SIAMO SUPEREROI

Un’altra ragazza si è tolta la vita perché si reputava troppo grassa.

Una ragazza di quindici anni che credeva nel’equazione magro = accettazione e felicità, che non ha retto alle prese in giro e non si amava abbastanza per fregarsene.

Non ho mai avuto un buon rapporto con il mio corpo, ho sofferto di disturbi alimentari e, specchiandomi, biasimo costantemente il mio aspetto.

Sono una taglia 44, ben lontana sia dagli standard delle mannequin, che dall’obesità patologica.

Tutti gli sport praticati non hanno di certo contribuito a formarmi un fisico minuto, come si evince dalle mie spallone da nuotatrice e dalle cosce muscolose.

Sono questa.

Nel mondo dell’autostima elevata mi amerei incondizionatamente ed elogerei. In questo mondo – come molte – insulto i miei rotolini, le braccia, i polpacci e tante altre parti di me “difettate” che non dico, se no, se doveste vedermi, notereste anche voi.

Eppure, ogni tanto, riconosco di essere sicuramente fortunata e, in fondo, pure una bella ragazza.

Ogni tanto.

Per il tempo restante, è tutta una preghiera in cui spero che gli altri non notino quel brufolo, il bozzetto della ciccia, i capelli non perfetti, le occhiaie e un’infinità di altre cose.

Che comunque nessuno mi hai mai fatto notare, anzi.

Sembrano non vederli, mi elogiano, forse perché sono attratti da altro, amano altro, magari anche tutti quegli innumerevoli difetti, che io reputo tali.

Anche se possiamo contare su molte persone che ci ripetono che siamo belle, i giudici ultimi siamo sempre noi stessi e non siamo quasi mai clementi.

Poi accade pure che qualcuno si permetta di giudicarci per il nostro fisico.

Qualche mese fa, avevo indossato un vestito un po’ attillato, per i miei standard, che – chiaramente – sottolineava le mie curve da donna “tanta”. Non osceno, capitemi, ma quel poco fasciante che evidenziava il lato b.

Non ne metto mai così, ma mi piaceva troppo e decisi di osare.

Mi fu riferito che un conoscente, vedendomi, esclamò:

«Fa schifo! Come si fa ad andare in giro così? Guarda quel culone e quelle coscione! Ma non ce l’ha gli specchi a casa??»

Sono una donna adulta, che dovrebbe essere distante dalle turbe adolescenziali, sicura di sé e con un bagaglio di anticorpi per la cattiveria che dovrebbe farmene infischiare di quel che mi viene detto.

“Dovrebbe”…

Quelle parole mi ferirono molto.

Quel vestito non l’ho più messo.

Ogni tanto lo guardo nel mio armadio e mi immagino il mio rotondo sedere che lo riempie, forse pure troppo, con l’eco della parola “Schifo” nelle orecchie.

Sicuramente lo indosserò di nuovo.

Magari quando sarò un pochino più in pace con me stessa, da giudicarmi “passabile”.

La verità è che la gente parla a prescindere, tutti noi giudichiamo e additiamo. Il problema sta nel saper reagire a quello che ci viene detto.

Mi capita spesso di vedere donne non taglia 38 strizzate in leggins succinti e in top corti, dai quali esce la pancia.

Sempre, le invidio e le ammiro.

«Beate loro che se ne fregano!» mi dico.

L’autostima, la sicurezza, l’amor proprio, sono doti che si imparano, che dovrebbero insegnarci fin da piccoli, anziché dirci che è più educato essere dimessi e modesti.

Macché, SIAMO SUPEREROI.

Dovremmo sentirci sempre invincibili e fantastici.

Strafighi.

I più grandi strafighi del mondo.

Dovremmo amarci totalmente, perfino per i nostri umani difetti.

Creare un’autoimmagine di noi stessi soddisfacente e inoppugnabile, che ci renda impermeabile alle critiche.

Tirarcela a non finire.

Capire che non è quel chilo in eccesso a renderci più o meno belli, ma quello che siamo, quello che trasmettiamo, quanto ci amiamo.

Credere in noi stessi sempre, nel nostro culone e nelle nostre rughe.

Specchiarci e iniziare finalmente a elogiare quello che siamo, magari il sorriso, la bocca. Elencare quello che di noi ci piace. Ripeterci che siamo belli e che ci amiamo totalmente.

Fare come quel mio amico che, quando ci prova con una, si dice:

«Guardami, come potrei non piacerle

E non come me che dico:

«Ti pare che questo si può interessare a me?»

SIAMO SUPEREROI.

Che gli altri parlino pure, noi siamo i più bei strafighi del mondo!

Sperando che, prima o poi, iniziamo a crederlo davvero.

 

 

«Uno studio scientifico dimostra che se stai così, in posa da supereroe per cinque minuti prima di un colloquio di lavoro o una prestazione importante o un compito difficile, non solo ti sentirai più sicuro ma la tua prestazione sarà decisamente migliore. Siamo supereroi.

Testa alta, entra nell’arena e affronta il nemico. Combatti finché non puoi combattere più. Mai mollare, mai rinunciare. Mai fuggire, mai arrendersi. Combatti la battaglia giusta. Combatti. Anche quando sembra inevitabile che cadrai in battaglia».

Grey’s Anatomy 11×14