SO COSA MI FARAI…

Recentemente ho appreso che la quasi totalità dei maschi adulti addita le donne over 30 (e, di conseguenza, anche 40 e oltre…) come “rovinate”. Dalla vita, dai precedenti rapporti, da ciò che volete e, di conseguenza, preferisce evitarle.

Questo spiegherebbe pure perché gli uomini di quell’età, cerchino le ventenni.

Ora, la rovina dovrebbe estendersi senza dubbio anche ai miei cari uomini, perché pure voi, a quell’età e non solo, non è che siate tutto ‘sto divertimento.

Alcuni tornano ragazzini, ma non essendolo più, ne risultano una patetica pantomima.

Vedi cinquantenni irretire adolescenti, millantando esperienza e cura per la femmina, difficilmente trovabile nei loro coetanei. Oppure li vedi sbavare spasmodicamente dietro qualsiasi gonna, cercando di recuperare il tempo perso, per incrementare il numero di tacche sulla spalliera, o per pura vendetta.

Perché alcuni sono incazzati – ma incazzati davvero – con le ex alle quali –nove volte su dieci – devono pure sborsare esosi mantenimenti. Hanno in piedi liti e diatribe che manco la Guerra dei Roses e tutti gli scenari che sono, purtroppo, entrati di diritto nella quotidianità delle relazioni del nuovo millennio.

Per tutti questi motivi, l’intera categoria femminile diventa un manipolo di zoccole, approfittatrici, ingrate e bastarde.

E allora: «Io mi devo divertire, se vuoi trombiamo e basta, non ti aspettare niente da me…»

Questo lo dico, giusto per pareggiare il conto su questi commenti e appellativi misogini e parecchio stronzi (scusate, sono rovinata e inacidita, quindi dovevate prevederlo) e, soprattutto, per farvi capire che ci siamo TUTTI rovinati col passare degli anni.

Tempo fa, scrissi un articolo intitolato “Chi viene dopo paga tutto il conto…” (lo trovate QUI). Nel quale, sostanzialmente, affermavo che l’ultimo che incontriamo paga per tutte le disastrose relazioni precedenti. E spesso, proprio a causa di queste, non le intraprendiamo neppure, perché troppo feriti o impauriti.

Oggi, non credo sia totalmente vero… 

Quel che ci lascia il passato, qualche anno in più e un cospicuo numero di tutt’altro che Principi e Principesse Azzurri, è l’esperienza e un’elevata capacità di discernimento.

Le precedenti relazioni ci insegnano, impariamo. Sappiamo cosa aspettarci.

L’abbiamo esperito a suon di notti insonni e lacrime versate, ma abbiamo finalmente appreso.

Abbiamo appreso i segnali, riconosciamo i gesti e interpretiamo correttamente le omissioni.

Riconosciamo le situazioni che ci potrebbero far male e le evitiamo subito e senza pentimento.

Se agisci così, so già cosa mi farai.

Qualche sera fa, un’amica mi chiedeva che fine avesse fatto il mio ultimo stalker.

«È sparito…»

«Sparitooo?? E tu che vuoi fare?»

«Io? Io niente…»

Magari, anni addietro, mi sarei annientata per la conquista del maschio, lo avrei chiamato e messaggiato io e avrei creduto ai vari: «Non sai quanto sono impegnato, non ho proprio il tempo di chiamarti o vederti…»

Mi sarei sciolta ad ogni messaggio di redenzione – con cadenza bisettimanale, quando va bene – e avrei assecondato le sue esigenze e i suoi impegni.

Un tempo lo avrei fatto. Anzi, purtroppo l’ho fatto e anche spesso.

Avrei accettato briciole anziché Pagnotte (leggi QUI).

Adesso ho capito che, se lui sparisce e non mi tampina a dovere, significa che non è molto interessato alla mia personcina, e probabilmente c’è un cospicuo gruppo di donzelle con le quali sta facendo il medesimo lavoro.

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Lo capiamo subito, lo sappiamo. A noi donne rovinate – di certo – non manca la lungimiranza. Quindi scegliamo se continuare o meno, assolutamente consapevoli di quel che ci aspetterà.

Magari non sappiamo di preciso ciò che vogliamo, ma abbiamo piena consapevolezza di quel che, di sicuro, non vogliamo più.

E io sono giunta ad un punto della mia vita in cui, se non posso fare la differenza, non mi interessa fare “numero”.

Semplice.

Se sei impegnato e mi chiedi di uscire, ti dico di no, senza nemmeno considerarlo.

Frasi tipo: “Siamo come fratello e sorella, dormo sul divano” l’ho sentito talmente tante volte, che dovremmo iniziare a preoccuparci seriamente del dilagante fenomeno dell’incesto.

“Ti prego dammi una possibilità, la storia è finita”.

No. Finisci la storia, riprenditi e forse poi ne parliamo.

“Tu sei diversa, tu sei speciale…”

Vero. Per questo tengo a me, tanto da sfuggirti.

L’esperienza ci ha insegnato che tanto mogli e fidanzate non le lasciate mai, quindi perché dovremmo complicarci la vita e iniziare un qualcosa che può solo nuocerci?

Non ci fanno squagliare le belle parole, se non seguite dai fatti; non ci incantate, non ci fregate, perché abbiamo imparato a fregarcene noi.

Utilizziamo un rasoio di Ockham sentimentale affilato da anni di giustificazioni dell’ingiustificabile; studi accurati; sofisticate elucubrazioni mentali; illusioni svanite; dietrologia dell’sms e della parola; dinamica del comportamento.

Se qualcosa in noi si è rovinato, è il tempo. Ma non, come sostiene il pensiero comune, perché rintronate dal ticchettio dell’orologio biologico, assolutamente. Abbiamo capito che non va sprecato. E se, in passato, lo abbiamo fatto tante e tante volte, non possiamo purtroppo più recuperarlo, ma abbiamo deciso di non sperperarlo ulteriormente. Quindi non aspettiamo più: telefonate, gesti, messaggi, miracoli.

Abbiamo appurato che nulla va elemosinato né il tempo, né la compagnia, né l’amore.

Magari non sappiamo di preciso ciò che vogliamo, ma abbiamo piena consapevolezza di quel che, di sicuro, non vogliamo più.

Ma speriamo, sempre!

Forse siamo prevenute, ve lo concedo, ma sapete meglio di me che nessuna donna è inconquistabile.

Allora restituitecelo quel tempo, dedicatecelo.

Se ci tenete davvero. Se no, continuate a fare ciò che già fate e saremo noi a riprendercelo, allontanandovi.

Scusate, ma siamo acide e rovinate e dobbiamo avere cura di noi stesse.

Se è terribile e non sopportiamo la generalizzazione (ma scrivendo un articolo è doveroso farla…) è altresì inconfutabile che alcuni comportamenti siano universali e univoci.

O no?

Non siete d’accordo? Avete effettivamente degli impedimenti? Vi siete pentiti di quanto detto? Avete sul serio paura?

E vi infastidisce che vi abbiamo subito etichettati?

E allora ditecelo!

Stupiteci, fatecelo capire perché – a volte – noi non ci arriviamo proprio. Magari siamo troppo paranoiche, ma, abbiamo imparato che difficilmente sbagliamo su certe questioni.

Smentiteci, non vediamo l’ora di esserlo, credetemi.

Pensate meno di noi e agite, pure la vostra di incazzatura ci fa paura. Temiamo di pagare colpe che non abbiamo commesso noi.

Teneteci!

Quando tutte le lacrime e le batoste hanno tessuto un velo di disincanto intorno al nostro cuore, ci vuole pazienza, tanta pazienza. Quella che ha solo chi vuole veramente. Quella che noi, ormai, non vediamo più da secoli e crediamo estinta.

Perciò, spesso, anziché goderci il momento, rimaniamo in attesa del palesarsi della fregatura. Perché tanto ci sarà, per forza.

Dimostrateci che sbagliamo.

Fate seguire i fatti alle parole, alle promesse, che siano quella di chiamarci più tardi, o di vederci quel dato giorno.

Che siate uomini o donne – quando ci tenete – siate CHI fa e dice; CHI fa quel che dice; CHI è presente; CHI telefona; CHI si interessa; CHI dimostra di tenerci davvero e non che dichiara semplicemente di farlo. CHI fa la differenza tra il numero.

Altrimenti qualcosa la faremo noi.
Sfanculare, per esempio.
Se mettere sempre prima il nostro benessere, rispetto a una vacua illusione; se non tollerare di essere trattate come ragazzine, perché ragazzine lo siamo già state e desideriamo rapportarci come Donne, o Uomini adulti; se abbiamo imparato a volerci così bene, da allontanare subito chi non ce ne vuole; se rispettiamo noi stesse tanto da esigere rispetto sempre e comunque; se tutto questo fa di noi delle donne “rovinate”, o ci rende ai vostri occhi acide, io sono felice che il mondo se ne sia popolato.

Perché, secondo me, una donna si rovina e si distrugge davvero quando non compie tutte queste azioni, il che significa che non si ama per niente.

E mi dispiace molto che questo arrivi dopo i 30 o oltre. Con una maturità e consapevolezza che acquisiamo col tempo e col tempo che abbiamo sprecato e che non ci verrà mai restituito.

Mi dispiace davvero.

Di essere diventata una donna cosciente, cauta, accorta, semplificatrice, egoista, intelligente, e pure acida e rovinata, di quello, no. Non mi dispiacerò MAI.

Alle mie Donne e Uomini rovinosamente belli…

…È DESTINO!(?)

Credo molto nei “segnali”, ovvero quando accadono determinati fatti che sembrano voler indirizzare la tua vita: una chiamata che non si sente; il telefono scarico; una strada che si sbaglia; una scritta letta di sfuggita; una canzone che sembra parlare di te; un’ora di ritardo ad un appuntamento; un incontro “per caso”, che non è mai “a caso”.
Ho sempre creduto molto in questi suggerimenti da parte dell’Universo.
Proprio l’altra sera ne parlavo con un amico che mi raccontava come non fosse riuscito a seguire il programma che si era prefissato per la serata. Era stato letteralmente impossibilitato. E io avevo commentato con un serafico: “Be’, sai, in genere le cose vanno esattamente come devono andare. Non è poi così sbagliato prestare attenzione agli accadimenti e farsi guidare da loro…”.

Lo penso, lo penso davvero.
Poi la mattina successiva è successo qualcosa…
Il mio inconscio ha deciso di ignorare la doppia sveglia e io ho rischiato seriamente di non essere presente ad uno degli eventi più importanti della mia vita. Non mi era MAI accaduto di non svegliarmi in occasione di una partenza, una circostanza speciale, un appuntamento, o qualsiasi tappa fondamentale nella mia esistenza.

Grazie alla mia pignoleria patologica – che mi aveva fatto programmare la levata in deciso anticipo – avevo un margine temporale che, forse, mi avrebbe permesso di arrivare in tempo a quel volo. Lavaggio e vestizione al volo – appunto – sono comunque riuscita ad uscire di casa, rimandando il trucco al viaggio in macchina.

Il traffico trovato sul GRA mi aveva quasi tolto ogni speranza di riuscita, ma ce l’ho fatta. Ero in ritardo, ma potevo ancora riuscire a prendere quell’aereo. DOVEVO.
Esigua fila ai controlli, ma – i pochi minuti recuperati – nuovamente persi nei tre passaggi sotto al metal detector che continuava a suonare.
“Si tolga le scarpe, si tolga i bracciali, si tolga la cinta…”
“Per favore, è tardi! Non posso perdere questo volo!!”
“Vada…”

Ho continuato la corsa, mentre tutto il Leonardo da Vinci rideva per questa matta in tacchi a spillo che trottava come un’ossessa, impegnata in un percorso a ostacoli improvvisato, con una vescica stracolma che non avevo il tempo di vuotare, e una tachicardia atroce.
La fretta mi ha fatto leggere male il numero del gate. Ovviamente il mio era l’ultimo: altro piano, altro giro, altra corsa.
Col fiatone e a fatica, sono arrivata. Ho provato, finalmente, il senso di vipposità  connesso al fatto di essere l’ultimo ad imbarcarsi, con un intero aereo pieno ad aspettarti. Me la tirerò per anni.
Arrivata al mio posto, vi ho trovato seduto un uomo che dormiva. Con imbarazzo l’ho svegliato, dicendogli che quello era il mio sedile, la mia fila, il mio finestrino, mentre lui mi guardava male. Se avesse fatto storie, lo avrei intimidito con la frase che echeggiava, in quel momento, nella mia mente:
“Se ‘n te levi, te do una pizza che te faccio prova’ tutto quello che ho passato stamattina!! E pensa che so’ ancora le otto e mezza!! Fino a stasera, che dovrà succede ancora??”
Con fare scocciato, se n’è andato.
Mi sono accomodata, notando che la poltrona accanto a me era vuota. Ho cominciato a riprendere fiato, ripensando a tutte le peripezie che avevo superato, per essere finalmente lì. Ma c’ero. Ce l’avevo fatta.
È stato in quell’istante che mi si è insinuato nella testa questo strano pensiero

Mi è sovvenuto tutto quel che ci insegnano i film che accade quando scambi il tuo destino con quello di un’altra persona. Quando forzi le porte di una metro, o cedi il tuo biglietto, o il tuo posto a un altro. Quando sembra – perché è – che tutto sia contro di te, ma tu ti ostini a continuare per la tua strada.
Tutti quei piccoli segnali mi stavano dicendo che, forse, non sarei dovuta essere su quell’aereo, quel giorno, in quel momento.
Non avevo prestato attenzione agli avvertimenti ed ero una pazza a non scendere immediatamente. Oppure significava che, nonostante i contrattempi, ero riuscita ad esserci ed era giusto che andasse così?
Mentre cercavo di capire, l’aereo è decollato e, con esso, la mia via di fuga da un destino che si preannunciava tragico.

Tutto quanto faceva molto “Final Destination” e io non avevo recepito i suggerimenti dell’Universo, che non voleva farmi perire miseramente su un aereo.

Ho iniziato a pensare a tutti i “segnali” che avevano accompagnato la mia vita, a ogni volta che, con saggezza, li avevo colti e a quando avevo preferito ignorarli, per poi accorgermi, col senno del poi, di quanto fossero notevolmente lungimiranti.

Ho appreso, sin da piccola – da uno dei miei libri preferiti – che il nostro cammino è disseminato di indicazioni, che ci condurranno verso la realizzazione del nostro destino, la nostra Leggenda Personale, il nostro scopo.barbie-bastarda-destino

Purtroppo, quella mattina, avevo deciso di non affidarmi a loro e questa sarebbe stata la mia ultima scelta scellerata. Le forze universali avevano provato a salvarmi, ma io non ero stata abbastanza percettiva e questo sarebbe stato la mia rovina. Come accaduto molte volte in passato, quando ho insistito, nonostante evidenze palesementi contrarie.

Mentre ripercorrevo la mia esistenza, l’aereo è atterrato. Così dolcemente, da non farmene quasi accorgere.

Allora non era l’aereo, allora magari una macchina mi investirà, o qualcuno mi aggredirà, o mi rapiranno, o…

O, niente.

Il mio viaggio è stato fantastico, la mia occasione speciale, pure. Quei presunti segnali che sembravano volermi dire di non andare, li ho ignorati perché era molto più forte la voglia di esserci. E ho fatto strabene.

Perché il mio istinto – l’unico che merita SEMPRE di essere ascoltato – sapeva che ce l’avrei fatta e che non avrei mai perso quei momenti. A ogni costo, in ogni modo, perché dovevo e volevo essere lì. Lo volevo con tutta me stessa.

Ho finalmente capito che, nella mia vita, mi sono raccontata un bel po’ di cazzate.

Vedendo segnali come un’infinita pletora di buoni propositi o scuse, opportunamente usati a seconda del caso. Ma non quello del fato, a seconda di quanto, inconsciamente, avevo già deciso.

Perché i segnali magari ci indirizzano, ci guidano, ma verso una scelta che avremmo comunque fatto. O ci fanno rinunciare quando non siamo sufficientemente convinti. Li usiamo per farci dare delle “spintarelle” d’incoraggiamento, in una o nell’altra direzione.

Questo ho capito.

Che le opportunità o le persone che ho perso, non mi interessavano realmente, e ho sbagliato a dispiacermene. Che si lotta sempre, nonostante gli impedimenti, per ciò, e chi, si tiene.

Che, forse, questa storia che “è tutto già scritto”, non so se sia vera.

Che non lo so se davvero il destino possa essere interessato alla mia vita. Quello che so, è che in questa mia vita, non ho MAI saltato le occasioni nelle quali volevo a tutti i costi essere presente; le chiamate che non volevo perdere; le ricorrenze che non volevo dimenticare; i pezzi di vita che volevo condividere; i contatti che volevo mantenere.

Che i traguardi ai quali tenevo, li ho sempre raggiunti, anche contro ogni previsione.

Che, quando volevo, sono uscita con la febbre, zoppa, col brufolo ‘della festa’ sul naso e coi capelli sporchi. Quando non ero convinta, mi sono fatta scoraggiare da un lieve mal di testa, la poca ricezione del telefono, o l’oroscopo avverso che “Sembra proprio, proprio parlare di me, te lo giuro!!”

Che ha ragione Coelho quando dice che: “L’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio…”
Ma solo se lo desideri davvero.
In caso contrario, troverai molte scuse e molti “segnali” per desistere, e  un commento che è di parecchio conforto per noi vigliacchi: «Si vede che non era destino…»