“L’estate sta finendo e un anno se ne va…”
Non so a voi, ma a me questa canzone ha sempre messo una gran malinconia. Soprattutto perché ci fa considerare che – in effetti – di questo nuovo anno carico di (ennesime) aspettative, ne abbiamo già consumato due terzi. Ma come è potuto succedere??
E, prima di ricominciare, stiliamo i nostri piani, progetti, propositi, partendo dal mettere a posto quel che c’è. Dentro e fuori.
O, almeno, è ciò che faccio io.
Durante le ferie, sistemo, pulisco, ristrutturo, pianifico.
Quest’anno, avendo avuto più tempo, ho cominciato anche prima.
Ho sistemato per mesi.
Faceva freddo.
Mi sono tappata in casa per circa tre mesi. Nascosta dentro tute informi e pile extralarge.
Ho messo in ordine ogni stanza e gettato centinaia di oggetti.
Così si fa, mi dicono, quando si deve ricominciare, riordinare, chiudere col passato.
Così, faccio io.
Cerco di fare ordine dentro di me, partendo dall’ordine intorno.
Tengo tutto quello che mi piace e mi fa bene e butto il resto.
Il passato va lasciato andare.
Regali di persone sgradite, ricordi da non rammentare più, rimandi continui a quel che non voglio pensare, tutto il superfluo.
Via.
Ho spiccato quadri, centinaia di fotografie, la maggior parte non le riappenderò.
Alcuni volti non li voglio più vedere.
Ho pensato a te.
Quando mi hai detto che avresti voluto aiutarmi a rendere la mia casa più bella, a prendertene cura insieme a me, neanche troppi mesi fa che – però – sembrano secoli.
Ci avevo creduto e te l’avrei fatto fare con piacere.
Coi miei tempi, sicuramente dietro le mie direttive da maniaca del controllo, ma mi sarebbe piaciuto pulire, creare, sistemare, insieme a te.
Invece ho fatto tutto da sola, come sempre.
Sai, è divertente perché molti pensano che a noi “Wonder Woman” tuttofare piaccia prenderci così pedissequamente cura di noi e del nostro mondo.
È l’esatto contrario.
Non abbiamo scelta.
La verità è che non si trova quasi mai nessuno disposto ad aiutarti, quindi non ci rimane che farlo in autonomia.
D’altronde, se l’hanno chiamato “Fai da te” un motivo ci sarà.
Quindi grazie ancora alla mia curiosità atavica che, fin da bambina, mi ha permesso di imparare a fare quasi tutto, non sapendo che poi avrei dovuto farlo davvero.
Così, si ricomincia.
Si cambia, si pulisce, si abbellisce quel che si ha e si è.
Di tagliare i capelli non ho più coraggio da quando – otto anni fa – in preda a una crisi depressiva, li ho accorciati dopo venti anni che non lo facevo. Dalla vita alla nuca.
Una tragedia!
Non sapevo neanche lavarli.
I colori li ho provati tutti, quello che porto è l’unico che mi dona davvero.
Quindi, devo per forza buttarmi sul miglioramento della mia casa.
Ristrutturo tutto quel che c’è intorno a me, cercando di placare il caos interiore.
Ho considerato a lungo se cambiare il colore della mia camera, il mio preferito, l’azzurro. Il colore del cielo e del mare.
Ho pensato anche che magari avrei potuto scegliere una tinta meno accesa, più “adulta”, più seriosa.
Perché l’azzurro alle pareti, le stelle sul soffitto, una nuvola come lampadario, un’altra stella come abat jour, forse erano un po’ troppo eccessive.
Alla fine, ho concluso che è l’unico colore che mi rappresenta davvero, il solo che voglio vedermi intorno.
Ho stuccato le crepe, tappato i buchi, levigato il tutto, tolto l’eccesso, passato il colore e tutto è diventato più bello, di nuovo.
Tutto è tornato in ordine.
Un nuovo ordine.
Ho steso la tinta in maniera diversa, non lineare, di varie gradazioni, un po’ confusa, caotica, irregolare, imperfetta, ma stupenda. Come me.
Mi piace moltissimo.
Ho lasciato le stelle, perché ci sono sia in cielo che in mare e perché per me sono molto significative.
Ho tolto la nuvola.
Non so perché, semplicemente non mi andava più di vederla.
Al suo posto, ho messo una lunga striscia di led luminosissimi che ravvivano la mia stanza e il mio azzurro.
Non voglio più nuvole a rovinarmelo.
Il mio cielo è sempre più blu.