PERLE AI PORCI…

C’era una volta, e c’è tuttora, un antico modo di dire che recita: “Perle ai porci”.porci

Tale espressione significa che se vengono donati i prodotti delle ostriche a dei suini, costoro non sapranno comprenderne – indi apprezzarne – il valore. Per cui questi monili saranno del tutto sprecati.

Ma cosa ne pensa la perla? E il maiale?

Ora poniamo che per improbabili circostanze, contemplate solo dai detti popolari, una perla finisca con un porco, o con diversi porci.

Costoro sguazzano nel fango, non hanno preoccupazioni, trascorrono le proprie giornate a mangiare e hanno un orgasmo che dura circa trenta minuti.

Ok, li invidiamo tutti. Fatto salvo il trascurabile dettaglio che finiscano la propria esistenza sui vostri piatti, poi nel vostro stomaco e – infine – espulsi, sappiamo tutti come.

Ora passiamo alla perla.

«Ciao, sono la perla sono la più figa del creato. Mi cercano tutti, sono stupenda, così rara quanto pregiata!»

Io me la immagino così. In effetti ha un aspetto abbastanza da presuntuosetta, se la tira parecchio, è vero che può permetterselo, però è davvero narcisista.

Perla, guarda che stai in un porcile…

«Ciao, sono la perla e ora sto con un porco. Ma questo non mina assolutamente la mia figaggine!»

Sei sicura?

Benché nutra un’estrema simpatia ed empatia verso i maiali, poverini, delle perle non sanno proprio cosa farsene.

Me lo figuro, questo grosso porco, avvicinare il suo bel nasino tondo all’isolata rarità, emettere un curioso:

«Sgrunt sgrunt» per poi passare semplicemente oltre.

Magari è ignoranza o semplice disinteresse, in quanto non è né fanghiglia, né cibo. Sì, potrebbe regalarla alla sua scrofa, ma – al momento –  non rientra tra le sue priorità.

Non sa valorizzarla, non riesce a trattarla, non ne apprezza il valore. Non è cattivo, è limitato, o comunque vive in un mondo che non contempla interesse per i gioielli.

E la piccola perla rimane lì, a cercare di capire perché non venga stimata come merita.

«Ciao sono la perla, una volta mi sentivo figa, poi è arrivato un porco che mi ha sminuito…»perleaiporci

La perla si è convinta di non valere nulla, perché si trova in un ambiente che non celebra la sua preziosità. Ha perso la propria identità, la concezione di sé, convinta che il trattamento che sta ricevendo, sia quello che, effettivamente, le spetta. A dispetto delle sue precedenti convinzioni.

Supponiamo invece, che la perla – novella Tarzan – non si sa come, sia stata allevata dai porci. Perciò, il mondo in cui vive sia l’unico che conosce e che ritiene ammissibile. Tipo il brutto anatroccolo, in realtà cigno.

Trovandosi in quella realtà, crede di essere suina pure lei. Ovvio mica gliel’ha detto nessuno che lei è “diversa”.

Forse un bel giorno, proprio come Narciso, le capiterà di rimirarsi in uno specchio d’acqua, di rimanere colpita dalla propria bellezze e di rendersi conto di essere differente dall’ambiente circostante.

«Magari ci sono porci e porci, non sono tutti uguali, ma se uno non sa che farsene di me, se mi relega a un putridume a contemplare sola, senza darmi importanza, cosa sto a fare qui?»

O forse si renderà conto di essere “diversa” e che un porcile non le appartiene.

O forse rimarrà lì, perché ormai ci si trova, o perché è l’unico posto che conosce, magari in attesa che quel porco si accorga di lei…

Il bello delle favole, dei detti popolari, dei proverbi, delle metafore, è che ognuno ne coglie una sfumatura, una spiegazione, una parafrasi, che meglio si addicono al proprio modo di essere.

Quindi io lascio a voi l’interpretazione e la ricerca di adattare al meglio questa favolosa dissertazione, al vostro pensiero.

…E vissero per sempre felici, preziosi, porci e contenti.

 

“Nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos,

ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos”

Matteo (7, 6)

Alle mie PERLE e ai miei Porci… 😉