RIDI, PAGLIACCIO!

23 - Il-Pagliaccio edOgni giorno capita che qualcuno mi dica  «A te cosa importa? Tanto tu ridi sempre!».

Allora io lo guardo in silenzio e penso…

Torno con la mente a quel lungo lunghissimo periodo in cui non riuscivo proprio più a ridere…

«A te cosa importa? Tanto tu ridi sempre!».

Adesso. Per giorni, mesi, addirittura anni, non ridevo molto.

Ci sono delle sofferenze dell’anima che spesso ci creiamo da soli. Forse è la troppa sensibilità, le delusioni, il senso di inadeguatezza. Anche questo, mi sento sempre inadeguata. Sorridendo piaccio e mi piaccio di più.

Prima non ci riuscivo, perché la mia vita non era per niente come la volevo e non riuscivo a vedere i motivi per essere felici che, nonostante tutto, si trovano sempre.

Non ridevo mai, o se ridevo non ridevo con il cuore, era una contrazione involontaria della bocca.

Tutto questo finché la vita non mi ha dato dei motivi seri per cui piangere ed essere tristi.

Mi ha aiutata.

Ho pensato alle banalità dei miei motivi di sofferenza. Alla pochezza delle giustificazioni delle mie lacrime. Al dolore che mi ero inflitta del tutto volontariamente. Queste sono solo sciocchezze…

Per cui adesso sì, sorrido ogni giorno e di tutto ciò che mi capita. Anche quando avrei voglia di urlare e disperarmi penso che non ne ho diritto perché nonostante tutto sono una persona fortunatissima e godo di ogni piccola, misera, dannata cosa.

Hai mai provato a indossare una di quelle maschere che coprono totalmente il viso? E quelle che celano solo gli occhi? Ti è mai capitato invece di osservare qualcuno che le indossasse e domandarti chi realmente ci fosse dietro? Stuzzicante, vero?

Se ti è mai capitato, saprai certamente da quale delirio di libertà ci si senta pervasi… Rimaniamo sempre noi dietro e dentro la maschera, eppure celandoci leggermente, ci sembra di poter fare tutto e di poter offrire un’immagine migliore di noi stessi. O sicuramente schermata.

È proprio per questo che abbiamo deciso di indossare le maschere non solo a Carnevale.

Tutto il giorno, tutti i giorni, tratteniamo noi stessi e ci mascheriamo a seconda della situazione e dell’ambiente.

Sul lavoro siamo seri, ineccepibili, accomodanti, non ci si può lamentare. Con gli amici siamo goliardici e spiritosi, in famiglia offriamo un’immagine molto, molto vicina alla nostra vera natura, ma comunque leggermente distorta.

C’è chi sceglie di celarsi per non mostrare le proprie debolezze, per non ammettere neppure di averle, quasi fossero un disonore. A volte non si vuol far vedere agli altri la nostra sofferenza per non generare preoccupazione, molto più spesso per non “dare soddisfazione”. Che cosa stupida… Non devi sapere che io sto male perché, può darsi, che una parte di te ne possa gioire e non voglio.

La maschera che indossiamo (in)consapevolmente tutti, quella che ci aderisce talmente bene tanto da diventare una seconda pelle, quella che si impossessa di noi tanto da renderci dei burattini tra le sue mani, è la Signora Paura. Madre sovrana responsabile di ogni comportamento umano.

Infatti ci mascheriamo perché abbiamo paura. Non riusciamo ad ammettere la nostra debolezza, non riusciamo a dire «Io ho paura» ma agiamo solo ed esclusivamente in balìa di essa. Ci hai mai pensato? Pensaci… Non ci mostriamo per quel che siamo veramente per paura di non piacere, non ci facciamo vedere tristi per non disturbare, temiamo di essere derisi, scherniti, additati, non accettati.

Cavalchiamo il “politicamente corretto” per non essere considerati sconvenienti e fuori luogo.

Ci conformiamo alle circostanze e all’ambiente per non essere etichettati come “quelli strani”. Nascondiamo dietro la maschera e l’armatura della forza la nostra fragilità, per non essere feriti.

Celiamo perfino i nostri sentimenti, per la paura. La fottuta paura dei sentimenti, quando senti di tenere davvero a qualcuno ti porta ad allontanarti. Ma quanto siamo stupidi? Temiamo di non essere ricambiati… Oppure la paura del potere che questo Amore, e quindi questa persona per cui lo proviamo, esercita su di noi, fa sì che tendiamo ad allontanarla per istinto di sopravvivenza. Si può essere più sciocchi? Come farei se domani non ci fosse più? Se mi ferisse? Se mi tradisse? Se si accorgesse che forse non sono così speciale come pensa? Cosa farei io a quel punto? Ho paura che se ne vada, quindi è meglio che me ne vada prima io…

Ce ne andiamo in giro celati dietro le maschera della strafottenza, dell’autosufficienza, noi piccoli burattini impauriti e bisognosi di tutto, proclamiamo fieri di non aver bisogno di niente e di nessuno.

Perché la paura vince sempre. Ed è sicuramente preferibile rimanere su un campo che sappiamo gestire, piuttosto che rischiare, orrore, orrore, di essere spudoratamente felici…

Tu lo ammetteresti mai? Io no…

Per questo il costume che va sempre di moda è la Maschera “Non me ne frega niente”. Intramontabile quasi come quella “Va tutto bene”.

Il peggio accade quando cerchiamo di celarci anche al nostro stesso sguardo. Perché quando la sera rimaniamo soli e ci spogliamo di tutto, maschere comprese, quello che abbiamo provato a nascondere viene fuori: il nostro vero Io, le paure, le insicurezze, i pensieri, i ricordi…

Restiamo solo noi, piccoli burattini spogliati e circondati di paure. Magari pensiamo a cosa e chi non ci siamo permessi di pensare per tutto il giorno, magari guardiamo vecchie foto e leggiamo vecchi sms. Magari ci vengono in mente le rispostacce che avremmo potuto dare a chi proprio se lo meritava. Magari fantastichiamo sul “Come sarebbe stato se…”

Io lo dico solo a te, ma tu non dirlo a nessuno… Io cedo. A volte mi sento soffocare. A volte sento talmente tanta tristezza addosso che non riesco a respirare. E, quando non mi vede nessuno, da sola e al buio perché neanche io possa vedermi, piango. Piango tutte le lacrime che non mi permetto di piangere durante il giorno. Perché di giorno si ride e la sera si affrontano le tenebre.

E forse è proprio per questo che il pagliaccio, giullare per antonomasia, sopra ai pantaloni larghi, il nasone, il cappello e sopra gli strati di trucco colorato, ha disegnata una lacrima…

Ridiamo burattini, perché lo spettacolo deve continuare! E la gente ha bisogno di divertirsi!

…E ogni giorno capita che qualcuno mi dica  « A te cosa importa? Tanto tu ridi sempre!».

Allora io lo guardo…in silenzio… penso… E gli sorrido!

«Ci sarà tempo per prepararti la faccia per incontrare le altre facce che incontri»

A. Prufrock.

«Inside my heart is breaking, my make-up may be flaking but my smile, still stays on!»

Queen – Show must go on.

Prima pubblicazione: 28.02.2014

FUORI DI TESTI

18 - musicatesti EDNei nostri momenti di estrema tristezza, ovvero nei momenti estrema felicità, c’è sempre, è sempre presente: la “Canzone” che suggella il momento!!!!

Sììììììì!!! Sto da schifooo!!! Fammi sentire quella canzone così piango per sei giorni di fila!!!

Oppure ne sentiamo certe bellissime da single e pensiamo: «Che sfiga se avessi avuto il ragazzo sai che belle pomiciate su questa canzone!!!»

O anche: «Questa canzone mi fa pensare a LUI…»

Comunque si sa, la cosa più cantata è l’Amore, come ode o maledizione e alcune canzoni mi fanno pensare alquanto.

Prendiamo il buon Tiziano Ferro: dalla prima volta che ho sentito tale canzone mi son posta domande:

«Ed ero Contentissimo ma non te l’ho mai detto che chiedevo “Dio ancora”. Ed ero Contentissimo ma non te l’ho mai detto e dentro urlavo “Dio ancora”…»

Ma porcaccia pupazza zozza… MA SE ERI CONTENTISSIMO… PERCHE’ NON GLIEL’HAI MAI DETTO?????

Queste cose mi fanno impazzireee… Noooooo!!! Per caritààààà!! Non sia mai che lei sappia che ci tengo!!! La cosa brutta è che è vero!!! Moltissimi uomini tendono a non dire mai ciò che provano alle loro donne, col risultato che queste, ovviamente esasperate, alla fine se la danno a gambe levate! E loro poi piangono… E ti sta bene!!! Così impari a dirle le cose!!! Stupidooooo!!!

(NdBB: non volendo farmi mancare nulla dalla vita, all’epoca ho personalmente scritto e inviato una mail a Tiziano Ferro chiedendo spiegazioni in merito… Non ho mai avuto risposta, chissà perché?!?)

Volendo il buon Tiziano si riabilita con una stupenda frase da “Non me lo so spiegare”:

«Io non piango mai per te, non farò niente di simile No mai… No…No…No…No…No…No…No…. Sì lo ammetto… Un po’ ti penso… Ma mi scanso… NON MI TOCCHI PIU’»

Aaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!! Che liberazioneeeeeeeeeee!!!!! Della serie “Credevi che stavo a piangere per te, eh?? Invece NO!!! Beccate questaaaaaaaaa!!!!!!!” Frase che io dedico sovente a diverse persone… (che poi se uno la dedica forse un pochetto ci pensa… Ma va be’, teniamocelo per noi…)

Dello stesso avviso del “Vivo bene anche senza” il Liga: «Non fai più male, non ci contare…» Oh! “Non ci contare” perché il contorto animo umano prova anche un certo godimento nel pensare che qualcuno stia penando d’Amore per noi… Ma tu non ci contare! Tiè e Zumpappero aggiungerei!

Di parere totalmente opposto il filone dei “Fammi male, tanto male”. A partire da Antonio Maggio, la cui canzone è diventata l’inno dei Masochisti & Sadici Anonimi, ultimamente anche il buon Mengoni ci sta deliziando con un ritornello che recita «Grazie per avermi fatto male, non lo dimenticherò». Ora, che non te lo dimenticherai nessuno lo mette in dubbio, ma il “Grazie”??? Sì comprendo la soave metafora “prima ero immobile, ora sono pronto a correre”, ma ringrazia te stesso per questo, no ‘sta str!!!

La cosa si fa ancora più interessante/preoccupante se si pensa che qualche anno fa anche Irene Grandi affermava con sicurezza «Grazie per avermi spezzato il cuore, finalmente la luce riesce ad entrare». Anche qui colgo e apprezzo il ‘sepolcro imbiancato’ della luce che vince sull’oscurità ecc ecc e bla bla bla, ma è questo “Grazie” che proprio non mi va giù!!! Ma Grazie di che??? Una mazzata!!! Tra capo e collo! Che poi magari, a sorpresa, vi ringraziano loro…

Poi ci sono delle frasi che se ascoltate attentamente, lasciano non poche perplessità. Spessissimo impariamo a memoria talmente in automatico i testi che non ci soffermiamo sulle parole. Grossi interrogativi mi sono nati da:

«Dolce più che posso, come il mare come il sesso…»  Ora… Sul sesso ci posso anche stare, ma il mare dolce? Alex? Ma dove l’hai trovato?? Dimmelo ti prego che sono anni che me lo chiedo!

Sempre lui, stessa canzone (che adoro comunque… ) «…Non so neanche se ti rivedrò o resterai soltanto un’altra fragile illusione…» e prosegue con «…E domani poi ti rivedo ancora…» …….?!?

Ora perché lui si chiama Giuliano, ma se avessi scritto io «Ho pensieri blu cobalto… Io che un tempo ero altro, ora vedo a macchie blu » mi avrebbero accusata di farmi di droghe pesanti! Sicuro!!!

E il bello è che noi siamo tutti lì cretini e felici a cantare e nessuno che chieda «Ma che vuol dire?» perché poi fai la figura dello scemo ignorante, ovvio.

Questa canzone la stra-adoro, nel 1998 ha vinto persino il “Premio Lunezia” come miglior testo letterario. Ci ho messo anni, ma l’ho finalmente capita.  Dovrei riportare il testo integrale perché ogni frase dà parecchio da pensare… Comunque l’ho capita. (se qualcuno osa chiedermi qualcosa, gli tolgo l’amicizia su Facebook!!!) solo una cosa mi sfugge Samuele caro, ma Mastroianni con i Giudizi Universali che c’entra???

Il tragi-comico si raggiunge con le canzoni straniere. O si opta per una «larallalla» a copertura delle parole sconosciute, o si inventano, o si cantano anche correttamente ma senza capirne il significato. Mi affido alle parole sull’Italiano Medio di JAx: «Canto canzoni spagnole così non mi sforzo a capire le parole…»

Anche qui, se vogliamo analizzare i testi, c’è parecchio da scrivere, appunto.

Giuro che mi detesto per quello che sto per dire, perché amo loro e amo questa canzone, ma… Lo devo dire!!! “The Great Gig in the sky” dei Pink Floyd… 3 minuti e 22 secondi, di urla isteriche di una donna. 3 minuti e 22 secondi!!! Praticamente nel mio quartiere ogni giorno potremmo sfornare qualche hit. (Scusate Pink, scusate!!!

L’ultima meravigliosa ballata di Bruno Mars mi ricorda il suddetto Ferro: «Il mio orgoglio, il mio ego, i miei bisogni e i miei modi da egoista hanno fatto sì che una donna forte come te uscisse dalla mia vita. Avrei dovuto comprarti dei fiori e tenerti la mano, dedicarti tutto il mio tempo quando ne avevo la possibilità, portarti ad ogni festa, perché tutto ciò che volevi fare era ballare. Ora la mia ragazza sta ballando, ma sta ballando con un altro uomo…» E, anche qui, ti sta bene Bruno!!! Ci potevi pensare prima!!!

«Detesto saltarmene fuori dal nulla quando non sono invitata ma non potevo stare lontana, è più forte di me. Speravo che vedendo la mia faccia ti saresti ricordato che per me non è finita. Non importa troverò qualcuno come te. Spero solo nel meglio anche per te»

Adele, tesoro… Tu sei innamorata quindi ti ha lasciata lui, si è sposato con un’altra, tu comunque gli comunichi che sei ancora disponibile, per questo hai sfornato una serie incredibile di canzoni rompipa… Ehm… Strappalacrime e alla fine  gli auguri pure il meglio! Adele… Ripijate fai il favore!!!

Di opposta fazione, attenzione particolare merita la Signora Lily Allen. Dopo aver cantato la canzone dei senza-tanti-giri-di-parole “Fuck You” (e non è neanche la sola…) e, successivamente confermato i propri sentimenti con “Smile” in cui affermava «Quando ti vedo piangere sì, mi fa sorridere, sì, mi fa sorridere» nella sua ultima hit descrive il suo attuale fidanzato, PERFETTO in tutto, se non fosse che:

«C’è solo una cosa che ci sta ostacolando. Quando andiamo a letto, non sei tanto bravo. È davvero una vergogna. Ti guardo negli occhi voglio riuscire a conoscerti, ma tu fai quel rumore ed è chiaro che è tutto finito.  Dovrebbe importarti, invece non ti preoccupi mai di farmi gridare…»

…Io ‘sta donna la adoro…

Concludendo, della stessa canzone “Tu non mi basti mai” del Grande Lucio Dalla un plauso speciale per il miglior doppio senso del mondo:  «Vorrei essere l’uccello che accarezzerai e dalle tue mani non volerei mai…» e per una delle frasi d’Amore più belle mai scritte: «Vorrei essere la tomba quando morirai e dove abiterai, il cielo sotto il quale dormirai, così non ci lasceremo MAI, neanche se muoio e lo sai…»

Infine, una domanda  che ultimamente mi sta assillando: …ma di “Uomo Semplice”, c’è rimasto solo Vasco…???

PS: Non avrei mai creduto che nella mia vita avrei un giorno appreso di canzoni dedicate, rispettivamente, a Laura Palmer e Alfonso Signorini… A ‘sto punto intitolatene una anche a me, grazie!

Prima pubblicazione: 16.08.2013

Lei (oltre le apparenze…)

Lei è una come tante, ma nessuna è come lei.8 - Gustav-Klimt-1862-1918.....

Lei è una che con lo specchio è sempre una guerra.

Lei è splendida. Ma l’unica che non se ne rende conto è Lei.

Lei è una che ha una paura terribile che qualcuno entri nella sua vita, ma ancora di più che non voglia farlo.

Lei è una che si fa un milione di problemi solo per dire una parola e, dopo che l’ha fatto, su come poteva dirla meglio o diversamente o affatto. Per questo è una che parla poco, perché ha sempre il terrore di sbagliare, ma questo viene scambiato per “asocialità”.

Lei è molto timida e difficilmente riesce ad attaccare bottone. Ma questo viene scambiato per “tirarsela”.

Lei è una che ci mette il cuore, anche se si fa sempre male.

Lei è una che preferisce farsi vedere sempre sorridente, piuttosto che farsi compatire.

Lei è una che incassa i colpi pensando «Io non lo avrei mai fatto, io non mi sarei mai comportata così».

Lei è una che non si sente mai “abbastanza” perché considera gli altri sempre “troppo”.

Lei è una che non chiede mai Aiuto perché ha paura di disturbare e perché non vuole annoiare gli altri con i suoi casini… Ma questo viene visto come “altezzosità” e “chiusura”.

Lei è una che se deve mandare un messaggio sceglie ogni singola parola perché l’insicurezza le fa sempre temere di sbagliare e molto spesso le impedisce anche di mandarlo, ma questo viene visto come “indifferenza”.

Lei è una che si dispiace che molto spesso con Lei non si vada oltre l’apparenza e che non si voglia scoprire se l’etichetta messa corrisponda o meno a quella che è davvero Lei.

Lei è una che non si vergogna di dire due delle parole più temute al mondo e che forse ne abusa anche: «Scusa» e «Grazie».

Lei è una che giustifica sempre gli altri e mai se stessa.

Lei è piena…

È piena di «Però tu sei speciale» detti da persone che non l’hanno voluta vedere più.
È piena di chiamate non ricevute, sms senza risposta, consigli non richiesti, convinzioni altrui su come debba comportarsi, cosa dire… È piena di doveri. Di “Si fa” e “Non si fa”, di regole, troppo spesso non scritte da Lei. È piena di «Mi manchi»  non detti e non sentiti…  È piena di porte chiuse con gioia. È piena di bugiardi «Non importa».  È piena di paure. Ma è anche piena di entusiasmo, di abbracci dati e ricevuti, emozioni inaspettate, fragilità e forza, ripartenze…

Lei è una che va in pezzi in un momento, incolla tutti i pezzi con le sue lacrime, tira su con il naso, asciuga il mascara colato e si sorride allo specchio, perché si vuole ancora bene.

Lei è una che quando sorride illumina il mondo…

Lei è una che crede: crede nei sogni, spesso vuole credere ancora nelle favole, crede in quello che raccontano i suoi libri, i suoi film e le sue canzoni preferite, crede nelle sue amiche, crede nei suoi “pezzi di vita” che custodisce e non dimenticherà mai, fatti di volti, di sguardi, di posti, di date, di risate, di parole, di emozioni… Crede che se continua a credere forse diventerà tutto realtà, che poi credere non le costa nulla… E soprattutto e nonostante tutto continua a credere in se stessa.

Lei è una che aspetta di sentirsi dire «Mi prenderò cura di te» e intanto Lei si prende cura di tutti.

Lei è una che non finge e non mente, anche se sa che questo non a tutti piace, ma Lei è una che di questi se ne frega.

Lei è una che se ti cancella dal suo cuore lo fa per davvero, perché sa che ti ci ha tenuto anche troppo.

Lei è “buona”: buona figlia, buona amica, buona fidanzata, buona moglie, buona amante, buona madre… E si chiede se gli altri si preoccupino di essere abbastanza “buoni” per Lei.

Lei è Ogni Volta…

Ogni volta che ha voltato le spalle sperando in un «Resta». Ogni volta che è rimasta, consapevole che non era nel posto giusto. Ogni volta che ha anteposto qualcuno a Lei, sbagliando. Ogni volta che si è buttata via dimenticandosi del suo valore o pensando che c’era sempre qualcuno che valesse molto più di Lei, sbagliando. Ogni volta che si è sentita al culmine della felicità, tanto da avere paura che la favola finisse. E ogni volta che il dolore si è impadronito di Lei spegnendole gli occhi. Ogni volta che ha riso fino alle lacrime, che ha ed è stata supportata, consolata, ascoltata o è stata cattiva come solo una donna può esserlo.

Ogni volta che ha parlato, sparlato, chiesto, indagato, pianto, urlato, bevuto, cantato, ballato, creduto, sperato, Amato… È stata lei. Perché Lei è tutto questo e molto di più.

Lei è proprio come me e proprio come te.

E quelle come te e me di chi non va oltre l’apparenza se ne fregano, perché noi sappiamo di essere Stelle e nessuno può offuscare la nostra luce, non solo l’otto marzo ma tutti i giorni!

 Prima pubblicazione: 08.03.2013