LA VERITÀ, VI SPIEGO, SULLO STALKING.

“Ogni femmina che si rispetti opera una doviziosa attività di stalkeraggio e controllo nei confronti del maschio oggetto dei propri desideri”.

Con queste parole iniziavo un articolo di qualche tempo fa anche se alla fine dello stesso, poi, rinnegavo l’opera di indagine e oggi vorrei approfondirne la motivazione.

Non vi suggerirò nuovi metodi di stalking, tutt’altro. Se siete qui per questo, mi spiace deludervi.

Oggi vi racconto la storia che ha trasformato BB da stalker professionista a stalker pentita.

Inizia diversi anni fa…

All’epoca mantenevo il mio ferreo proposito di non avere internet in casa, quindi potevo usufruirne solo a lavoro, non di sera, né nei weeekend. Immaginatevi quanto potesse essere stressante per me.

Gli smartphone non erano ancora così diffusi e, di sicuro, io non ne possedevo.

Quindi, operavo il mio monitoraggio costante dal lunedì al venerdì, orario d’ufficio e solo da pc.

Il social network era agli albori, ma io ne avevo scoperto ogni recondito segreto.

Per esempio, bastava aprire il profilo della persona in questione per trovare traccia di tutte le azioni che questa aveva compiuto (una sorta di “registro attività” odierno, ma visibile a tutti). Quindi vi apparivano like, commenti, amicizie strette, tutto.

Ogni mattina li aprivo uno per uno per scoprire cosa, come, quando, ma MAI il perché.

Disdetta.

A ripensarci adesso provo dei sentimenti contrastanti. Pena, per la me stessa di qualche anno fa. Rabbia, per essere stata tanto ingenua. Nostalgia, per aver perso così tanto tempo.

È una logica conseguenza che, per fortuna, ora non ami sprecarne nemmeno un po’.

Al culmine della mia follia avevo scoperto che il mio telefono, volendo, poteva sì collegarsi ad internet, ma a costi che scoprii solo quando mi arrivò la fattura e che vi lascio immaginare.

Negli anni, furono tre gli oggetti delle mie attenzioni ossessive e ancora me ne vergogno.

Sarà stato un caso, ma furono i tre dei quali mi fidavo meno (ma dai!) e che mi ferirono di più (ma dai!) .

Mi correggo.

Ai quali PERMISI di ferirmi di più.

Perché nessuno mi stava costringendo a frequentarli, sebbene non riponessi alcuna fiducia in loro, e ad incrementare così tanto le mie insicurezze, tanto da farmi diventare un’investigatrice patentata.

Pensare che, qualche anno prima, avevo biasimato pubblicamente una mia amica che aveva preso la pessima abitudine di fare le poste in macchina al proprio ex e, successivamente, mi ero ritrovata a fare lo stesso. Seppur virtualmente.

Operavo un controllo continuo e costante come se la vita si esaurisse nei social network. Come se ogni azione o accadimento dovessero necessariamente passare sul web. Come se fosse davvero – davvero! – possibile scovare ogni segreto di una persona attraverso un’indagine ininterrotta.

Avevo imparato a memoria i profili delle persone che sospettavo di più, esaminando costantemente anche loro. Avevo memorizzato tutti i nomi delle “parenti” – dopo aver scoperto che lo fossero – per escluderle dalla mia attività di sorveglianza. Odiavo con tutta me stessa quelle che si permettevano di fare le simpatiche e c’erano quelle tre/quattro sgallettate che sicuro, sicurissimo, ci provavano spudoratamente.

E poi c’erano quelle con le quali erano loro ad essere particolarmente affettuosi.

Erano le peggiori.

Perché non si potevano incolpare.

Perché mi mettevano davanti alla reale natura di quei soggetti.

E a quanto fosse tutto così inutile e doloroso.

Capitarono non di rado incidenti durante queste sessioni, tipo like e richieste d’amicizia partite per sbaglio, ma non riuscirono a fermarmi perché furono molti di più i fatti che scoprii, anche se non dovrei dirlo.

Tramite intrecci di profili, legami, correlazioni, talento, allenamento, intuito, empatia e un’opera meticolosa e sorprendente, affinai una tecnica incredibile.

So individuare con certezza CHI se la fa con chi. Con una precisione e una lungimiranza che spesso sorprendono anche me.

Ho trovato Ex avendo a disposizione pochissime informazioni, così, solo per il gusto di vederle.

Di uno pseudo VIP sono riuscita a scovare perfino il numero di telefono. L’ho memorizzato, ho verificato dalla propic di WhatsApp che fosse veramente lui, mi sono complimentata con me stessa e l’ho cancellato.

Ebbi conferme anche meno piacevoli, come il tizio che si dimostrò uno di quelli che scrivono «Sei bellissima» sotto ogni foto di ogni vaginomunita sperando di ottenerla questa “munizione”, a suon di complimenti stereotipati, sempre uguali e non sentiti.

Che mestizia.

Un altro era un addicted dei gruppi per single. Io non sapevo nemmeno cosa fossero i “gruppi”, ma ben presto imparai non solo che ve ne erano di privati, ma addirittura di “segreti” ai quali si poteva accedere tramite invito di un membro (AH-AH) e nei quali c’era da divertirsi. In tutti i sensi.

Uno dei miei fake è iscritto a molti di questi, per mero scopo antropologico (non sono ironica).

Quando mi capita di farci un giro, mi chiedo sempre quale appagamento possa esserci nel mostrare le proprie grazie a millemila sconosciuti sbavanti, barattandole per qualche like.

Non lo comprendo, per quanto io possa sentirmi sola.

E io per un periodo avevo affidato il destino della mia felicità a uno di quegli individui che si salvano le foto per poterle poi usare in solitudine.

Che aggiungono femmine random per crearsi un proprio personale pollaio.

Che fanno incontri a ripetizione e con un solo, unico, preciso SCOPO.

Di nuovo, che mestizia.

In buona sostanza, tutta questa sapienza, conoscenza che mi permetteva di intuire e verificare, non mi tenne al riparo dalla delusione, né mi preservò dal dolore e da tutto il male che mi fecero costoro, con un ottimo aiuto da parte mia.

La verità era una sola, ma io cercavo di aggirarla attraverso delle indagini. Di distrarmi per non voler proprio capire quel che era assolutamente lampante. Per trovare prove che erano del tutto superflue, visto che già quelle azioni parlavano abbastanza.

Ora vi devo parlare anche della parte meno divertente, qualora questa l’aveste trovata tale.

E concerne quando siamo noi ad essere oggetto di attenzioni ossessive.

A me è capitato diverse volte.

Gli uomini sono meno bravi in questo, rispetto a noi donne. Sono parecchio più invadenti e sgamabili.

In genere lo SAI chi è che ti controlla con ossessione.

Ebbi diversi stalker che commentavano ogni mia singola azione. Che chiedevano l’amicizia alle mie amiche. Che interagivano nei post pubblici che io avevo apprezzato o nei quali avevo espresso la mia opinione.

Non mi sentivo più libera di condividere alcunché.

Mi sono capitati anche quelli ancora più pericolosi, poiché mi erano vicini fisicamente.

Un paio, in particolare, che sapevano dove lavoravo e, casualità, avevano imparato i miei orari. Perfino quando mi recavo in un certo posto, in momenti in cui sapevo di non trovare nessuno visto che non amo la folla, …tranne loro.

A volte confesso che ebbi paura.

Tutto questo mi ha trasformata in una maniaca della privacy, a condividere sempre meno, a blindare il mio profilo ai “non amici”. Ad operare un chirurgico distinguo tra “amici” e “conoscenti” e a oscurare tutti i miei post a quest’ultimi.

In questa lista finiscono, in genere, coloro che sono “costretta” ad accettare per variegati motivi di parentela/rapporti lavorativi/di conoscenza ma che NON voglio che sappiano un mio solo fatto privato. Benché pubblichi davvero molto, molto poco.

Quando nacque Facebook – con il nobile e innocente intento di ritrovare vecchi compagni di scuola e condividere con loro pensieri, ricordi e quant’altro – avevo creato un album composto di mie foto personali, istantanee che testimoniavano gli avvenimenti più importanti della mia vita, tutte castissime, come potete intuire. Perfino la mia propic presenta una censura rispetto alla versione originale.

Quando ho appreso che qualcuno aveva salvato alcune di queste foto o mi lasciava commenti di notte, la cosa mi inquietò non poco, tanto da spingermi a impostare la privacy di quell’album in “solo io”.

Mi sono sentita spesso letteralmente “controllata”.

Poi, perché? Non c’era nulla tra noi, non meritavo una tale “dedizione”.

Tacciandomi subito da ipocrita, ripensando a tutte le volte che lo avevo fatto io.

Giusto, non mi potevo lamentare.

Sono innumerevoli le cose che sono riuscita e che riuscirei a fare.

Se solo adesso mi interessasse farlo.

Le mie amiche mi sfidano a cercare l’impossibile: persone, legami, relazioni, foto e io non fallisco mai.

Tanto che una, recentemente, mi ha detto:

«Aspiro a diventare come te!»

Ho frequentato ragazzi dei quali NON avevo l’amicizia su Facebook e non mi importava averla.

Se mi viene la malaugurata idea di esaminare qualche profilo, amicizie, gruppi, amiche, interazioni, mi chiedo semplicemente:

«Perché devo farmi questo?» E passo oltre.

Mi stanno insegnando ad usare Instagram, ma comunque lo apro pochissimo e non guardo mai quello che fanno gli altri. Mi scordo proprio di questa possibilità di impiccionaggio estremo, anche se a volte mi regala gioie.

Mi ostino a celare l’ultimo accesso WhatsApp e, di conseguenza, mi è negata la visione degli altrui. Idem per le spunte blu.

Guardo raramente gli “stati” anche se a postarli sono “certe” persone.

Non so se sbircerei mai un telefono altrui perché mi incazzerei parecchio se lo facessero con me.

Ho imparato.

Ho sprecato tempo, soldi ed energie, ma ce l’ho fatta.

Sebbene sia divertente, rilassante; sebbene riconosca di avere un talento formidabile che dovrebbe essere insignito di un qualche premio e riconoscimento; sebbene a volte si ha solo la curiosità di capire o conoscere di più o scoprire se quel sospetto è una certezza, mi sussurro che non merito di farmi questo. Che è deleterio.

Che è del tutto inutile.

Che “controllare” indica solo che quella persona non è tua, punto.

E a me non interessa chi non è interessato a me.

In ultimo, ma più importante, che non si riuscirà MAI a scoprire TUTTO quello che fa/dice/omette/scrive qualcun altro.

Semplice.

Quindi, è preferibile vivere sereni.

Fidatevi.

Ciao sono BB e da qualche anno preferisco ignorare. Fallo anche tu!

 

 

Ah! Se siete voi a voler scoprire qualcosa, chiamatemi.

Che io so come si fa. 😉

OCCHIO NON VEDE, CUORE-CHE-PULSA NON DUOLE

Sto avendo interessanti dissertazioni a proposito dell’ultimo accesso di WhatsApp, questo diabolico strumento causa di parecchi malesseri nell’era tecnologica.

Io faccio parte di quella schiera di personaggi snob (appellati spesso come “stronzi”) che non solo hanno tolto la visibilità dell’ultimo accesso, ma anche quella di consegna, la famigerata ‘spunta blu’.

Agli occhi di tutti appariamo come loschi figuri con qualcosa da nascondere, ma la verità vera è che la nostra scelta sottintende una dietrologia ben più egoistica a salvaguardia della nostra salute. Soprattutto quella mentale.

Io mi sento affrancata da questa ulteriore ansia di sapere QUANDO è in linea CHI e se abbia letto già, o meno.

Se sceglierà di ignorarmi o mi risponderà lo scoprirò comunque. Perché stressarmi nell’attesa?

E soprattutto: sapere che a tale ora era online, mi rivela con chi? No.

Mi svela cosa si digitassero? Ancora no.

Allora che controllo a fare?

Occhio non vede, cuore-che-pulsa non duole.

Vi dirò di più: so per certo che in sofisticate tecniche di ingelosimento si adotta l’accesso ad minchiam su WhatsApp per far rosicare il partner, tenerlo sulle spine e capire quanto ci tenga.

Se per caso di notte vi svegliate, basterà aprire le conversazioni perché il vostro ultimo accesso venga registrato a quella tale ora. Se al mattino sarete buongiornati da un sobrio “Conchicazzostavichattandoalle4dopochemihaidettocheandaviadormire??”

Saprete con certezza che

geloso/a, quindi ci tiene.

-vi stalkera, quindi vi ama.

Ma che rassicurazioni puo dare il monitoraggio di un orario?

Viceversa, un ingresso cosa dimostra esattamente?

A voi non capita mai di aprire solo per rileggere qualche messaggio?

Io ci passo le ore, mentre qualcuno fantasticherà su chi/cosa/chissà stia facendo.

Ripetiamo insieme: anche se vedo quando è entrato/a su WhatsApp, questo non mi  garantisce inconfutabili prove di (in)fedeltà.

Gente, guarite e oscurate.

Chi vi mette nella condizione di stalkerare per sapere se è sveglio, attivo e vi ignora, non merita che voi perdiate il vostro tempo e i vostri pensieri per lui/lei.

Il tempo va investito CON le persone. E non PER le persone.
È una Campagna BB per il sociale. Abbandona anche tu l’ultimo accesso!

 

PS: comunque si può sempre controllare Messenger. Quello – ahimè – non si può nascondere. 😉

IL REGGIMENTO DELLE “MI PIACINE”

Ogni femmina che si rispetti opera una doviziosa attività di stalkeraggio e controllo nei confronti del maschio oggetto dei propri desideri.

Tutte, nessuna esclusa, anche quella che dice di non farlo. Stateci, è così!

Nell’era dei social network, tale attività si manifesta anche nel setaccio minuzioso delle amicizie virtuali e delle interazioni ricevute dal suddetto maschio.

In anni e anni di onorata carriera da stalker ho imparato a riconoscere una categoria di femmine a dir poco invadenti e notevolmente fastidiose: le “MI PIACINE”. Le suddette, evidentemente, non hanno vita propria, ma fissano lo schermo del pc o dello smartphone in attesa di “mi piacere” qualcuno.mi-piace-facebook barbe bastarda ev

Ucci ucci, CHI ha messo “Mi piaciucci”?! ‘sta grandissima zoc***la!!!

Già ne “L’Ammmoooreee ai tempi di Facebook” e ne “Il Principio della Fame nel Mondo” avevo accennato al problema, ma, con l’avvento degli smartphone, la situazione è decisamente peggiorata.

Il commento è opzionale. Le seriali dei commenti sentenziano su ogni cosa, anche con un semplice smiley,  giusto per marcare la propria presenza.

«Ooohiii… maschiettooo!! Sono quiiiiiii!!»

Ma la “Mi piacine” non fanno mai mancare la loro polliciata all’uomo, indipendentemente da cosa pubblichi, loro ci sono!

Anche nei maschi si annoverano esponenti di tale categoria, ma non raggiungeranno mai la costanza e l’onnipresenza delle femmine.

Ammetto che ho scoperto una funzione da stalker professionista: la notifica ogni volta che tizio/caio pubblica qualcosa. Ma devo dire che non l’ho mai attivata per nessuno, perché neanche io arrivo a tanto. Sospetto, però, che le “Mi piacine” se ne avvalgano costantemente, sennò non mi spiego come facciano a polliciare in maniera così repentina!

C’è da dire anche che non tutte quelle che esprimono apprezzamento ci arrecano un fastidio fisico, solo “certe”, in virtù di una Regola base: ogni donna SA di CHI deve essere gelosa. Ricordatelo sempre! Se la vostra lei, o se voi, nutrite una particolare antipatia per una fanciulla “vicina” al vostro uomo, un motivo c’è! Sempreee!!

Una volta ebbi l’incredibile opportunità di conoscere dal vivo una “Mi piacina” che mi stava violentemente sulle palle, in quanto apprezzava qualsiasi elemento – qualsiasi! – postasse il ragazzo con il quale, all’epoca, condividevo la vita.

Incontrata casualmente (o magari lo seguiva…), il maschio di BB, ignaro, ci presentò…

Eccola lì, proprio di fronte a me, colei che soleva “mi piacere” ogni cosa, in tutta la sua bassezza/bruttezza/insulsatezza/antipatichezza e… dai, c’è bisogno che continui??

«BB, lei è Gina…»

«Aaahhh! TU sei Gina. Tu sei quella baldracca che apprezza ogni cosa che fa il mio uomo! MIO, ciccia. MIO!! Ti è chiaro? Comunque la foto del profilo non ti rende giustizia, dal vivo sei molto più trucida. Se continui, dovrai metterne un’altra in cui sei senza denti. Ti è chiaro, tesoro?»

Questo è quello che avrei voluto dire.

Decisi fosse meglio filtrare un pochino il mio astio – onde evitare di dare spiegazioni al maschio sul motivo del suddetto, dando così prova inconfutabile della mia totale follia – perciò dissi semplicemente:

«Aaahhh! TU sei Gina. Ma che piaceeereee… Dove “piacere” è la parola chiave!!» Mentre le stritolavo la mano, le mostrai i canini, accompagnando il gesto da uno sguardo solo velatamente da serial killer e Il mio miglior ghigno da “TU-PROVA-A-RIMETTERGLI-MI PIACE-E-POI-VEDI-DOVE-TE-LO-FICCO-QUEL-CAZZO-DI-POLLICE”!

Sebbene non avessi proferito parola a riguardo, la fanciulla – da quel giorno in poi – non si azzardò più ad esprimere il proprio gradimento verso il maschio di BB.

Da qui, impariamo un altro principio fondamentale: le donne comunicano attraverso un linguaggio corporeo tutto loro, ma ben compreso da qualsiasi femmina.

Come avrete intuito, l’indagine piaciatoria avviene all’oscuro del pover’uomo per cercare di non arrivare a dire frasette del tipo:

«Chi è quella che ti mette sempre “Mi piace”??»mi-piace

«Certo che je piace proprio tutto, eh!!»

«A cena vacci con quel troione che t’ha messo il cuore sulla foto!!!»

Su signore, manteniamo almeno una dignità apparente!

Va detto anche che lo stalkeraggio avviene nella fase iniziale dell’approccio, per cercare di capire chi abbiamo accanto, se ci sono altre giocatrici in campo e il ruolo che ci è stato affidato in questa partita. Ma quanto serve?

La tecnologia è incrementata e con lei, purtroppo, anche i social network. Sicché, se prima bastava aprire solo “Faccia libro”, ora – per operare un controllo chirurgico – occorre sbirciare anche Twitter, Instagram, Google+… e qualsiasi altro mezzo di socializzazione utilizzi il nostro uomo… In buona sostanza, bisognerebbe dedicarci tutta la giornata.

Il dilemma è quindi scegliere se immolarsi a costanti indagini, o… vivere. Io ho optato per la seconda.

Innanzitutto, poiché sposo il vecchio principio che “Se uno te deve frega’, te frega”, a prescindere dai controlli.

Poi perché sono consapevole che non potrei MAI arrivare a sapere tutto quel che succede al mio lui, con chi parla, con chi si scrive e quante sono ad apprezzarlo, non solo virtualmente.

Per cercare di capire impazzirei ancora di più e comunque rimarrei col dubbio. Non mi resta che fidarmi e affidarmi. Dopotutto anche io pollicio, in modo molto parco, poiché, come noto, non mi trovo bene nei pollai ma prediligo gli alveari, ma – magari inconsciamente – sono oggetto di altrui gelosie, sebbene sia disinteressata.

E, sopra ogni altra cosa, “Mi piaci” preferisco dirlo e sentirmelo dire e per questo sì, che vale la pena spendere il proprio tempo. Ma, se questo non avviene nel reale, tenere sott’occhio il virtuale servirà a ben poco.

 

PS: Ragazze, scusatemi. So bene di aver mentito, ma devo dare un piccolo spiraglio agli uomini, sennò, poverini, questi capiscono di non avere scampo e che saranno sempre soggetti a controlli continui. Non glielo diciamo, che è meglio…

 

A Te.

E a tutte quelle cazzo di polliciate 😉