Ha fatto il giro del web questa foto che ritrae le luminarie di Bologna realizzate con i versi del mio amato Lucio.
Quando l’ho vista, sono rimasta incantata.
Ho pensato che fosse un omaggio stupendo e che sarebbe stato davvero bello vederle dal vivo.
Poi sono iniziate le polemiche…
“Po'” è scritto male!!
L’accento su “è” è sbagliato!!
Che schifo!!
Confesso che a tutta prima non ci avevo badato.
Ero troppo rapita dallo splendore del gesto e dell’idea.
E considerate che sono una GrammarNazi, ma non mi ero accorta degli errori. Ero presa dal resto.
Con un mio amico ragionavamo sempre a proposito di muri bianchi e punti neri:
c’è questa parete perfettamente bianca, ma con un solo, minuscolo punto nero.
Non è esattamente bianca?
O è bianca nonostante quell’imperfezione?
E tu che tipo di persona sei?
Una che si fissa sul bianco o sul punto nero?
Il cielo è perfettamente azzurro, tranne che per una piccola nuvola.
È meno azzurro?
Poni la tua attenzione su tutto il cielo o su una minuscola nuvola?
Che tipo di persona sei? Cosa guardi?
Oggigiorno si dà la caccia all’imperfezione.
Scrivi un pensiero bellissimo e faranno caso a tre errori sparsi e neanche gravi.
Esprimi il tuo pensiero e ci sarà la gara alla dietrologia peggiore.
Scatti una foto stupenda e si concentreranno a guardare anomalie sullo sfondo.
Io stessa se devo postare una pic fatta da me, ormai sto attenta che attorno non vi sia nulla fuori posto. Che sia inattaccabile. Che non possa dare adito a qualche cretino di distogliere l’attenzione dall’oggetto e portarla sull’(eventuale) imperfezione.
Siamo arrivati a questo.
Punti neri ovunque.
Anni fa, un ragazzo che mi piaceva tantissimo mi mando un messaggio con scritto:
«Ti PenZo»
Ero talmente felice che non me ne fregò niente dell’errore.
E sempre, quando ricevo messaggi da persone gradite, non mi interessa fare l’analisi grammaticale, ma mi concentro sul contenuto, sullo slancio che hanno avuto, sul mero fatto che mi abbiano penZata.
Qualcuno molto più importante di me, diceva che:
«Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito».
Sono quel tipo di persona che vede la parete bianca nonostante il punto nero.
Il cielo azzurro a dispetto delle nuvole.
Che bada al contenuto, alla sostanza, alle attenzioni, all’idea.
Che non si fa guastare la bellezza del tutto, per un piccolo difetto.
Mi piace essere così.
E mi piacerebbe che ci fossero molte persone così. Che ci si occupi più della sostanza che della forma, dell’essenza, della buona intenzione.
Che si smetta di concentrarsi su un unico difetto.
Non vi dico di non notarle le sbavature, ma di soppesarle.
Di valutare se e quanto inficiano la piacevolezza dell’insieme.
Di non farvi rovinare la magia dei momenti, la gioia di un cielo terso, la felicità per un pensiero o una presenza, per la mania di trovare difetti.
Se poi il muro inizia ad essere pieno di punti neri, io me ne accorgo, eccome.
E auguro anche a voi di rendervene conto in tempo, e cercare rimedio.
Perché in quel caso non si può focalizzare l’attenzione sul poco bianco che si intravede appena attraverso i punti neri.
No.
Lì c’è un bel cazzo di problema.
“Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
E come sono contento di essere qui in questo momento
Vedi caro amico cosa si deve inventare
Per poter riderci sopra
Per continuare a sperare
E se quest’anno poi passasse in un istante
Vedi amico mio come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch’io”
IL MIO LUCIO – L’anno che verrà