.
Inoltre, mi trovo nella fase pre-compleanno in cui, inevitabilmente, ti torturi e analizzi tutta la tua vita e gli anni che passano e che casino e che disastro e che palle e come farò?!
Non che negli altri periodi dell’anno non me lo chieda… In realtà, se sei single, ne passi un bel po’ di tempo a chiederti “perché”. Ma non l’avevo mai pensato come una sorta di “disonore” da dover occultare…
Ho trascorso la maggior parte della mia esistenza da sola, mentre tutti, intorno a me, mi e si chiedevano: «Come mai?»
Sei bellissima, sei simpatica, sei una gran persona, EPPURE sei single. Come mai?
Già, come mai?
Allora, sì, te lo chiedi: «Cos’ho di sbagliato?»
Allora, sì, te lo chiedi: «Dove ho sbagliato? Perché alle altre sì e a me no?»
E, dopo una vita passata a chiederti cos’hai di sbagliato, capisci che forse non sei tu sbagliata, forse, è il mondo sbagliato o ti dici che il mondo è sbagliato per non darti colpe che forse hai, ma… non lo saprai mai! Dopo una vita passata a cercare di cambiare quella che sei, perché forse così non vai bene, capisci che alla fine vai bene così! Che c’è di molto peggio, boh non lo so!
Dopo una vita ad osservare quelle che condividono con me il primato di zitellaggine e a non trovarle poi così strane, così diverse, così dissimili dalle altre donne, o senza evidenti difetti che spiegherebbero la perenne posizione nella panchina del gioco delle coppie, continuo a chiedermi se siamo davvero noi a fare paura e a doverci vergognare.
Perché TUTTE noi ci interroghiamo.
Considero che ci poniamo un sacco, troppe, domande alle quali probabilmente non avremo mai risposta.
E a questo punto, credo, piuttosto, che dovrebbe vergognarsi chi ha dei pregiudizi o in base a poche informazioni trae conclusioni che più gli fanno comodo. Chi formula alibi per giustificare una fuga.
Alla fine, ho concluso che del mio protratto “single” non me ne vergogno neanche un po’!
Che sono fiera di riuscire ad essere felice anche da sola, di non aver barattato la felicità con la compagnia a tutti i costi.
Che forse è vero, come dice una mia amica, che sono stata tanto sfortunata.
Che ci ho provato, ho sbagliato, ho pianto e sofferto, ho lasciato e scartato, ho giocato la mia partita come tutti e non so se alla fine ho perso o vinto, ma non posso e non devo vergognarmi per questo.
Che conosco davvero tante donne belle, in gamba, realizzate, felici, ma single. E neanche loro dovrebbero vergognarsene.
Che mi piacerebbe moltissimo trascorrere la vita con qualcuno di speciale, ma, se questo non accade, non posso martoriarmi più di quanto non faccia già e – soprattutto – non voglio trovarmi qualcuno solo per riempire lo spazio vuoto accanto alla mia spalla.
Che, a quest’ora, sarei potuta essere sposata con qualcuno che non volevo, o separata, o madre di figli infelici per il poco amore che circola in casa, o tutte le precedenti.
E allora sì che mi sarei vergognata di me stessa. Se avessi compiuto atti che andavano contro il mio istinto, la mia felicità e il mio cuore, non credo che avrei camminato a testa alta, come faccio ora.
Che questo dimostra che ho avuto un grandissimo rispetto per me stessa e per gli altri. Ma evidentemente ormai, sono valori dei quali occorre vergognarsi.
Se questo ti fa paura, mio caro sconosciuto che magari incontrerò o magari no, non so davvero cosa fare perché il passato non posso cambiarlo.
Che tutto ciò, forse, potrebbe incutere timore a uomini minuscoli, non a Uomini veri.
Che non so se un uomo preferirebbe, allora, sentirsi dire che ho visitato un letto diverso ogni sera.
Che un uomo potrebbe scappare anche se gli dicessi che sono vegetariana, o la squadra che tifo, o il colore che preferisco, o la musica che ascolto. Che un uomo potrebbe comunque scappare. Punto.
Ma, se questo dovesse accadere, non credo c’entrino i miei anni di singletudine o la grandezza delle mie o delle sue palle. Quanto, piuttosto, il desiderio di stare insieme.
A prescindere da tutto, sopra ogni altra cosa e senza bisogno di darci colpe che non abbiamo.
Se mai incontrerò qualcuno, forse glielo dirò il tempo esatto, o forse non ce ne sarà bisogno perché non sarà importante. Perché sarebbe bello cercare di conoscere la persona che hai di fronte, avulsa dal pregresso, dai racconti e solo per ciò che è CON TE, IN QUESTO MOMENTO.
Perché se io voglio TE e stare davvero con te, del resto non mi interessa nulla.
Questo, sì. Questo glielo dirò.
«Più una persona sta bene da sola,
più acquista valore la persona con cui decide di stare»
Cit.