Anche quest’oggi sono a (ri)spiegarvi(mi) con esempi pratici le ovvietà del secolo: un uomo è in grado di usare un telefono e una donna non se la tira, se ha interesse.
È bello sperare, bellissimo, ma per la nostra salute mentale è opportuno e vitale rammentare sempre che non siamo un popolo di masochisti, ma aspiriamo tutti alla felicità.
E ingannare se stessi con false illusioni, non aiuta il perseguimento di questa.
Se ci troviamo di fronte soggetti ambigui, poco consistenti, a intermittenza, apparentemente disinteressati o – addirittura – qualcuno che ci stampa in faccia un bel “No!”, la risposta è una sola: NO. Appunto.
Non ci vogliono.
Lo dobbiamo accettare e non insistere.
Per il nostro e altrui bene.
Ma, visto che dell’altrui ce ne frega poco, per il nostro amor proprio, per la nostra serenità, dobbiamo voltare pagina, cambiare l’oggetto dei nostri desideri, ricordarci che supplicare non ha niente a che fare né con la felicità, né con il benessere, né – tantomeno – con l’Amore.
Io, da anni, adotto la tattica degli Ultimatum mentali:
quando mi trovo al cospetto di un uomo indecifrabile, poco sicuro, poi sì, che a volte mi cerca, poi sparisce, poi ricompare, poi ci vediamo, poi no, poi è affettuoso, poi distante, forse gli interesso, forse no, forse mi vede solo come un’amica, forse no, mo ci penso, poi boh, poi mi guarda, poi no, per uscire da questo loop deleterio, mi do una scadenza.
Se non succede nulla di concreto entro tale data, basta. Non ci DEVO pensare più.
Poco importa che mi piaccia da morire, che avessi già scelto i nomi dei nostri tre figli, che quando ci guardiamo negli occhi si ferma il tempo.
Basta.
Ormai li osservo e sulla loro faccia vedo la scritta “Da consumarsi preferibilmente entro il…”
…scaduto.
Devo dire che funziona.
Mi evita di perdere tempo e senno dietro a delle incertezze e in balìa di quel messaggio o di quello sguardo.
Uomini e donne siamo maestri in questo, a volte vogliamo vedere solo indizi a favore del nostro sogno, ignorando le immense travi che ostruiscono lo stesso.
Consigli di amici, rifiuti, niente. Non ci crediamo.
Se ci mettiamo in testa che “Quello/a fa per noi” non ci interessa verificare se la persona in questione sia d’accordo col nostro piano romantico.
Fino al momento in cui ci arriva una mazzata così poderosa da risvegliarci dal sogno e proiettarci in un incubo.
Avrei potuto evitarlo?
Sì, avresti. Se avessi notato l’evidenza.
Siamo esseri semplici e semplicemente cerchiamo di stare bene.
Perché continuare ad attaccarci a qualcosa di effimero, o che ci fa star male?
Perché aspettare davanti a un telefono o a sperare in un invito che non arriva?
A conferma di tutto ciò, mi tornano in mente tutti i gesti concreti e inequivocabili compiuti da uomini che – viceversa – mi volevano davvero, a livelli diversi.
Come quello conosciuto a una festa in spiaggia, al quale – per testarlo – dissi:
«Mi chiamo BB (solo il nome), vediamo se mi trovi» e il giorno successivo, mi arrivò la sua richiesta di amicizia.
Aveva scartabellato diversi profili e incrociati con gente che sapeva che conoscevo. Ed era riuscito a trovarmi con pochissime informazioni.
L’altro che non sapeva neanche il nome e si era messo a guardare tutte le foto caricate da un mio amico.
Quel corriere che carpì numero e generalità dal collo che mi aveva consegnato. E, subito dopo, mi scrisse.
Quell’altro che, non conoscendo il mio indirizzo di casa, mi fece consegnare i fiori dove lavoravo, recuperando il recapito sempre dal mondo virtuale.
Quel maître di un albergo in cui alloggiavo che, appreso della mia vegetarianità, cambiò il menu di tutti i commensali per inserire la parmigiana che avrei mangiato anche io.
Quelli che si piazzano dietro di me in palestra per conoscere il mio nome dalla scheda elettronica, per poi aggiungermi su Facebook e quindi approcciarmi. Al riparo dalla platea della sala.
Quello che si è andato a rubare il mio numero tra le schede dell’hotel nel quale alloggiavo.
Tutti quelli che adottano quell’astutissima mossa di “Mi fai una foto?”
«Certo, dammi il telefono»
«Dai, falle col tuo, poi me le mandi»
Cosicché, per inviargliele, gli devo elargire il mio numero. Contatto riuscito.
Capito?
Non sono stupidi, non sono pigri, non è che non ci arrivano.
Sono certa che ognuno di voi può riportare quintali di esempi di questo genere.
Esempi che dovremmo stamparci a mente o sul muro e usarli come legenda per distinguere chi ci vuole da chi no.
Anche se sono pretendenti sgraditi, io ringrazio questi tipi perché – quando inizio a giustificare, incaponirmi, sperare, illudermi e sfornare un bel po’ di “però” – mi rammentano l’ovvietà che “Se un uomo ti vuole, farà di tutto per averti”.
Senza “Se” e senza “Ma”.
Chiaro e semplice.
Contrapposti a questi, ci sono quelli che possiedono generalità complete, indirizzi e numeri di telefono e non gli interessa usarli.
…notate differenze?
Appunto.
Parimenti, però, dovete ricordare che pure noi donne siamo semplici: non diciamo “no” per tattica o per tirarcela. Lo diciamo quando non ve la daremmo nemmeno se non fosse la nostra.
Se ci prova uno che ci piace, non siamo flagellatrici della nostra felicità, anzi, saremmo ben liete di concedere numero e… tutto il resto.
Soprattutto, apprezzatela una donna che ha l’onestà di declinare, di non sfruttare un sentimento, di non alimentare false speranze, di non bearsi dell’autocompiacimento dato da qualcuno che ci adora, di non sprecare il proprio e il vostro tempo.
Essere rifiutati è brutto, ma pure dover rifiutare non è piacevole.
È pure peggio, secondo me. Perché devi dire a qualcuno che ti sta semplicemente mostrando interesse e affetto – quindi tutti sentimenti più che positivi – che non vuoi assecondarli. Badando di non ferire i suoi sentimenti perché, voglio dire, che bisogno c’è?
Difficilmente rifiuto qualcuno in maniera sgarbata. Tranne quando il pretendente non mi lascia scelta.
Perché una cosa me la dovete spiegare: se chiedete a una per dieci volte di uscire, e questa per dieci volte vi dà il due di picche, ma non vi viene il vaghissimo sospetto che forse – ma dico FORSE, eh – non vi dirà mai di sì??
Se uno mi propone di vederci una sera e io realmente quella sera non posso, ma ci tengo a uscire con lui, gli proporrò subito un’altra serata. POTETE ESSERNE CERTI.
È semplice, no?
Viceversa, perché ostinarsi?
Che senso ha?
Perché continuare a farsi chiudere la porta in faccia?
Perché mettere l’altro/a nell’imbarazzo di trovare scuse, quando è evidente che respingerà l’invito?
Provandoci a oltranza e nonostante i “No”, spesso si supera quel labile confine tra il corteggiamento sottile – magari pure gradevole e a beneficio dell’autostima – e quell’insistenza fastidiosa e immotivata che ti spinge non solo a rifiutare le avances, ma a farlo pure in malo modo. Sennò non capisce.
Uomini, donne, gay, pansessuali, perché?
Perché umiliare se stessi a oltranza?
Notate i segnali, capite i messaggi, recepite pure i silenzi.
A volte non rispondere è segno di grandissima educazione.
Spesso sottintende un ben più greve:
«Mi hai rotto il cazzo!»
Come quello che mi scrive, con una cadenza commovente, al quale ho smesso di rispondere perché lo ritengo più garbato di dirgli: «Ammazza che palle!»
Nonostante se lo meriti, visto che continua a inviarmi messaggi spinti, credendo che così possa infondere in me una qualche voglia.
Senza considerare il postulato principale di tutto il discorso: lui non mi interessa.
Parlare di “certi” argomenti, fomenta se si interloquisce con un soggetto di per sé (e per me) già arrapante.
E la sua insistenza condita con porcherie varie mi spegne qualsivoglia barlume di desiderio e di pietas.
Uomini, donne, gay, pansessuali, perché?
Insistere, non solo vi farà mortificare voi stessi, ma vi allontanerà ancor di più l’oggetto dei vostri desideri, perché vi vedrà come uno scocciatore/trice.
Come quello succitato con il quale ci eravamo scambiati i numeri per inviarci delle foto.
Io non l’avevo usato, perché non volevo attaccare bottone, dare un pretesto, iniziare uno botta e risposta, quindi ho fatto la vaga.
Visto che già non aveva voluto percepire i miei dinieghi come respinte – sulla base di cosa lo ignoro – ma aveva asserito che i miei “No” fossero colpa delle circostanze che non ci permettevano di starcene un pochino per conto nostro, da soli, in intimità, (???) senza neanche lontanamente considerare l’ipotesi più ovvia: ovvero che se fossimo stati io e lui su un’isola deserta, avrei preferito lasciarmi affogare.
Una mattina mi invia il video del Buongiornissimo.
(I-L V-I-D-E-O-O-O!! Sono seccanti naturali. Io ve lo dico, poi fate voi)
Ho colto l’occasione al volo.
“Ah, buongiorno a te! Mi hai ricordato che devo ancora inviarti le foto. Te le mando subito”
Pausa.
“…così almeno le posso cancellare. Insieme al numero”.
Rega’, la vita è semplice: se un uomo ti vuole, fa di tutto per averti. Se una donna non ti vuole, fa di tutto per evitarti.
E viceversa.
Teniamolo a mente e vivremo più sereni.
Amen.
PS: mi piace dire tutto e il contrario di tutto: a volte, “la verità è che gli piaci troppo”.
Ma ve ne parlerò a breve… 😉