PRIMO APPUNTAMENTO

Fra tutti i programmi dedicati alla ricerca dell’Ammmoooreee, “Primo Appuntamento” è quello che seguo con più morbosità e interesse.

Ho imparato a memoria le prime tre stagioni e ora, finalmente, siamo giunti alla quarta.

Il format è abbastanza semplice: tra tutti i candidati di tutte le età, la redazione forma delle coppie che reputa compatibili le quali affronteranno una ‘cena per farli conoscere’.

Solo una cena.

Molto meno impegnativo del vincolo eterno previsto da “Matrimonio a prima vista” (del quale vi ho parlato QUI).

Quindi si hanno a disposizione circa due ore di tempo per valutare se colui, o colei, che si trova al proprio cospetto può essere compatibile, appetibile e se fa venire voglia di rivederlo/a.

Ogni puntata è stata divertente e istruttiva, ci ha proposto una variegata e curiosa offerta antropologica e mi ha donato svariati spunti di riflessione.

Abbiamo assistito alla nascita di diversi amori, incompatibilità, scene melodrammatiche, rifiuti e, purtroppo, parecchia ma parecchia cafonaggine e cattiveria.

Come nella vita vera, quella senza spettatori, non capisco che bisogno vi sia di “maltrattare” qualcuno solo perché non corrisponde al nostro ideale, solo perché non ci piace, o ci aspettavamo di meglio o di diverso.

Alla fine devi trascorrerci due ore e poi addio, che sarà mai?

Comprendo che magari alcuni affrontano la serata carichi di aspettative che poi vengono disilluse, ma mica c’entra chi hai davanti. Mica è colpa sua!

C’è stato chi non si è presentato affatto, chi ha visto il partner designato ed è scappato, chi ha avuto un atteggiamento altezzoso, pesante e irritante per tutta la sera, ma che bisogno c’è?

Acidità gratuita a profusione, da donne ma anche da uomini, che ben si sintetizza nella frase che un commensale di una yogurtara ha pronunciato a fine serata motivando la scelta di non rivederla:

«’Na rompicoglioni, per carità!»

E c’aveva ragione.

Ad aggiungere mio ulteriore interesse per il programma, la partecipazione di diverse persone che conosco.

Le considerazioni sono le medesime che ho formulato quando su Tinder mi ero imbattuta in parecchi volti familiari: o conosco troppa gente, o davvero noi single ormai siamo diventati i “soliti noti”, già schedati, sempre quelli, e – se rimaniamo tali – un motivo forse c’è…

Vorrei poter aggiungere molto a proposito di questi personaggi, ma purtroppo ‘nze po’.

Come ha detto la mia amica, sarebbe stato interessante se alla registrazione avesse potuto assistere il pubblico.

Avrei partecipato per produrmi in sobrissimi:

«’Nte fa’ incanta’, è ‘na m***a!! È un cogl****!!» e così via.

Con sommo dispiacere non è stato possibile. Peccato.

Posso, però, parlarvi di alcuni altri protagonisti.

Come, per esempio, Silvia che ha partecipato a tutte e tre le edizioni e si vocifera che sarò presente anche nella quarta.

Della serie “Non me rassegno e me lo dovete trova’!”

Silvia ha un qualcosa che manca alla maggior parte di noi: ci crede. Ci crede molto. E fa bene.

Al motto di:

«Mangia glitter a colazione e splendi tutto il giorno!»

porta a spasso, fiera, il suo fisico giunonico, osando mise che io, per miei limiti, non indosserei nemmeno se pesassi trenta chili bagnata.

Ha un atteggiamento sicuro, che intimorisce gli astanti, fino a sfociare nello scostante.

In un’occasione, mentre si parlava della provenienza del suo compagno della serata, con un candore pari a un’ignoranza preoccupante, ha chiesto:

«…ma è tanto grande st’Africa?!»

Ecco.

Ma anche in quel caso si è mostrata ferma, tranquilla, per nulla imbarazzata dell’enorme gaffe nella quale si era imbattuta.

Perfino di fronte a un rifiuto di uno che la aggradava parecchio, ha chiosato:

«Non l’avrei voluto perché è troppo perfetto…»

Sì, vabbè.

Fa tanto “Ti lascio perché meriti di più” ma a chi non è mai successo di consolarsi con una frase del genere?

Alla fine, questo programma mi piace perché riproduce perfettamente la vita reale, seppur in un contesto da favola e sotto i riflettori.

Riconosci bene e sin da subito gli sfigati, gli stronzi, i finti, gli acidi, gli innamorati dell’amore, i disillusi…

Te la gusti e giochi a prevedere le mosse, a percepire l’eventuale feeling, a chiederti quel che succederà.

Nei titoli di coda ce lo raccontano come è andata a finire, come si è evoluta la storia, quel che è accaduto dopo quella sera.

È triste appurare come alcune volte, dopo le effusioni a favore di telecamera, i fuochi d’artificio da tubo catodico, le promesse frutto dello spettacolo, questi titoli ci rivelino un mesto “non si sono più visti”.

Come è accaduto anche nella prima puntata della quarta stagione, dopo che la coppia si era prodotta in un bacio con sei metri di lingua in diretta nazionale.

Ma è esattamente quel che accade nella vita vera, quella priva di pubblico, dove va tutto bene e a un certo punto e senza preavviso il tipo sparisce nel nulla.

Solo che non hai milioni di telespettatori come testimoni a chiedersi con te: «E perché? Che è successo??»

Quel che mi commuove e stupisce è constatare quante e quante persone di ogni età, nonostante tutto, coltivino una fiducia incrollabile nell’Amore. La certezza di volerlo e meritarlo e la gran voglia di mettersi in gioco per trovarlo.

Tra le varie storie, mi ha colpito quella di Emanuele, che è stato lì a cercare l’Amore per tre volte.
Il primo incontro era stato abbastanza disastroso, con una tizia pesantissima e antipatica.
Ha fatto passare del tempo, ma ha deciso di riprovarci, di ritentare, perché ci credeva ancora.

Perché per lui esisteva, da qualche parte, quella persona fatta apposta per lui; quella “dolce metà” da ritrovare; nonostante una singletudine di ventun anni. Questo batte pure me, ho commentato.

L’ho ammirato.

La sua tenacia, la sua fede, la sua sicurezza, a dispetto di tutto.

Emanuele si è presentato con un mazzo di fiori destinati all’ignota donzella. Roba d’altri tempi, cure che noi non conosciamo più. Oggi, al massimo, accendiamo un cero già solo se non dobbiamo andare a prendere il nostro cavaliere a casa. Figuriamoci se ci aspettiamo di ricevere questo tipo di attenzioni e carinerie!

Si sono svolti gli incontri, mentre Emanuele era lì, ad attendere.

Alcuni hanno funzionato, altri meno e lui è rimasto lì, da SOLO.

La fanciulla non si è presentata.

Dopo due ore gli hanno dovuto chiedere di lasciare il ristorante in chiusura.

Cazzo, che botta.

Mi sono sentita Emanuele in molte occasioni.

Sola, disillusa, ad aspettare, a crederci, ma non più, o forse sì?

«Appena comincio a rialzare un po’ la testa, mi arriva subito una mazzata a rimandarmi giù» questo ha detto, lui.

Già.

Funziona così, per alcuni.

Siamo e siamo stati un po’ tutti Emanuele. Fiduciosi, ma ogni tanto presi dal pessimismo e dallo scoramento. Quando siamo comunque felici – anche da soli –  però… Dove quei “però” a volte ci pesano così tanto…

E allora, che si fa?

Ho ripetuto più volte che avevo chiuso con tutto ciò, che non ci contavo più, che magari non meritavo un Happy End, che era tutto così difficile…

Lui ha detto che comunque continuerà a provarci, a crederci, a cercare, sperando – infine – di trovare.

Ne ho invidiato la forza e la fede.

Perché non lo so, io, se sia giusto e lecito continuare ad avere fiducia. Se occorra lasciarsi tirare giù dalle batoste, o rialzarsi sempre e comunque. Se sarei stata in grado di aspettare così tanto a quel tavolo o altrove.

Se ho mai atteso davvero, o ho solo fatto trascorrere il tempo.

Se ci ho mai creduto davvero, o ho sempre fatto prevalere la disillusione o lo scoramento.

Non lo so, oggi e ieri, mentre – ancora una volta – sono seduta a un tavolo, da sola, che aspetto, o forse no, mentre gusto un bicchiere di rosso che sono certa di aver meritato.

Sulla certezza di meritare l’Amore, be’, su quella sto ancora lavorando…

 

Ah, Emanuele al terzo tentativo l’ha trovata.

Così, per la cronaca.

 

PS: Al netto di tutta la simpatia che nutro per il nuovo maître, Valerio, se mi leggi e hai voglia di un Primo Appuntamento, chiamami. 😉

MATRIMONIO A PRIMA (S)VISTA

Ieri sera ho guardato, con molta curiosità, la prima puntata di “Matrimonio a prima vista”. Aspettavo questo momento da quando ero venuta a conoscenza di questo programma. Ovvero con mooolto ritardo rispetto al resto del mondo.barbie-bastarda-matrimonio-a-prima-vista-ev

In pratica questo “esperimento sociologico” promette, a chi partecipa, di trovare l’anima gemella.

Un team di esperti, composto da un sociologo, una sessuologa (perché mica ce devi solo chiacchiera’…) e uno psicologo (giusto per evitare un connubio coi pazzi. Forse… ) e coadiuvati da un software, somministrando dei test e svolgendo colloqui, stabilisce CHI sia la persona della vita, tra coloro che hanno partecipato al “gioco”.

Piccolissimo particolare che è stato svelato ai concorrenti soltanto una volta arruolati, la persona te la trovano, ma tu la devi sposare, con rito civile a tutti gli effetti di legge. E -sorpresa, sorpresa! – potrai conoscerla esclusivamente il giorno del matrimonio.

Seguiranno cinque settimane di prova, durante le quali verificherete se effettivamente c’è questa affinità, se no divorzio.

Appreso ciò, molti hanno abbandonato, i più coraggiosi hanno deciso di rischiare. Curiosità? Disperazione? Estremo tentativo? Eccessivo ottimismo? Non si sa.

Alla fine gli esperti, molto convinti e ben argomentando le loro scelte, hanno formato tre coppie.

TUTTE le donne, quando è stato comunicato loro che la settimana successiva sarebbero convolate a nascoste nozze, sono scoppiate a piangere.

Che emozione, che emozione! Ma lo sposo non lo conosci! Embè? Ah, ok…

Delle tre coppie, due sembravano quasi perfette, mentre la terza era formata da una ventiseienne che sperava in suo coetaneo divenuta moglie di un quarantunenne che non ha per nulla gradito.

Come sottolineato anche dalla sessuologa, uno dei momenti più imbarazzanti si è concretizzato quando tutti i neo sposi sono stati invitati dagli ospiti a baciarsi. Era, in effetti, il loro Primo Bacio.

Sì, lo so che siamo sposati, ma ti conosco da cinque minuti, cinque e non è che – normalmente – io vada in giro a baciare sconosciuti (non da sobria, comunque).

In particolare nella terza coppia – la sposa infelice – lui, durante il commosso (nel senso che c’era da piangere) bacio, l’ha subito bacchettata con un:

«Ma neanche chiudi gli occhi!» barbie-bastarda-matrimonio-a-prima-vista2

Davvero strano, se fossi stata in lei e nel suo disagio, almeno mi avrei impedito di vedere quella scena. Ma so’ scelte.

Mi sono andata a spoilerare il finale perché non resistevo e non ne sono rimasta affatto stupita.

A voi non lo dirò.

Se esistesse un metodo scientifico e inconfutabile che garantisca la scoperta della famosa “altra metà della mela”, penso che lo useremmo tutti.

Pensate un po’ che bello: niente più sbattimenti, appuntamenti disastrosi, ore spese a guardare il telefono, niente di niente! Arrivano questi tre, ti trovano Mr Right e te lo piazzano direttamente sull’altare ad aspettarti. Figo, no?

Oltre una certa età, o presentando adeguata documentazione medica (attestante tutte le batoste subite e gli stronzi patentati incontrati, nonché le cicatrici sul cuore) dovrebbe passarlo direttamente la mutua.

«Ha bisogno del Trattamento Matrimoniale Obbligatorio, salviamolo!»

Questo sì che aiuterebbe la sanità. Soprattutto quella mentale.

Dopo essermi beata di questa idea di come sarebbe tutto più semplice se un cervellone tecnologico ci dicesse CHI è il nostro lui, la nostra lei, e non ci lasciasse vagare alla cieca, ho pensato a quanto disincanto e infelicità ci sia in giro e a quello che certe persone siano disposte ad affrontare pur di trovare, finalmente, il lieto fine: App, siti, agenzie matrimoniali ed ora il cervellone e il matrimonio al buio.

Sarebbe davvero bello – forse – se funzionasse questo metodo, ma poi, di contro, c’è tutto quello che ci perderemmo.

I primi sguardi, i primi sorrisi, il primo bacio (senza telecamere), i primi scazzi, i primi tutto, e poi la serenità della quotidianità, finanche una proposta vera e propria, vecchia maniera e frutto della consapevolezza.

“L’Amor move il sole e le altre stelle”, ma pure il bisogno di esso ne muove di azioni, spesso lesive di sé e scellerate.

Un software non riuscirà mai a sostituirsi alla chimica e al batticuore e tutto quel che “sulla carta” potrebbe essere perfetto, non è per niente garantito che lo sia. Anzi.

Senza contare quanto ci indigniamo quando apprendiamo che, nel mondo, esiste ancora la pratica dei cd “matrimoni combinati”, che lede la libertà personale e il femminismo. Non vi pare la stessa cosa?

Al confronto, pure aspettare un messaggio e urlare di cuore: «Sei uno Stronzo!» non mi sono sembrate affatto  prospettive così brutte. Soprattutto decidere SE sposarmi e con CHI, emozionandomi NON all’idea del matrimonio in generale – il bel vestito, il trucco e parrucco, la festa – ma emozionarmi per aver scelto ed essere stata scelta, tra milioni di persone e senza nessuno che faccia da tramite.

Perché, fortunatamente, ancora ci è data la possibilità di decidere di chi e se innamorarci.

 

 

 

SPOILER: FINALE

Ieri sera abbiamo assistito all’epilogo di “Matrimonio a prima vista – Italia”.
Come preannunciato, tutti i matrimoni sono andati in malora. Soprattutto, in malora ci sono andate le donne, poiché i NO sono stati decretati da TUTTI e tre gli uomini. TUTTI. Le fanciulle, nonostante i vari “M’hai rotto i co*, mi fai schifo”, conditi da lacrime, avevano scelto di continuare (te credo, mo che c’ho la fede al dito, me la volete togliere?? Siete matti??)
E già qui, mi sarebbe bastato. Ma il punto più alto di memorabilità, lo ha raggiunto Andrea, che vedete in foto.Barbie Bastarda Matrimonio a prima vista
Invitato a pronunciarsi sul destino del legame, ha così risposto: “Non voglio continuare il matrimonio, però se vuoi ci possiamo frequentare…”
Capito? Matrimonio, sì, ma niente di serio. Ovvero se vuoi siamo trombamici. Ovvero, sì ci stiamo frequentando ma non è che stiamo insieme, insieme, cioè no, sì, niente di impegnativo, easy e scialla. Ovvero, sta storia l’abbiamo sentita tutte.
Se quest’esperimento serviva a comprovare il desiderio di impegnarsi da parte di certi uomini, sì, l’abbiamo (nuovamente) capito.