Ieri sera ho guardato, con molta curiosità, la prima puntata di “Matrimonio a prima vista”. Aspettavo questo momento da quando ero venuta a conoscenza di questo programma. Ovvero con mooolto ritardo rispetto al resto del mondo.
In pratica questo “esperimento sociologico” promette, a chi partecipa, di trovare l’anima gemella.
Un team di esperti, composto da un sociologo, una sessuologa (perché mica ce devi solo chiacchiera’…) e uno psicologo (giusto per evitare un connubio coi pazzi. Forse… ) e coadiuvati da un software, somministrando dei test e svolgendo colloqui, stabilisce CHI sia la persona della vita, tra coloro che hanno partecipato al “gioco”.
Piccolissimo particolare che è stato svelato ai concorrenti soltanto una volta arruolati, la persona te la trovano, ma tu la devi sposare, con rito civile a tutti gli effetti di legge. E -sorpresa, sorpresa! – potrai conoscerla esclusivamente il giorno del matrimonio.
Seguiranno cinque settimane di prova, durante le quali verificherete se effettivamente c’è questa affinità, se no divorzio.
Appreso ciò, molti hanno abbandonato, i più coraggiosi hanno deciso di rischiare. Curiosità? Disperazione? Estremo tentativo? Eccessivo ottimismo? Non si sa.
Alla fine gli esperti, molto convinti e ben argomentando le loro scelte, hanno formato tre coppie.
TUTTE le donne, quando è stato comunicato loro che la settimana successiva sarebbero convolate a nascoste nozze, sono scoppiate a piangere.
Che emozione, che emozione! Ma lo sposo non lo conosci! Embè? Ah, ok…
Delle tre coppie, due sembravano quasi perfette, mentre la terza era formata da una ventiseienne che sperava in suo coetaneo divenuta moglie di un quarantunenne che non ha per nulla gradito.
Come sottolineato anche dalla sessuologa, uno dei momenti più imbarazzanti si è concretizzato quando tutti i neo sposi sono stati invitati dagli ospiti a baciarsi. Era, in effetti, il loro Primo Bacio.
Sì, lo so che siamo sposati, ma ti conosco da cinque minuti, cinque e non è che – normalmente – io vada in giro a baciare sconosciuti (non da sobria, comunque).
In particolare nella terza coppia – la sposa infelice – lui, durante il commosso (nel senso che c’era da piangere) bacio, l’ha subito bacchettata con un:
«Ma neanche chiudi gli occhi!»
Davvero strano, se fossi stata in lei e nel suo disagio, almeno mi avrei impedito di vedere quella scena. Ma so’ scelte.
Mi sono andata a spoilerare il finale perché non resistevo e non ne sono rimasta affatto stupita.
A voi non lo dirò.
Se esistesse un metodo scientifico e inconfutabile che garantisca la scoperta della famosa “altra metà della mela”, penso che lo useremmo tutti.
Pensate un po’ che bello: niente più sbattimenti, appuntamenti disastrosi, ore spese a guardare il telefono, niente di niente! Arrivano questi tre, ti trovano Mr Right e te lo piazzano direttamente sull’altare ad aspettarti. Figo, no?
Oltre una certa età, o presentando adeguata documentazione medica (attestante tutte le batoste subite e gli stronzi patentati incontrati, nonché le cicatrici sul cuore) dovrebbe passarlo direttamente la mutua.
«Ha bisogno del Trattamento Matrimoniale Obbligatorio, salviamolo!»
Questo sì che aiuterebbe la sanità. Soprattutto quella mentale.
Dopo essermi beata di questa idea di come sarebbe tutto più semplice se un cervellone tecnologico ci dicesse CHI è il nostro lui, la nostra lei, e non ci lasciasse vagare alla cieca, ho pensato a quanto disincanto e infelicità ci sia in giro e a quello che certe persone siano disposte ad affrontare pur di trovare, finalmente, il lieto fine: App, siti, agenzie matrimoniali ed ora il cervellone e il matrimonio al buio.
Sarebbe davvero bello – forse – se funzionasse questo metodo, ma poi, di contro, c’è tutto quello che ci perderemmo.
I primi sguardi, i primi sorrisi, il primo bacio (senza telecamere), i primi scazzi, i primi tutto, e poi la serenità della quotidianità, finanche una proposta vera e propria, vecchia maniera e frutto della consapevolezza.
“L’Amor move il sole e le altre stelle”, ma pure il bisogno di esso ne muove di azioni, spesso lesive di sé e scellerate.
Un software non riuscirà mai a sostituirsi alla chimica e al batticuore e tutto quel che “sulla carta” potrebbe essere perfetto, non è per niente garantito che lo sia. Anzi.
Senza contare quanto ci indigniamo quando apprendiamo che, nel mondo, esiste ancora la pratica dei cd “matrimoni combinati”, che lede la libertà personale e il femminismo. Non vi pare la stessa cosa?
Al confronto, pure aspettare un messaggio e urlare di cuore: «Sei uno Stronzo!» non mi sono sembrate affatto prospettive così brutte. Soprattutto decidere SE sposarmi e con CHI, emozionandomi NON all’idea del matrimonio in generale – il bel vestito, il trucco e parrucco, la festa – ma emozionarmi per aver scelto ed essere stata scelta, tra milioni di persone e senza nessuno che faccia da tramite.
Perché, fortunatamente, ancora ci è data la possibilità di decidere di chi e se innamorarci.
SPOILER: FINALE

Capito? Matrimonio, sì, ma niente di serio. Ovvero se vuoi siamo trombamici. Ovvero, sì ci stiamo frequentando ma non è che stiamo insieme, insieme, cioè no, sì, niente di impegnativo, easy e scialla. Ovvero, sta storia l’abbiamo sentita tutte.
Se quest’esperimento serviva a comprovare il desiderio di impegnarsi da parte di certi uomini, sì, l’abbiamo (nuovamente) capito.