INTERNET, INTER NOS, TRA ME E ME…

Ora dirò una cosa terribilmente impopolare e con pretesa di snobbismo: non ho internet a casa, per scelta.

Lavorando per gran parte della giornata davanti a un pc, ho deciso che dovevo assolutamente evitare di passarci pure tutte le serate e bruciarmi quei tre, quattro neuroni sani e capaci che mi sono rimasti.

Quindi le sere che rimango in casa, preferisco passarle guardando un bel film o, più spesso, leggendo e scrivendo.

Già con l’avvento dello smartphone, avevo leggermente disatteso questo ferreo proposito pro-salvamento del neurone atrofizzato, però –diciamocelo- collegarsi dal portatile è tutta un’altra cosa!

Quindi, l’altro giorno, ho fatto di più…barbie bastarda virtuale

La TIM, bontà sua, ha deciso di regalarmi un Giga – da usare quando volevo – in occasione di San Valentino, per il solo fatto di essere sua fedele cliente. Forse perché pensano che, nel giorno dedicato all’amore, i piccioncini abbiano bisogno di maggiore connessione per postare foto di regali e cene.

Nel mio caso, evidentemente, in qualità di zitella acida e sola, per donarmi distrazione da questa giornatina cuoriciosa e darmi un contentino.

Grazie TIM, sei n’amica.

Ho pensato che avrei sfruttato questa gran occasione per provare il brivido di collegarmi da casa, dalla mia scrivania, dal letto, dal bagno, dalla doccia, come tutte le persone comuni.

Così ho fatto, sfruttando il telefono, ho collegato il portatile al world wide web.

Cosa è successo?

Da curiosa, maniaca, bulimica, quale sono, ovviamente, è accaduto quel che avevo presagito con notevole lungimiranza: ebbene sì, mi sono rincoglionita davanti al pc per ventiquattro ore.

E, inevitabilmente, ho iniziato a pormi delle domande:

in primo luogo mi chiedo se, tutte queste comodità, ci stiano effettivamente atrofizzando il cervello.

Grazie alle calcolatrici, non alleniamo più la nostra mente; il navigatore ci ha tolto il disturbo di chiedere indicazioni in giro; anche andare per negozi è superato, vista la possibilità di fare shopping on-line; e pure social e affini, ci aiutano a rinchiuderci in casa, nelle nostre solitudini, protetti da uno schermo a farci da scudo. O, piuttosto, ci danno la grandiosa opportunità di mantenere dei contatti con persone distanti e/o sconosciuti?

Ma sono comunque legami virtuali, intangibili, effimeri, è giusto attaccarcisi e coltivarli?

Dove ci sta conducendo l’iperconnessione, l’ipertecnologia la virtualità a scapito della realtà?

barbie bastarda virtuale...Ormai  anche le automobili vengono pubblicizzate non per le prestazioni e i rendimenti, ma per le opzioni di connessione che possiedono.

E quante volte vi guardate intorno e vedete gente china sui propri telefoni o tablet che ignora chi le sta accanto?

Devo dire che è comodo avere internet in casa. Ma, grazie allo smartphone, se devo per forza, per forza, cercare informazioni con urgenza, posso farlo. Dvd e cd non mi mancano, libri nemmeno. Chi devo sentire lo sento senza bisogno dei social e, se controllo le mail di giorno, non credo che accada qualche tragedia.

Continuo a pensare di poterne fare a meno, appannaggio di una sana lettura e di una vita reale e non “virtuale”.

Come tutte le cose, è l’abuso a portarle alla demonizzazione.

Come le persone che dicono di non volere la tv. Il male non è la tv in sé, il male, semmai, sono i programmi e la qualità che si sceglie di guardare.

Come chi non vuole avere dolci in casa per non cadere affatto in tentazione.

Forse la colpa è nostra che non riusciamo a controllarci e preferiamo eliminare la causa della perdizione, anziché coltivare un sano autocontrollo.

Ma è davvero così sbagliato passare tutta la serata al pc?

È davvero meglio trascorrerla leggendo?

Dipanata tra tutte queste domande, mi è venuta in mente quella peggiore, quella più tosta, quella che sarebbe meglio non pronunciare.barbie bastarda libri

Mi sono chiesta se non cambi semplicemente la barriera: un portatile in un caso, un libro nel mio, ma comunque nascosti dal resto del mondo, dietro qualcosa. E tutti così soli.

Tutti in cerca di riempire questa solitudine con qualsiasi mezzo.

Sapete, non vi so rispondere o mi è difficile dire la verità.

Tuttavia, per il futuro, consiglierei di attaccare su modem, smartphone e libri, la dicitura: “Può creare dipendenza e isolamento, usare con moderazione. (Ma può anche aiutare a distrarsi da un gran vuoto…)”

SE L’AVESSI FATTO IO…

Qualche sera fa, c’è stato l’ennesimo passaggio televisivo di “Dirty Dancing” e noi, povere romantiche derelitte composte di adipe e ‘Lieto Fine’ – manco a dirlo – per l’ennesima volta ce lo siamo visto, sognando e singhiozzando. dirty-dancing2Non è un fenomeno isolato, guardiamo a ripetizione “Pretty Woman”, “Love Actually” e ogni filmetto adolescenziale anni ’80 che ci lasci con un sorrisino ebete e una lacrimuccia all’arrivo del “The End”.

Perché lo facciamo? Perché sogniamo! Perché (in)consciamente pensiamo: «Se capita alla protagonista brutta e sfigata, perché non dovrebbe capitare anche a me, scusa?» E questa frase di danni ne ha creati non pochi.

È cosa nota e risaputa, ritengo che le favole e i film abbiamo rovinato la vita a tutte le donne.

A tal riguardo ho già scritto molto, ma oggi vorrei provare scientificamente e razionalmente quello che sostengo. Mi sono immaginata cosa sarebbe successo se mi fossi trovata io, donna comune, al posto delle eroine dei film o delle fiabe. Cosa succederebbe nella vita reale, a parità di condizioni, se fosse una qualunque a pronunciare determinate frasi o compiere gesti disperati.

Chiedo umilmente scusa a tutti i lettori fuori da GRA, ma ritengo che certe risposte date in romanesco rendano molto di più l’idea di ciò che intendo.

Partiamo, in generale, dai film:

lui torna sempre, oppure lei va da lui e lui non la lascia più andar via. Loro si rincontrano “per caso” e non si lasciano più. E bla, bla, bla… Quante ne abbiamo viste e sentite? Troppe. A quante di noi è successa una “scena di un film”? Se state alzando la mano non vi vedo…

Bene.

Innanzitutto, se lo facessi io, di farmi trovare sotto casa di uno, verrei presa per una molestatrice oltre che, chiaramente, per una patetica stupida. E dubito, dubito fortemente che un “Lui” che se ne va, possa cambiare idea di fronte a una simile scena pietosa. Ma alle protagoniste dei film accade, eccome.

Prendiamo “The wedding date”: una povera sfigata è costretta a noleggiarsi uno stallone figo da pauuura per andare al matrimonio della sorella e far rosicare l’ex (che, nel frattempo, con la sorella ci è andato. Non al matrimonio, ma ben oltre). Ovviamente si innamorano, in due giorni – DUE – lui, oltre che figo da pauuura,  si dimostra pure una personcina più che decente e tutto va bene fino a quando litigano e lui se ne va. Però poi lui si rende conto e torna da lei, ovviamente, affermando quanto segue:The-Wedding-Date-Lamore-ha-il-suo-prezzo

«…Ma poi mi sono accorto che è meglio litigare con te che fare l’amore con chiunque altra». Non so a voi, ma a me non l’hanno mai detto. Anzi, tendenzialmente se litighi sei una che ha un cervello, rompe, quindi vai eliminata e lui preferisce non avere discussioni con “chiunque altra”. Tu stai lì che pensi «Però io sono speciale, lui lo sa e si pentirà». Forse… Ma intanto si consola con “chiunque altra” respiri e, sinceramente, non mi pare così rammaricato.

Ma analizziamo il filmetto che l’altra sera ci ha tenute incollate alla tv per la milionesima volta:

«Era l’estate del ’63 tutti mi chiamavano ancora Baby, ma a me non dispiaceva…»

A Baby, anzi che qualcuno te chiamava, perché, insomma, diciamo che non è che brilli in bellezza e simpatia!! Tanto tutte ce lo siamo chiesto: ma perché hanno scelto una protagonista così cessa?? E non fate le buoniste: «Dai, però è carina» l’abbiamo pensato tutte! Tutte!! Comunque per me, l’hanno fatto proprio per farci sognare, vedi discorso precedente, “se è successo perfino a lei”…

Lei si innamora di questo fighissimo maestro di ballo e, appena rimangono soli, gli dice:

«Ho paura ddirty_dancing edi tutto, di quello che sono, di quello che faccio, di quello che dico e, soprattutto, ho paura che se me ne vado da questa stanza non proverò mai più quello che sto provando adesso… adesso che sono qui con te». 

A lui basta, si avvinghiamo e il resto è storia. Ecco. Probabilmente se mi fossi trovata io al posto suo, donna vera nella vita vera, cessa che tenta di abbordare un bell’insegnante di “movimento di colita”, probabilmente mi sarei sentita rispondere più o meno così:

«A Baby… A parte che te chiami come il maialino coraggioso, ma secondo te? Ma m’hai visto? Lo vedi quanto sò figo? Ma secondo te uno come me va appresso a ‘na cozza come te?! Te credo che c’hai paura, che te sei specchiata?! Ma dai su! Va be’ esse ottimisti, ma tu esageri!»

Ma questo è nulla in confronto a “Pretty Woman”, perché lì lei è sì bellissima, ma è una zoccola! Una zoccola vera! Di Rodeo Drive ma sempre prostituta! Non so perché, ma tendiamo sempre a dimenticarcene…Pretty_Woman

Lui, oltre che figo, è multimiliardario e la affitta! «Ti prego, fai questo sforzo e stai con me una settimana, ti pago!!» Ci rendiamo conto a cosa crediamo?! Stanno benissimo, lei si innamora e va tutto alla grande finché lui non pronuncia quella frase che tutti gli uomini, a un certo punto, pronunciano:

«Cosa vuoi da me?» lei, che già avrebbe dovuto ringraziare il fato per tutto quello che le era capitato, rilancia senza vergogna:

«Voglio la favola…»

E lui la va a prendere con la limusine, in luogo del cavallo bianco, e vissero felici e contenti. Ci rendiamo conto? Se quella frase l’avessi detta io – anzi, io non l’avrei mai detta perché mi sarei sentita davvero troppo, troppo, patetica e sfigata – mi figuro questa schietta replica:

«A come-te-chiami… Siamo seri! Ma la favola de che? Che m’hai preso pe’ Walt Disney? Che famo? “Il miliardario e la strappona”? Daje su, essi seria!»

(Ehm… visti i film e recenti fatti di cronaca, non so voi, ma io ci sto facendo più di un pensierino sull’intraprendere l’antico mestiere: sarei ricca, non pagherei più le tasse e inizierei ad essere rispettata. Potrei perfino fare carriera in politica! E considerate che non ci sarebbe più neanche nessuno ad additarmi come “Zoccola” perché ora si dice “Escort”, volete mettere?)

Nei vari episodi di “Love Actually”, assistiamo alla commovente storia del Primo Ministro inglese che si innamora dell’assistente sempliciotta, volgare e culona. Non per mio giudizio, ma per sceneggiatura. Gli approcci sono stentati e impacciati da ambo le parti, viene quasi sfiorato perfino l’incidente diplomatico con gli USA, per salvaguardare l’onore di lei e poi il destino li separa. Tempo dopo, lei ci prova, gli manda un biglietto d’auguri per Natale, firmandolo con un «Sono davvero tua» Ha rischiato. A Natale, compleanni e feste comandate, queste mosse sono accettabili, perché tutti si scrivono ed è un’ottima scusa per manifestarsi, per avere il coraggio di farlo.love_actually

Come quando noi prendiamo coraggio e mandiamo QUEL messaggio. Ma perché non capita mai che qualcuno ci venga a cercare?! Ormai al massimo speriamo che quel qualcuno ci risponda, perché non è neanche garantito!!

Lui allora parte alla sua ricerca, si ricorda in che via abita, ma non sa precisamente dove. E allora io Primo Ministro, la vigilia di Natale, citofono ad ogni casa, ambo i lati, per trovarti.

Sì lo so, già solo questo basterebbe, senza ulteriori commenti. Perché una cosa del genere, nella vita vera, non credo sia mai accaduta. Neanche di quinta mano. Neanche all’amica, dell’amica, della cugina, della zia, della sorella, di un’amica di un’amica. Mai. Ma voglio esagerare.

«A culona, te chiamano tutti culona, un motivo ci sarà, non pensi?? Io so’ er Primo Ministro a Chicca!! Er Primo Ministro!! Non so se rendo! N’è che faccio er portiere!! Tu calcola che a livello mondiale – mondiale! – dopo Obama ce sto io! IO!! E secondo te io me metto a batteme tutte le porte de ‘na via pè trovatte a te? ‘na sciacquetta culona? Sei mia? No, guarda, recicla er regalo pe’ qualcun altro, grazie!»

Concluderei con la mia preferita, l’eroina del mio cuore alla quale ho dedicato perfino un libro: Cenerentola, cenerentola5ovvero il riscatto di tutte le povere sfigate! Perché solo in una favola, se sei buona vieni ripagata, la ruota gira, ti ricompensa da tutte le angherie subite e raggiungi il lieto fine.

Se l’avessi fatto io, di imbucarmi a un ballo, perdermi il tacco dodici e incontrare un vero Principe, probabilmente  questi mi avrebbe salutata con un:

«A lercia-de-cenere… Io che? Sposare che? Scarpetta che? ‘a scarpetta taa sarai persa perché se sarà suicidata a sta’ addosso a li piedi zozzi tui, no che io te la dovevo raccoje e venitte a cercà. Cioè: ma che davero? Io so er Principe abbbellla. Me sbavano tutte dietro, c’ho i sordi, il castello e me vengo a pijà a te?? Ma de che te fai, oh?  Ma che te sei sniffata ‘a cenere??»

Rendo pubblicamente grazie all’unico che riscatta un pochino noi donne comuni e che, una volta su un milione, ridimensiona e fa crollare i sogni della protagonista di un film.

Lei gli dice:via-col-vento

«Se te ne vai, che sarà di me? Che farò?»

E il Sig. Rhett Butler risponde:

«Francamente, me ne infischio!»

Aho… e mica sempre e solo a noi!!

PS: non ci posso fare niente… Io credo SEMPRE nel Lieto Fine, quindi vi racconto una favola accaduta: lui è tornato quando sembrava impossibile, dopo mesi di silenzio. Però che lui poi se n’è andato di nuovo non ve lo dico che sennò vi rovino la favola, ecco.

SE LA VITA FOSSE UN FILM

Se fossi in un film, la mia vita sarebbe perfetta.

Avrei un aspetto grandioso anche appena sveglia. Troverei parcheggio ovunque. Sarei circondata solo da gente fantastica e i Cattivi farebbero di sicuro una brutta fine, perché il Bene e l’Amore vincono su tutto SEMPRE.

Se la mia vita fosse un film, ci sarebbe Lui e sarebbe eccezionale. Neanche un difetto a pagarlo.

Avrei un solitario da 365 carati, un sorriso ebete costante, sarei circondata da Amore, fiori, regali, abbracci, baci, complimenti, sincerità, fedeltà, rispetto e… Usciremmo a stento dal letto…

Io l’amerei come so amare io: incondizionatamente, con gioia, entusiasmo, passione, devozione e partirebbe una musica romantica ogni volta che ci guardiamo e ci sorridiamo.9 - 12727504-movie-ciak-e-oscar-falso-su-biancoED

Se fossi in un film avrei un lavoro fantastico e non stressante. I colleghi sarebbero collaborativi, non competitivi e non spioni, verrebbe sempre riconosciuto il mio talento e ci sarebbe la meritocrazia, quindi ben presto diventerei un pezzo grosso perché me lo sono meritato e tutti mi rispetterebbero.

Se la mia vita fosse un film avrei botte di culo costanti: l’ultimo vestito proprio della mia taglia, ma “glielo regaliamo perché è la milionesima cliente”, vincite alla lotteria, soldi trovati per strada, un tizio che sente per caso un mio discorso e mi trova talmente in gamba da assumermi per un lavoro grandioso. Se sono single il tizio poi mi sposa ed è schifosamente ricco, ovvio.

In un film avrei macchine da favola sempre pulite e che non si rompono mai, non troverei mai traffico, una casa fantastica e splendente, non dovrei buttare la spazzatura, i vicini mi porterebbero torte per farmi piacere, andrei d’accordo con tutti, non mi arrabbierei mai e… Il più figo di tutti non avrebbe occhi che per me!

In un film potrei tagliare le scene che non mi piacciono, potrei dire meglio le frasi, anzi direi sempre la cosa giusta e al momento giusto.

In un film Lui che se n’è andato tornerebbe in ginocchio dicendomi: «Io davvero non posso vivere senza di te. Ti prego perdonami, sono stato uno stupido idiota. Ho capito solo adesso quanto sei importante. Perdonami, voglio stare tutta la vita con te.»

In un film avrei vestiti all’ultima moda, anche se non potrei permettermeli, andrei in giro scollata e succinta senza sentire freddo, perché nei film non fa mai freddo, le mie scarpe nuove con tacco rigorosamente 12 non si rovinerebbero, perché nei film non piove mai e ci camminerei felice per chilometri.

Se fossi in un film sembrerei sempre come appena uscita dal parrucchiere.

Invece…

Quando mi sveglio al mattino non mi riconosco. Apro subito il mio profilo Facebook per sapere almeno chi sono. Parcheggio a chilometri di distanza, se sono in ritardo anche a svariati chilometri, quando arrivo ansimante si libera un posto proprio lì davanti… Ci sono tre, quattro streghe che proprio non vogliono lasciarmi in pace, elfi cattivi e dispettosi e pare che la loro vita vada sempre bene nonostante tutto!

Non solo Lui non c’è, ci sono diversi Lui che sarebbe proprio meglio che non ci fossero. C’è il Lui-C’ho un’altra(altrE), c’è il Lui-SeVuoiTrombiamoEBasta, il Lui-MaTuSeiDistante, il Lui-MaTuSeiAppicicosa (e decidetevi! Io sono Una!!! Come sono allora?!?) il Lui-C’HaiCreduto? Il Lui-ImpauritoDaRelazione. Se fossimo in un film io gli direi: «Amore vedrai con me sarà diverso, affrontiamo tutto insieme!» Ma non siamo in un film, quindi io giro i tacchi e mi do.

Sul lavoro vige la regola: Mors tua vita mea. Visto che il bene non vince, fai la carogna! E se ti posso pugnalare lo faccio eccome! Non solo… Dato che sei donna, sei un’incapace, perciò mi sento anche in diritto di farti battute sconce tutto il giorno e di provarci.

Le botte di culo non capitano mai! Se mi sento fortunata compro un gratta e vinci, mentre lo gratto mi faccio tutto il programmino sul come spenderò i soldi, ma alla fine l’unica cosa certa è che ci ho rimesso dieci euro.

Lui che se n’è andato è tornato sì, ma per dirmi che sta molto meglio di me. Nei film le cattiverie gratuite non esistono.

I vestiti all’ultima moda mi limito ad ammirarli, perché nei film non devono pagare le bollette ma io sì. Mi vesto a cipolla, perché ho sempre freddo ma magari spero di potermi spogliare un po’ perché i maglioni di lana grossa non sono molto sexy, ma quasi mai posso farlo perché nella realtà FA sempre freddo.

Le mie scarpe e i miei capelli sono spesso un disastro. Perché nella vita vera piove e pure troppo spesso, le scarpe si sciupano e i capelli si increspano. Non solo… Se sto sul tacco 12 tutto il giorno le gambe mi si gonfiano e diventano enormi, nei film questo non succede mai! Non riesco   fisicamente a camminarci per chilometri e poi inciampo! Mi si incastra il tacco nei sanpietrini che nei film non ci sono! E prendo le storte per fare la gimkana tra la pupù dei cani!

E quando torno a casa, dopo una giornata a combattere con il lavoro, la gente, il parcheggio, la pioggia, neanche ho voglia di lavarmi i capelli!!! La mattina??? La mattina dovrei alzarmi due ore prima per farmi pure i capelli!

Mi sa che sono davvero in un film. Sì… Un horror-comico…

Prima pubblicazione: 15.03.2013

Lei (oltre le apparenze…)

Lei è una come tante, ma nessuna è come lei.8 - Gustav-Klimt-1862-1918.....

Lei è una che con lo specchio è sempre una guerra.

Lei è splendida. Ma l’unica che non se ne rende conto è Lei.

Lei è una che ha una paura terribile che qualcuno entri nella sua vita, ma ancora di più che non voglia farlo.

Lei è una che si fa un milione di problemi solo per dire una parola e, dopo che l’ha fatto, su come poteva dirla meglio o diversamente o affatto. Per questo è una che parla poco, perché ha sempre il terrore di sbagliare, ma questo viene scambiato per “asocialità”.

Lei è molto timida e difficilmente riesce ad attaccare bottone. Ma questo viene scambiato per “tirarsela”.

Lei è una che ci mette il cuore, anche se si fa sempre male.

Lei è una che preferisce farsi vedere sempre sorridente, piuttosto che farsi compatire.

Lei è una che incassa i colpi pensando «Io non lo avrei mai fatto, io non mi sarei mai comportata così».

Lei è una che non si sente mai “abbastanza” perché considera gli altri sempre “troppo”.

Lei è una che non chiede mai Aiuto perché ha paura di disturbare e perché non vuole annoiare gli altri con i suoi casini… Ma questo viene visto come “altezzosità” e “chiusura”.

Lei è una che se deve mandare un messaggio sceglie ogni singola parola perché l’insicurezza le fa sempre temere di sbagliare e molto spesso le impedisce anche di mandarlo, ma questo viene visto come “indifferenza”.

Lei è una che si dispiace che molto spesso con Lei non si vada oltre l’apparenza e che non si voglia scoprire se l’etichetta messa corrisponda o meno a quella che è davvero Lei.

Lei è una che non si vergogna di dire due delle parole più temute al mondo e che forse ne abusa anche: «Scusa» e «Grazie».

Lei è una che giustifica sempre gli altri e mai se stessa.

Lei è piena…

È piena di «Però tu sei speciale» detti da persone che non l’hanno voluta vedere più.
È piena di chiamate non ricevute, sms senza risposta, consigli non richiesti, convinzioni altrui su come debba comportarsi, cosa dire… È piena di doveri. Di “Si fa” e “Non si fa”, di regole, troppo spesso non scritte da Lei. È piena di «Mi manchi»  non detti e non sentiti…  È piena di porte chiuse con gioia. È piena di bugiardi «Non importa».  È piena di paure. Ma è anche piena di entusiasmo, di abbracci dati e ricevuti, emozioni inaspettate, fragilità e forza, ripartenze…

Lei è una che va in pezzi in un momento, incolla tutti i pezzi con le sue lacrime, tira su con il naso, asciuga il mascara colato e si sorride allo specchio, perché si vuole ancora bene.

Lei è una che quando sorride illumina il mondo…

Lei è una che crede: crede nei sogni, spesso vuole credere ancora nelle favole, crede in quello che raccontano i suoi libri, i suoi film e le sue canzoni preferite, crede nelle sue amiche, crede nei suoi “pezzi di vita” che custodisce e non dimenticherà mai, fatti di volti, di sguardi, di posti, di date, di risate, di parole, di emozioni… Crede che se continua a credere forse diventerà tutto realtà, che poi credere non le costa nulla… E soprattutto e nonostante tutto continua a credere in se stessa.

Lei è una che aspetta di sentirsi dire «Mi prenderò cura di te» e intanto Lei si prende cura di tutti.

Lei è una che non finge e non mente, anche se sa che questo non a tutti piace, ma Lei è una che di questi se ne frega.

Lei è una che se ti cancella dal suo cuore lo fa per davvero, perché sa che ti ci ha tenuto anche troppo.

Lei è “buona”: buona figlia, buona amica, buona fidanzata, buona moglie, buona amante, buona madre… E si chiede se gli altri si preoccupino di essere abbastanza “buoni” per Lei.

Lei è Ogni Volta…

Ogni volta che ha voltato le spalle sperando in un «Resta». Ogni volta che è rimasta, consapevole che non era nel posto giusto. Ogni volta che ha anteposto qualcuno a Lei, sbagliando. Ogni volta che si è buttata via dimenticandosi del suo valore o pensando che c’era sempre qualcuno che valesse molto più di Lei, sbagliando. Ogni volta che si è sentita al culmine della felicità, tanto da avere paura che la favola finisse. E ogni volta che il dolore si è impadronito di Lei spegnendole gli occhi. Ogni volta che ha riso fino alle lacrime, che ha ed è stata supportata, consolata, ascoltata o è stata cattiva come solo una donna può esserlo.

Ogni volta che ha parlato, sparlato, chiesto, indagato, pianto, urlato, bevuto, cantato, ballato, creduto, sperato, Amato… È stata lei. Perché Lei è tutto questo e molto di più.

Lei è proprio come me e proprio come te.

E quelle come te e me di chi non va oltre l’apparenza se ne fregano, perché noi sappiamo di essere Stelle e nessuno può offuscare la nostra luce, non solo l’otto marzo ma tutti i giorni!

 Prima pubblicazione: 08.03.2013