«Come va col tipo?»
«Quale?»
«Ah giusto, con te bisogna specificare…»
Sghignazzo e trangugio il mio Campari, al nostro solito tavolo del bar, mentre i quattro occhi davanti a me, mi fissano tra il divertito e il preoccupato.
È vero, con me bisogna specificare di quale “tipo” si parli…
Circa una volta l’anno – se sono fortunata anche di più – arriva quella che io chiamo la “Fase Pallottoliere”, denominata così perché è un periodo in cui, per tenere il conto degli uomini che mi ronzano intorno, occorre un pallottoliere.
L’apice l’ho raggiunto – non lo scorderò mai – nella primavera/estate del 2013, avevo a che fare con più di una ventina di uomini contemporaneamente. Ora, devo precisare che “l’avere a che fare” non comprende necessariamente uno scambio di fluidi corporei, anzi, per niente! Significa solo che questi gentiluomini orbitano dalle mie parti mentre io cerco di capire chi e se mi interessa davvero.
È divertente perché, appunto, quando le amiche mi chiedono «Come va col tipo?» devono puntualizzare quale sia il maschio in questione.
In questo momento sono in una Fase Pallottoliere composita, in quanto – oltre ai normali casini – si è aggiunta la ricomparsa un bel po’ di fantasmi che davvero non volevo rivedere. Definizione di “Fantasmi”: persone che hanno fatto parte, a vario titolo, tempo fa della mia vita, con le quali ho interrotto qualsiasi tipo di rapporto civile e incivile (e ci sarà un motivo… ) che proprio non ci tengo a ristabilire (e ci sarà un motivo!!).
C’è uno spettro che non mi abbandona mai, a fasi alterne, ma comunque riesce ad essere una presenza costante e fastidiosa nella mia vita. Quando esco dalla routine, quando tardo o anticipo quei cinque minuti, lo vedo! È come un’enorme congiunzione cosmica che mi dice: «Appena sgarri, ti punisco!» Però mi chiedo sempre per quale caspita di motivo quello frequenti i “miei luoghi”, decisamente fuori mano rispetto a lui. Sa che potrebbe incontrarmi, perché farlo?? Sarà un “caso”?! Comunque è un cafone! Oltre che – chiaramente – un immenso PDM (= Pezzo Di…).
Mi vergogno tanto di provare un tale (ri)sentimento, ma non posso farci niente. Credo sia una delle persone che detesto di più al mondo, solo perché non me la sento di assegnare il primato. Ma, se dovessi farlo, forse lui sarebbe sul gradino più alto del podio.
La colpa non è totalmente sua, io sono stata una cretina ad avergli dato fiducia, due volte. Ok, la prima ci poteva stare, ma la seconda no! Lui è stato bravissimo a illudermi che non era più lo stronzo che avevo conosciuto due anni prima. È stato bravo per mesi, capite? Ci sarebbe cascata chiunque, forse.
Non riesco a perdonarmi e non perdonerò mai lui. Una meschinità così gratuita non è condonabile. Quasi un accanimento e quel che ho subìto l’ultima volta, non lo auguro nemmeno alla mia peggior nemica. Probabilmente in un’altra vita gli ho fatto qualcosa di veramente grave e ora si è vendicato. In questa non voglio rivederlo mai più.
Ma continuo a imbattermi in lui, “per caso”, lui continua a fissarmi e proprio non lo sopporto.
La prima volta che ci eravamo rivisti, lui mi sorprese con un caloroso:
«Ciao!»
Io l’ho fulminato col mio sguardo da SCUSA-COME-CAZZO-TI-PERMETTI-DI-RIVOLGERMI-LA-PAROLA-BRUTTO-STRONZO?!
Da allora, si limita a guardarmi. Comunque, ogni qualvolta lo incrocio, mi manda di traverso la giornata e anche quelle successive e, sì, detesto anche questo. È un gran cafone, no? Ma perché mi fissa??
Qualche giorno fa ha raggiunto l’apice della sua cafonaggine:
l’ho visto nel negozio di fronte al mio, trastullare un passeggino, mentre la compagna (cessissima, ovviamente!) curiosava in giro.
Cafoneee!!!
Cafone per essersi presentato sul mio posto di lavoro, cafonissimo per essersi presentato sul mio posto di lavoro con donna e prole al seguito e, soprattutto, ipercafone per aver procreato, sul serio! L’ultima cosa al mondo che l’umanità necessitasse, era che lui perpetuasse i sui geni! Era troppo! Fanculo al ti-ignoro-non-ti-ho-proprio-visto, dovevo dirgli che era davvero un megasupercafone!! Per tutti i motivi di cui sopra.
Mi sono avventata verso di lui come una furia, pronta a riversargli tutto l’astio accumulato, felice di sfogare finalmente la mia ira e, quando si è voltato a guardarmi – o, meglio, a guardare una pazza furiosa con la bocca aperta dalla quale stava per uscire un «TU! TU SEI UN…» – ho visto che lui… non era lui!!!
Cazzo di miopia! Cazzo di allucinazioni! E adesso che faccio?? A quell’ignaro maschio che stava per subire tutta la mia foga e che mi guardava costernato, ho posto l’unica domanda che – forse – mi avrebbe salvata da un’immane figura di cacca:
«Scusi, sa dirmi dov’è il bagno?»
Mica mi ha risposto, ha scosso la testa guardandomi perplesso e con gli occhi sgranati. Io gli ho mostrato i canini e ho fatto finta di andare via.
Sono totalmente pazza. Un giorno ci penserò e riderò, un giorno ci penserò e riderò …
Fortunatamente, l’Universo mi ha ricompensata facendomi rincontrare uno che, alla fine, mi sta pure simpatico.
È passato qualche anno e, come quando ci eravamo conosciuti, lui mantiene un aspetto che fa ballare l’hully gully ai miei ormoni. Ma, purtroppo, ora, finisce lì.
È che non mi diverte più, non trovo più interessante quel che dice e se uno non mi stimola intellettualmente, se la mia mente non si attiva, gli estrogeni poi smettono di danzare.
L’ormone sbava, ma il neurone asciuga.
Quella sera si è guadagnato – da parte delle mie amiche – il soprannome de “Il Fissatore” perché, niente, non riusciva proprio a staccarmi gli occhi di dosso… E io? Per buona parte del tempo, neanche me ne sono accorta. In effetti, ogni volta che mi voltavo verso la sua direzione, lo trovavo a rimirarmi, gli sorridevo per cortesia, ma finiva lì. Niente danza dell’accoppiamento, niente desiderio di rivederlo da soli, niente di niente. In una parola: “Intrombabile”!
Allora a cosa sarà servito rincontrarlo? Forse proprio a ricordarmi di quelle parole che mi aveva detto – anni fa – che avevo scordato e, magari, a reputarle vere, a credere un pochino di più in me stessa e nelle mie capacità. Forse…
Una delle frasi più belle della mia vita:
«Quando sorridi a qualcuno, lo hai già fregato. Con quella faccia hai il mondo ai tuoi piedi…»
«Sul serio lo pensi??»
«Perché non sai l’effetto che fai quando guardi qualcuno? Non fare la furba con me!»
La gente sopravvaluta di brutto la mia furbizia, la mia autostima e la percezione che ho di me stessa. Meglio così.
Tanto perché il destino infame vuole sempre essere in vantaggio su di me, dopo questo bel pareggio, doveva per forza riservarmi un gran colpo basso.
Grazie a Facebook e le dannatissime amicizie in comune, ho l’occasione di vedere non di rado un altro PDM con la “S” gigantesca. Ogni volta che lo intravedo cerco di ignorarlo, ma – in certi casi – la curiosità ha il sopravvento. Così mi sono ritrovata a contemplare una foto che lo ritraeva in dolce compagnia. Lui che sorrideva. Non dovrebbe essergli concesso sorridere, è un immenso bastardo e non dovrebbe ridere! Ancor di più, sono stata annientata dal commento che aveva avuto cura di lasciare, sotto quel bel quadretto:
«Sono fiero della MIA donna».
Ammetto che mi ha fatto effetto, sia la frase che il saperlo finalmente felice e libero dai demoni che lo infestavano.
Ora non dico che sono felice per lui, perché non sono né falsa, né così nobile d’animo, però… Però, però…
La verità vera è che, leggendolo, ho pensato che è proprio quel che desidero mi dica un uomo. Che sono la SUA donna, che è fiero di me e che lo proclami al mondo intero, senza pudore!
È questo quello che voglio. E quel grandissimo PDM me lo ha fatto capire. Stai a vedere che mi tocca pure ringraziarlo!
Naturalmente, nei giorni successivi, sono stata colta dalla “Sindrome della Cattiva Fidanzata” che si impossessa di te ogni qualvolta vedi un tuo ex con un’altra. Specialmente se invece tu resti zitella. Tale patologia ti fa partorire le più turpi paranoie e congetture che dimostrano in maniera inconfutabile quanto tu sia immeritevole e inadeguata. Perché se lui – lo stronzo manco-tanto-bello di cui fino al secondo prima non te ne fregava più una benemerita cippa lippa – ora è felice e accoppiato, mentre tu sei rimasta sola, è solo perché non sei abbastanza. Svariate varianti sul tema: abbastanza bella, intelligente, simpatica, alta, magra e via dicendo, arrivando ad una totale mortificazione personale che solo una donna come si deve riesce ad attuare.
Col tempo si guarisce. Io devo ancora guarire, ma fa niente. Col tempo si va avanti.
Sempre dalla medesima fonte del (a)social network, un’altra visione “casuale” di un altro Ex in vesti Carnascialesche.
Ora, se posso biasimare me stessa, non ne perdo mai occasione e, a quella vista, il commento delle Voci nella mia testa è stato: «BB, ma tu ti rendi conto che sei stata male per un Minion obeso??»
Esattamente. E pure tanto.
Devo anche sottolineare, che se lo stato di zitellaggine, ops! “Nubiliare” istighi le fanciulle a stare costantemente “in tiro” e curate, agli uomini, quello celibatario prolungato, viceversa, generi uno svaccamento smoderato. Ed era esattamente quel che era accaduto al tipo in questione, perché in effetti più che Minion, visto anche il colore, somigliava maggiormente a Homer Simpson.
E va be’, lo so, sono una stronza. Ma tanto lo sapevate già. E comunque ho detto – come al solito – la verità! (e poi lui se lo merita, ecco).
Ogni tanto mi viene in mente di organizzare una festa a sorpresa alla quale invitare tutti i miei Ex. Vorrei trovarmeli davanti e rivederli uno ad uno. Non so neanche bene perché e a quale scopo, però questa immagine mi diverte.
Io scenderei da una scalinata con un abito lungo con strascico e spacco, di una figaggine indefinibile – ovviamente – sorriderei e li saluterei con un affettuoso:
«Ciao, stronzi!»
Va be’, mica a tutti. A qualcuno «Ciao @€#¥£ğň!!!!»
Magari prima o poi lo faccio…
Ridiamo di cuore. Le mie amiche si divertono un mondo a sentire i miei racconti quasi surreali ed io, si sa, più a riferirli a loro che a viverli.
Sono talmente concentrata nel narrare le mie disavventure, al nostro solito tavolo del bar, che quasi non mi accorgo del segnale di pericolo che mi sta inviando il cervello, con la complicità della coda dell’occhio. La figura appena entrata mi ricorda qualcuno che una volta mi era molto familiare, un viso che ho accarezzato tante volte, ma, no. Non è possibile… Il mio cuore accelerato.
I dubbi me li devo togliere sempre e, con la vaghezza di cui solo le femminucce ben addestrate sono capaci, guardo di sfuggita per sincerarmi dell’identità dell’avventore appena entrato nel bar. Non ci posso credere: lui qui?? Ovviamente è l’ultimo “fantasma” che mi mancava all’appello. Dai non ci credo, è “Scherzi a parte!” Ma non lo è, nemmeno stavolta.
Universo, un giorno io e te dobbiamo fare un bel discorsetto…
«Oddio…»
«Che hai fatto??»
«Non potete neanche immaginare CHI è appena entrato…»
«Chi??»
Replicano la mia medesima mossa vaga e svelta e poi si voltano a bocca aperta verso di me:
«Che ci fa qui??»
«Beve, a quanto pare»
Proprio qui. A cinquanta chilometri da casa sua, nello stesso posto dove io l’ho portato diverse volte.
“Caso”, mi hai rotto abbastanza il caso…
«Visto?? Quando vi dico che l’Universo mi prende per il culo, mi dovete dare retta!! Che ci fa qui?? Perché mi capitano sempre queste cose?? Meno male che stavolta siete presenti, sennò non ci avreste creduto!!»
Annuiscono e mi guardano sbigottite, incapaci di replicare né di confortarmi. Nelle loro facce si legge un enorme: «Eccchecccazzo, però!»
«Mi porti un altro Campari, per favore?? Grazie!»
Devo continuare a parlare, altrimenti mi immobilizzo. So che mi ha vista, lo so. Siamo seduti rivolti l’uno verso l’altra e siamo consapevoli della nostra reciproca presenza disturbante, ma facciamo finta di niente.
Va bene così. Siamo entrambi consci che ci conosciamo,che abbiamo passato del tempo insieme, che ci siamo rivisti oggi “per caso” e che abbiamo scelto di ignorarci, per non guastarci la sacra bevuta. È perfetto.
Forse si è intuito, ma non sono una fan del “Rimaniamo amici”. Chiaramente solo verso coloro che hanno demeritato perfino il mio saluto. Magari non c’è un modo giusto per lasciare qualcuno, ma un comportamento sincero è sempre preferibile e, a posteriori, ci farà essere apprezzati per la nostra onestà.
Sparizioni, bugie, tradimenti & affini, non rientrano nei comportamenti apprezzabili.
A questo proposito mi viene in mente una risposta che diedi a uno anni fa:
«Dai… Rimaniamo amici…»
«Non credo che succederà…»
«Perché no?»
«Quando ci siamo conosciuti tu aspiravi a diventare un mio amico fraterno??»
«Be’ decisamente no!»
«Ci sentiremo, usciremo insieme, se avrò problemi ti chiamerò?»
«Be’… Magari… Non so… Poi vediamo…»
«Non succederà mai. Lo so io e lo sai tu. Quindi non mi dire “rimaniamo amici”, perché io un amico lo vedo, lo sento, ci
parlo. Che vuol dire “rimaniamo amici”? Che quando ci vediamo ci salutiamo? Ma se non ti vedo, non ti sento, non ti parlo, sai che cazzo me ne frega di salutarti quando ti vedo??»
«Lo vedi? Tu sei proprio una stronza!»
«No sono solo sincera!!! Io!!!»
E me ne andai a testa alta dalla sua vita. Adesso però ci salutiamo pure, visto che ho ragione?
Dov’ero rimasta? Quello mi ha fatto perdere il filo!! Ah sì, fantasmi e pallottoliere…
Fantasmi e presenze attuali. Uomini che a vario titolo si affacciano nella mia vita, alcuni ne diventano protagonisti, altri semplici meteore che magari, però, ricordo con affetto.
Quando sono sola e cerco di essere onesta con me stessa, provo a capire se nutro un sincero interesse per qualcuno o se, magari, è solo un apprezzamento e una sorta di “gratitudine” per le carinerie che mi riservano o, peggio, un modo per distrarmi per non vedere il vuoto che c’è.
Non è una prerogativa maschile, anche le donzelle hanno bisogno di un amico che le “intrattenga”. In maniera fin troppo semplicistica, qualcuno potrebbe chiamarlo “Trombamico”, troppo facile, appunto. C’è chi dice che le donne non sappiano scindere il sesso dall’amore, per cui – una relazione meramente sessuale – sia impensabile; c’è chi lo smentisce categoricamente e poi ci sono le situazioni che non è possibile incasellare in una o nell’altra casistica. Io mi sento di appartenere a quest’ultima.
Che ne sa la gente di quanto ci si possa sentire soli? Che ne sanno di quanto si possa percepire una profonda solitudine anche accanto o sotto qualcuno?
È normale che ogni tanto si desideri un po’ di compagnia… Ma solo finché il dolore lenito non sia maggiore di quello procurato… Perché, sì, stai bene una sera, ma poi? E il giorno dopo? Nessuno lo sa come stai il giorno dopo. Tu sì.
Forse sono arrivata ad un’età che mi impone di ricercare altro e non il solo piacere fisico. È come quando vai per locali e discoteche per una vita, alla fine ti stufi, cerchi altro.
Ci sono, e tanti, quelli che molto delicatamente mi illustrano tutto ciò che vorrebbero farmi. Non mi eccitano né mi colpiscono. Molti pensano che sia frigida. Se per frigidità intendono che il mio corpo ormai reagisce solo ad uno stimolo intellettivo, completo e non solo alla vista, sì, lo sono eccome.
C’è chi, come “Il Dolce” mi ha ricordato come si comporta un maschietto per bene. O c’è altro? C’è chi, come “L’indeciso”, ha forse distratto il mio cuore per un po’. O c’era altro?
C’è chi mi ha detto una delle frasi più stupende e terribili che abbia mai udito:
«Se fossi mia, ti chiuderei in casa perché sarei troppo geloso…»
E chi continua riempirmi di complimenti per ammorbidire il mio cuore:
«Bellissima ragazza mora con uno splendido sorriso…»
Ma io cosa voglio? Chi è importante? Chi fa la differenza nella mia vita?
Quando resto sola e DEVO essere onesta con me stessa, mi accorgo che tutto questo, tutti questi, mi danno un effetto…tiepido. “Tiepido”. Detesto il tiepido in tutto. Sono un’istintiva, un’assolutista, passionale, selvaggia e incontrollata folle e il tiepido non mi appartiene. Rido di cuore, anche in maniera sguaiata, mangio e bevo di gusto, abbraccio con vigore, una tiepida stretta di mano, un tiepido abbraccio, un tiepido sorriso, un tiepido interesse, un tiepido bacio, no. Non fanno per me. Un tiepido sentimento mi ucciderebbe. I sentimenti, come le emozioni – per definizione – sono scevri dalla razionalità, indi smodati, ridicoli, devastanti. La passionalità non può essere “con moderazione”. Tutto ciò che trascende la ragione, deve essere dotato di slancio, privo di controllo, senno, condizione. Il tiepido non ha nulla a che fare con tutto questo.
Ogni volta che mi sono accontentata del tiepido, mi sono sentita intrappolata e soffocata.
Perciò, ho attuato il comportamento, agli occhi di molti, più insano di tutti: preferire SEMPRE la solitudine, a tutto ciò che sia “tiepido”.
Quindi, alla fine, azzero il pallottoliere e chiudo i giochi. Game over. E resto sola – di nuovo – piuttosto che farmi bastare una tiepida presenza.
Sempre per questo motivo, posso affermare con assoluta certezza di essere follemente, incondizionatamente e totalmente innamorata di LUI. Perché il mio sentimento è privo di basi e raziocinio, fuori da ogni logica, da ogni ragionamento sensato, smodato ed estremamente ridicolo. Esattamente come mi sento quando mi trovo di fronte a LUI: ridicola.
LUI. Niente soprannomi, LUI è semplicemente LUI.
Guardo il telefono, rileggo il SUO messaggio: «Ciao, settimana prossima sono a Roma…»
La settimana è passata, ed io purtroppo non sono riuscita a perdere dieci chili come speravo. Cavolo!
LUI che vedrò domani. Sorrido e sorseggio assaporando il liquore corposo, ma pregustando il suo di sapore. Riesco anche a sentire il suo profumo e a vedere il suo splendido sorriso.
Sono così assorta, che, ancora una volta, percepisco in ritardo quello che sta accadendo. La figura che avanza verso di me. Forse non sta succedendo veramente… Sì, invece.
Sento un: «Ciao… Come stai?» ma non riesco a voltarmi e non voglio farlo. Sono paralizzata.
Lo ignoro. Magari funziona come con gli omini delle rose che, se non gli rispondi, poi se ne vanno.
Lui no, lui insiste.
«Come stai?» e mi sfiora il braccio. Mi volto e lo guardo, lui mi sfodera un sorriso dolce, io perdo il mio. Ciao, Fantasma!
Come sto? Ora ti interessa sapere come sto? Sono due anni che non sai come sto! Puoi solo immaginare come sono stata e ora diventi premuroso? Ma che cazzo vuoi?? Ti aspetti che ti saluti con slancio? Che ti getti le braccia al collo, in memoria dei bei tempi andati? Non riesco a rispondere e continuo a fissarlo… Lui mi incalza con un: «Ti ho vista adesso…» Bugiardo! Mi hai vista non appena sei entrato! Esattamente come è successo a me! Sei rimasto seduto con una finta paresi sul lato sinistro del corpo per evitare di incrociare il mio sguardo. Potevi pure guardarmi, sai? Non ti avrei detto nulla. Non ho più nulla da dirti. Tu ormai sei solo uno che una volta conoscevo…
Mi hai baciata e abbracciata, non so quante volte. Ho pianto per te e con te e ho visto i tuoi occhi lucidi. Hai ancora la collana che ho scordato a casa tua. Ho conservato per molto tempo la ricevuta di quella cena e mi hai detto tante di quelle bugie che non ti perdonerò mai. Poi mi hai cancellata in un attimo e neanche questo riesco a dimenticare.
Perché sei venuto qui? Non potevi continuare a ignorarmi? Perché hai voluto per forza parlarmi?
È una violenza, è egoismo. Avevi bisogno di affrontarmi, senza curarti del fatto che io non avessi il minimo interesse a farlo. È una violenza, è egoismo.
Ci fissiamo muti, ma con gli occhi parlanti, per degli interminabili istanti. Poi, finalmente, riesco a rispondere un secco e asciutto:
«Bene, sto bene. Grazie»
Sono strane le emozioni, comandano loro e tu non puoi farci davvero niente. Ti trovi “per caso” davanti a qualcuno e, in un attimo, ne provi talmente tante tutte insieme che aspetti solo che ne prevalga una per decidere come comportarti. È difficile quando ti imbatti in qualcuno a cui hai voluto bene, quello vero. Il primo istinto sarebbe quello di abbracciare questa persona, iniziare a ricordare quello che avete fatto insieme, ridere e magari dirle che le hai voluto bene con tutto il cuore e che una parte di te gliene vorrà per sempre. Ma poi… Senti un’altra emozione, soffocante, che ti ricorda che hai messo un muro, alto, invalicabile, costruito con mattoni fatti di fiducia mal riposta, svariate delusioni, lacrime, consapevolezza che forse quel bene profondo lo provavi solo tu… E in quel lunghissimo secondo capisci che non dirai null’altro che una parola di circostanza, veloce, squallida e detta senza sorriso, né sentimento. È la cosa giusta, non potevi dire altro, non meritava che dicessi altro. Lo sa molto bene perché ora ti comporti così. È giusto.
…Ma allora perché mi sento così di schifo?
Mi guarda con affetto, con una dolcezza che sa che merito, probabilmente in cerca di un cenno di assoluzione che, forse, non sono ancora pronta a concedergli.
«Mi fa piacere che stai bene…»
Annuisco. Esattamente come era accaduto con “l’Indeciso”, il galateo avrebbe imposto la contro domanda: «E tu come stai?» Ma non vedo l’ora di chiudere lì la conversazione.
Mi sorride un’ultima volta e si congeda con un: «Ciao…» non sono ben sicura di avergli risposto…
Come un’ulteriore, assurda coincidenza, sento distintamente alla radio:
«…now you’re just somebody what I used to know… »
Cerco di riprendermi.
«Che stavo dicendo?» avevo dimenticato di non essere seduta da sola. Loro mi guardano mute, incredule quasi più di me. Deve essere stata una gran scena, vista dal di fuori. Peccato che me la sono persa!
Mi assicuro di non essere più alla portata della sua vista e mi accascio sul tavolo.
«Oddio, mi manca il fiato!»
Ansimo. Il mio cuore accelerato.
«Cioè, hai visto il modo in cui ti guardava??»
«Allora non era una mia impressione…»
Loro parlano, io non riesco nemmeno a respirare…
«Comunque non si è regolato, come si è permesso di venire a salutarti?»
«Ma che dici?? Era il minimo che potesse fare! La incontra, dopo quello che le ha fatto e oltretutto non la saluta nemmeno??»
«Ha finto finora di non averla vista, poteva continuare!»
«Sarà stato anche imbarazzato! Gli ci è voluto un gran coraggio per venire qui!»
Loro continuano, io mi chiedo quale sia davvero il comportamento “giusto” e non riesco a rispondermi. Ero sconvolta per il solo fatto di averlo visto, ma ora… Non si può descrivere come mi sento.
Qualcuno mi diceva: «Il passato è bello perché è passato!» ma è difficile quando continua a riproporsi. O si ripeterà finché non imparerò qualcosa? Una lezione? Di una sono certamente consapevole: tornano TUTTI.
Poi, inevitabilmente, considero quanto sia terribilmente triste che, una persona alla quale hai voluto bene, ora ti crei un incredibile disagio. Che, piuttosto, desideri non vederla né parlarle mai più. “Mai più”. Due parole che insieme mi fanno davvero paura. A quanto, il rancore che ti porti dentro, sia nocivo e tossico e ti distrugga lentamente.
È giusto così? O si deve subito perdonare e dimenticare? Ma tu ci riesci sul serio…? E perché mi capitano tutti stronzi patentati? È colpa mia? È colpa mia. È colpa mia…
Balbetto un:
«C’è qualcosa che non va in me…»
«In teee??? Sei mattaaa??»
«Tesoro, sei solo sfortunata!»
«No… Io non… No… Non ce la faccio…»
Forse non sono così folle a preferire la solitudine. Forse siamo completamente folli se decidiamo di rivivere tutto questo.
Devo vomitare.
E domani vedrò LUI. LUI che amo e che mi fa sentire ridicola.
LUI.
No. Non ce la posso fare…
«I’ve kissed your lips and held your hand
Shared your dreams and shared your bed
I know you well, I know your smeel
I’ve been addicted to you…
Goodbye my lover, goodbye my friend…»
J. Blunt
«Restare aggrappati alla rabbia è come tenere in pugno un tizzone ardente per lanciarlo contro qualcuno.
Chi si brucia sei tu».
Buddha
Ai miei “fantasmi”,
io vi lascio andare, fatelo anche voi. Grazie…
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