Leggo continuamente tomi e articoli vari a sfondo psicologico, per la mia mania di cercare di comprendere, capire, scoprire, conoscere. Per sviscerare tutto quel che si cela nella nostra testolina e che si concretizza nell’azione.
Uno degli ultimi trattava la gestione delle persone e/o difetti di queste che troviamo insopportabili.
Veniva presentata anche la solita vecchia storia: negli altri non tolleriamo i difetti che – inconsciamente – riconosciamo come nostri.
Ogni volta che mi si pone davanti questa frase considero che – minchia – allora io ne ho davvero tanti…!
Ma mi sento di dissentire parzialmente da questa teoria, perché, sebbene ne possieda un’elevata quantità, alcuni di quelli che non accetto negli altri non mi appartengono proprio.
E mi piacerebbe pure esserne dotata, eh! Sia chiaro.
Infine, l’articolo suggeriva vari approcci attraverso i quali “curare” questo fastidio, queste diatribe, questa insofferenza che ci causano certi soggetti o i loro difetti.
In primis, contattare queste persone per dirimere le controversie.
Che?
Alcune non ci tengo proprio a rivederle; con altre non vale la pena discutere; altre sanno esattamente quel che penso di loro.
In mancanza di volontà o impossibilità di incontro, consigliava di scrivere loro una lettera.
Questo, sì.
Questo posso farlo.
Ma perché tenerle per me, quando ho la grandiosa possibilità di esternarle al mondo virtuale?
Quindi, ecco quel che non sopporto di voi.
Partirei senz’altro da te:
Tu sei stata una delle più grosse delusioni della mia vita, tanto che ora mi rallegra il pensiero che tu non ne faccia più parte. Coi tuoi difetti ho convissuto per anni, fino a quando non li ho tollerati più.
Solamente le TUE esigenze e sticazzi quelle degli altri. Il tuo profondere sorrisi a chicchessia soltanto per aggraziartelo, fartelo amico, per poi nutrire un interesse nullo, solo di facciata. Il tuo spettegolare di tutti.
La tua costante ricerca della ragione, senza minimamente, mai, provare ad accogliere il punto di vista altrui, a capirlo, ad essere un minimo empatica, mai. Però guai a farlo con te, ovvio.
Tu, tu non vali neanche molte parole, hai così tanta cattiveria in corpo che, se si potesse canalizzare, risolveremmo il problema della produzione di energia elettrica.
Tu sei così disfattista! Ma che palleee!
Un conto è una critica costruttiva, tutt’altro sparare a zero su qualsiasi pensieri, parole, opere e omissioni facciano gli altri e che non ti vede come protagonista. Fare la conta delle pagliuzze altrui, mentre noi siamo lì a fissare le tue enormi travi come a dirti:
«E c’hai pure il coraggio di parlare??»
Non ti ho MAI sentito elogiare qualcuno. Ci credi? MAI.
Se fossi in te, ci penserei…
A proposito di protagonismo, ci sei tu: forse l’insicurezza fatta donna, o – piuttosto – il desiderio costante di essere al centro dell’attenzione e di mettercisi con così tanta fastidiosa meticolosità.
So che questa notizia ti sconvolgerà, ma devi sapere che il mondo NON gira intorno a te.
È bene che tu lo accetti, esattamente come ha fatto ognuno di noi essere umani.
Sbracciarsi non serve a molto, se non a palesare la tua scarsa personalità. E non attiri attenzioni: attiri compassione.
Tu, tu e tu. Gli “IoIoIo”, i logorroici incoercibili, quelli che non ti dicono neanche “Ciao” e partono subito a parlarti di loro stessi e dei beati mazzi loro e che riescono a far diventare qualsiasi conversazione un pretesto per ciarlare di loro stessi.
Sono stanca di ascoltarvi, ve ne sarete accorti, perché – col tempo – ho limitato al minimo indispensabile le occasioni di incontro e, in alcuni casi, le ho eliminate totalmente.
Mettevi allo specchio e parlatevi, fate un favore all’umanità. Tanto non vi interessa l’opinione degli altri, vi interessa solo vomitare parole.
Anzi, se proprio ci tenete, qualcuno disposto a udirvi e a darvi preziosi consigli esiste, ma dovete pagarlo.
Sono stanca di ascoltare anche un altro tipo di “IoIoIo”: quelli che fanno tutto loro, capiscono tutto loro, sanno tutto loro e – soprattutto – gli altri non valgono mai un cazzo.
Di questi tipi ne conosco purtroppo parecchi. E li evito.
Tu. Tu accresci la mia autostima ogni giorno. La tua santa pontificazione quotidiana sui social mi dà alla nausea. Perché ti conosco e so che sei una persona di merda.
Il tuo essere così proba e buona virtualmente, cozza col tuo trattare le persone come feccia (termine del quale abusi in modo rivoltante sempre rivolgendosi ad altri, ovvio) cosa che hai fatto – come ben sappiamo – in più di un’occasione.
Risparmiaci le prediche, fai il favore, che di razzolare bene non sei in grado.
Accresci la mia autostima, perché ogni giorno ringrazio il cielo di non essere come te.
Sono stufa, ma stufa davvero, di voi che mi cercate ogni volta che avete bisogno di qualcosa, che non avete alternative migliori, che dovete risolvere un problema.
Non ci sono per voi, non più.
La porta si è chiusa tempo fa, non ve ne siete accorti?
Detesto allo stesso modo, chi mi cerca solo quando resta solo/a.
Un’altra domanda per entrambi: quando vi va tutto bene, che fine fate?
Menzione speciale per Voi: che in assenza sparlate senza contegno e, in presenza, vi producete in effusioni degne di adolescenti.
Ecco, voi mi fate abbastanza schifo e vi ammiro allo stesso tempo.
Perché io non riesco proprio a nascondere quando una persona mi sta sulle ovaie.
Sul serio, ma come fate?
Ovviamente non credo di essere immune da tale trattamento, perciò ho imparato a diffidare di voi a non credere più ai vostri falsi sorrisi.
Da grande, ambisco a diventare anche come quelli che pensano solo ed esclusivamente ai cazzi propri. È una dote che vi invidio molto, lo ammetto.
Mi piacerebbe riuscire a fregarmene di chicchessia come fate voi. Farsi scivolare tutto addosso e fare dell’egoriferitismo il solo credo.
Così, invidio e biasimo te e te: così naif, così inattendibili, così leggeri, così incuranti, così inaffidabili. Vi osservo e cerco di apprendere l’arte dell’irresponsabilità.
Tu. Tu pensi di avere tutti i problemi del mondo.
Ma che cojoni, davvero!
Ogni accadimento è una difficoltà insormontabile, fai un dramma per le cazzate, ma bastaaa!
Basta pure Tu: che ti lamenti costantemente di tutto e tutti, ogni giorno, sempre e comunque.
Fattela una risata! Impara a ridere di tutto che sei pesanteee!!
Ma pesante in maniera pesante!!
Non riesco a vedere trasparente te. Ci ho provato, giuro! Mi sono impegnata, ma c’è qualcosa che proprio non mi convince in te. E, in genere, alle mie sensazioni do retta.
Tu non prendi mai posizione o – meglio – assumi quella del tuo interlocutore, quindi mutabile, conveniente, mai scomoda per chi ti parla. Rabbonente per tutti, ideale per uscirne sempre puliti.
Ce l’ho con te, lo sai. Nel bene o nel male, io una posizione la prendo sempre ed è spesso scomoda.
Le donne e ne conosco tante, e mi ci metto pure io, che si sminuiscono in nome di un penemunito qualsiasi. Che spesso non vale nulla, e di sicuro non vale MAI la propria svalutazione.
Mi fanno proprio incazzare!!
In generale, gli stupidi. Ad alcuni fanno tenerezza. A me, no. Credo che uno stupido non sia uno poco dotato, ma uno che fa uno scarso uso della mente, quindi perché dovrei compatirlo?
Se riconoscete di essere stupidi e/o ignoranti, almeno abbiate la buona creanza di tacere.
Questo non è da stupidi, anzi. Denota immensa intelligenza.
Infine voi, gli uomini che mi hanno lasciata andare. Mi dispiace, ma manifestate una totale mancanza di buon gusto.
Menzione speciale per tutti quelli che non capiscono l’ironia: con voi non ci voglio parlare.
A molti voglio anche bene, c’è da dirlo. A molti, evidentemente, non ne voglio abbastanza. E per questo vorrei scusarmi.
Perdonatemi se non riesco a essere così pura da amare in maniera incondizionata anche i vostri difetti.
Perdonatemi se non riesco (più) a soprassedere.
Se è vero che l’accettazione degli altri sottintende una piena, preventiva e completa accettazione di sé, ecco, capite come sono messa.
Comunque, provateci.
Scrivete le vostre letterine, è davvero terapeutico.